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ARTE

Unicredit Pavilion, centro polifunzionale ipertecnologico - Tecnovision - cliccare sulla foto per ingrandirla

“Onde Pixel” al Pavilion UniCredit
Tania Marinoni


La quotidianità, sempre più attraversata e pervasa dalle nuove tecnologie, può essere scalfita solo da forme d'arte digitali. E' questa la filosofia alla base del genio creatore di Miguel Chevalier, figura eclettica della rappresentazione, che vanta i natali in terra messicana e riconosce nella Francia la sua patria. La versatilità del mezzo espressivo ha incentivato negli anni l'artista a ricercare le infinite potenzialità del mondo virtuale per offrire all'osservatore un'esperienza inedita.

A circa un anno dall' inaugurazione, Il Pavilion UniCredit, sorto come landmark della nuova Milano, inaugura la mostra “Onde Pixel”, aperta al pubblico per tutto il mese di agosto: l'edificio, simbolo della mediazione tra architettura e paesaggio, accoglie un'installazione multimediale che diviene l'occasione per sperimentare la fusione di numerosi linguaggi espressivi. Con artifici dal forte impatto scenico, Miguel Chevalier, pioniere dell'arte virtuale, coinvolge lo spettatore in una rappresentazione partecipata, inducendolo ad interrogarsi sulla propria dimensione corporea e a farsi così opera artistica.

L'evento consente alla creatività dell'autore di relazionarsi con la flessibilità e le tecnologie dello spazio ideato dall'architetto De Lucchi: la mostra si articola infatti in due differenti “momenti”: il primo dedicato all'esposizione e il secondo all'interazione con il pubblico. Nella prima stanza, quattro ambienti ricavati con l'utilizzo di pareti mobili, ospitano tematiche differenti: dalle interrelazioni tra le forme della natura e la magia dell'artificio, alle reti dei flussi che attraversano la società contemporanea, l'intuizione di Chevalier si confronta con la tradizione custodita nella collezione Unicredit.

Sculture con stampa in 3D o su schermi LCD si offrono alla vista di un vasto pubblico richiamato ogni sera dalle “ali” che il Pavilion dispiega sul tramonto purpureo di Milano: il meraviglioso prototipo riconosciuto come splendido esempio di involucro multimediale abbatte la barriera tra interno ed esterno per promuovere le sue iniziative alla cittadinanza. L'arte digitale interagisce allora con gli effetti ottici di Victor Vasarely e con le curve optical di Julian Hoeber, gioca con i remixaggi energetici di Christine Streuli e con i ritratti di Mimmo Jodice: il contributo perturbatore di Chevalier esalta la potenza espressiva delle opere cui si accosta, senza offuscarla o relegarla in secondo piano.

E proprio questi dialoghi sembrano condurre il fruitore al centro dell'installazione, nel secondo “momento” della mostra, svelando al suo sguardo rapito il tappeto magico di pixel e di luci. Trame ispirate alle opere della collezione Unicredit, arabeschi, citazioni tratte dalla letteratura dei codici binari e del linguaggio elettronico si compongono in un tripudio cromatico per offrirsi all'interpretazione libera dello spettatore. Sensori che intercettano il movimento dello spettatore deformano la superficie virtuale, scomponendola in curve di livello: dimensione ludica e desiderio esplorativo si fondono nella curiosità dell'osservatore che indaga i movimenti del proprio corpo.

Un progetto work in progress, sensibile ed attento ad ogni gesto, ad ogni passo compiuto dal visitatore che, accompagnato dalle musiche ipnotiche di Jacopo Baboni Schilingi, diventa attore. Attraverso il movimento si crea e si modifica l'opera artistica in perpetua trasformazione: è la magia dell'hic et nunc, del divenire, che interviene e si rivela come la condizione necessaria perché l'arte si manifesti. Reologia visiva e sonora si uniscono in un connubio di illusioni. Fluiscono liberamente, sul perturbato tappeto onirico, onde cromatiche e stringhe numeriche in una sinfonia di vuoti virtuali e di scie fosforescenti.

Tania Marinoni


   © Tania Marinoni - Arengario - cliccare su ciascuna foto per ingrandirla.

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  31 luglio 2016