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L'Arengario espone la Monza di Erme Ripa
Anna Marini

                           foto Anna Marini

Monza ricorda, all'interno del percorso di valorizzazione dei maestri novecenteschi locali, la figura poliedrica di Erme Ripa.
E' stata inaugurata ieri pomeriggio, all'Arengario di Monza, la mostra che commemora il grande pittore, divenuto celebre per aver preservato nelle sue opere la Monza di un tempo. A ricordare il suo prezioso contributo, oltre al sindaco Dario Allevi e all'assessore alla cultura Massimiliano Longo, anche Beppe Colombo, già direttore della Biblioteca Civica http://arengario.net/inte/inte32.html , il critico d'arte Edoardo Testori, il figlio e il nipote di Erme Ripa.

Non solo pittore, ma anche grafico, consulente e designer, Erme Ripa incarnava l'artista eclettico che fonda la sua opera in una solida e ampia formazione. A dare testimonianza della sua ricchezza produttiva le tre sezioni dell'esposizione, articolate secondo filoni tematici: uno dedicato agli acquerelli, un altro all'importante ruolo di consulente culturale, svolto per l'Amministrazione di Monza durante gli anni Trenta e, infine, quello sull'attività nel campo della grafica e del vetro.


Il rigore trasposto nell'arte accompagna la quotidianità di Erme Ripa, che la testimonianza di Testori dipinge come uomo schivo, riservato e silenzioso. Così poco amante del vino, da definirsi addirittura astemio, conduceva una vita molto morigerata, in un'epoca in cui gli artisti cedevano all'alcool e si servivano di oppio.

In quel suo stile di vita sobrio e nella sua arte tradizionale, sorretta da una grandissima disciplina, si distingueva come figura controcorrente nel panorama culturale locale. Le sue opere riflettono un metodo che origina anche in un'etica di lavoro, alla ricerca della luce e della prospettiva: è questa la fase in cui Erme Ripa sembra guardare indietro, ad autori come Magritte, quasi metafisici. Nel suo percorso di ricerca, dopo il lungo soggiorno a Venezia, incontra Anselmo Bucci, con cui condividerà l'iscrizione alla
Società artistica degli Indipendenti di Milano. Ha inizio così un cammino rivolto ai pittori francesi settecenteschi del Grand Tour, illustrati magistralmente nel libro “ I paesaggi della ragione” di Anna Ottani Cavina. La natura di questi autori, dipinta negli esercizi en plain air, era osservata, ma ancor più “sentita”, fortemente emotiva ed introspettiva, lontana dall'ottocentesca dimensione pittoresca.

Nei paesaggi interiori di Erme Ripa non si scorge presenza umana e del tutto assente è il gesto che afferisce al tempo: esiste solo lo spazio, fortemente geometrico, matematico, costruito lungo gli assi cartesiani. Nelle sue opere è lo spettatore la figura umana, chiamata ad ammirare questi splendidi luoghi dell'anima. La prospettiva, perfetta, che rimanda a Canaletto, fa di lui un vedutista. L'amore per il vero, per l'abilità nel riprodurre ciò che si osserva, è testimoniata dalle parole di Beppe Colombo. «L'è propri inscì!» esclamò il maestro nel constatare il verismo espresso negli acquerelli durante una mostra allestita nel 1972.

L'evento, inserito in una settimana ricca di appuntamenti culturali per la Città, è anche occasione, come ricorda Massimiliano Longo, per commemorare un artista e un uomo che ha rivestito un ruolo di straordinario prestigio a Monza. Dopo gli anni Trenta il volto della città è mutato radicalmente, soprattutto nel cento storico: se oggi lo ricordiamo nella sua morfologia di allora, è anche grazie al contributo di questo straordinario autore. Erme Ripa era una figura intellettuale, ma non per questo disdegnava di dedicarsi al lavoro manuale, come l'appendere i quadri alle pareti delle esposizioni. Sono ancora le parole di Beppe Colombo a dipingere l'artista nella sua disponibilità pronta e sincera: negli anni Sessanta, durante la riorganizzazione della Biblioteca e della Pinacoteca, il direttore gli chiese delucidazioni circa i lavori in corso. Erme Ripa, riferendosi alle sue opere, rispose con quell'operosità tipica lombarda: «Táchem su».

Anna Marini



Alcuni dei quadri esposti:
FILA 1
Civenna, 1931 - Valsolda, 1935 - Rustico in Valsassina, 1944 - El Bagher, Vimogno, Valsassina, 1943
FILA 2
Trezzo d'Adda, 1935 - Ansa dell'Adda, 1949 - Gerona, Santo Domingo, 1969 - Strada a Pavia, 1955
FILA 3
Lungo il Naviglio, 1933 - Naviglio a Milano, 1930 - L'Olona, 1944 - Scuola di San Marco, Venezia, 1960
FILA 4
Marina, 1929 - Dolomiti, 1929 - Catatro, 1934 - Afa in laguna, Venezia, 1939


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  28 giugno 2018