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Vernissage tra le colline a Montevecchia
Tania Marinoni

Luciano Sironi - particolare

E' il santuario della Beata Vergine del Carmelo a Montevecchia, da cui lo sguardo si spinge, oltre la Brianza, fino alle ultime sfide dell'architettura milanese, la location per Omaggio alla collina.
La mostra pittorica di Luciano Sironi, inaugurata venerdì primo maggio con il patrocinio del comune, esporrà al visitatore le tele dell'artista, nel mese che in passato l'arte ha consacrato alla scena cortese ed aggraziata dell'amore. L'evento ha visto una forte partecipazione del pubblico che, nonostante le avversità metereologiche, ha apprezzato numeroso le opere dell'autore, presentate dal critico d'arte Annalisa Sala.

Un legame viscerale lega da sempre Sironi al paesaggio, a quella cornice che, se pur antropizzata, conserva inalterata nel tempo la meraviglia rigogliosa della natura. Da fanciullo, Luciano affiancava il padre in quell'attività che richiede un'abile sinergia tra la mano dell'uomo e la generosità della terra: l'agricoltura è un'arte che si tramanda attraverso le generazioni. La pittura dell'artista dimostra non solo la volontà di appagare l'occhio con la bellezza, ma anche l'intenzione di testimoniare un intero vissuto, che veste le opere di significati antropologici: è l'amore ancestrale per il territorio, quel senso di appartenenza al luogo che dalla dimensione interiore si unisce alla voce corale in un sentire comunitario. “La terra è di chi la lavora” scriveva Cesare Pavese nella contemplazione affettiva delle sue Langhe piemontesi. E la terra è di Luciano, non solo come recitano i certificati di proprietà, ma soprattutto perché l'autore la conosce nelle essenze che può offrire, nella minaccia delle erbe infestanti, nelle varietà delle specie presenti.

Da autodidatta, Da autodidatta, elegge il maestro in Fernando Massironi e guarda ai grandi del passato, agli espressionisti francesi, in particolare all'arte di Van Gogh. Il pittore svolge una funzione attiva nella scelta del tema da rappresentare e nella tecnica cui ricorrere: egli decide di raffigurare determinati scorci, di preferire scarpate in obliquo a piani orizzontali, ma nulla può su un ulteriore elemento, che sfugge al controllo dell'artista e all'influenza di ogni maestro: il linguaggio della natura. Tale aspetto si manifesta come energia prorompente, che Sironi traduce nella potenza cromatica dai toni accesi, decisi e quasi antinaturalistici. La tecnica dell'olio trasferisce sulla tela l'impetuosa carica espressiva di una natura ricca e lussureggiante: esprime così la vita, che da essa prorompe, nella forza germinante della pittura. A questo dinamismo si contrappone la compostezza dello stile, non in contrasto con la potenza espressiva, ma ad essa congiunta in una complice collaborazione. Il tocco fermo, misurato e ponderato testimoniano lo spirito minuzioso dell'autore, attento al minimo particolare. La cura nel rappresentare le foglie, spesse di una pittura materica, ricorda l'arte del mosaico. Le pennellate si stendono a riprodurre l'orizzonte in una striscia di cielo e si rincorrono in infiniti punti che, non diversi da ricami, rendono la tela simile ad un arazzo dalla fitta tessitura.
Le tele rivelano la predilezione del pittore per il bosco ed in particolare per quella porzione di terreno che lo accompagna dolcemente verso il prato: su questo limitare la natura viene interrogata nella luce mutevole delle stagioni.

Sironi immortala nei ritratti volti a lui cari, che si inseriscono anch'essi nella dimensione agricola. Grande rilevanza viene data allo sguardo, ma anche alla parte inferiore del viso che, nell'atteggiarsi delle labbra, conferisce espressione al volto. Non è all'interno del movimento espressionista che si possono catalogare le opere dell'artista perché la corrente artistica è circoscrivibile in un determinato periodo storico; tuttavia nel rappresentare soggetti tratti dalla quotidianità e nel modo in cui si presentano alla vista, si riconosce il tratto naturalistico. Ma la pittura manifesta anche una forte soggettività artistica nei volti e nella natura, dipinti nella percezione dell'autore: è questa l'espressività che domina l'intero corpus artistico e imprime la sua presenza nel cromatismo strutturale delle opere. L'istanza decorativa guida la mano dell'artista, rendendo la pittura simile ad arabeschi e a fregi ornamentali. Così Sironi omaggia le sue colline e in un tripudio di colori canta le linee morbide del suo paesaggio: il pittore celebra l'antica voce del territorio nelle sfumature quasi violente di una natura, che diviene lirica sulla superficie della tela.

Tania Marinoni

   foto di Franco Isman (con poca luce e in mezzo alla folla...) - cliccare su ciascuna foto per ingrandirla.


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  3 maggio 2015