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L'In-Finito di Gennaro Mele
Anna Marini

                           La grande quercia

Recentemente, alla ARC Gallery di Monza in Spalto Piodo 10, si è potuta ammirare In-Finito, la mostra personale di Gennaro Mele. L'esposizione segna un momento importante nel percorso creativo dell' artista, una tappa di arrivo, ma anche di partenza, nella sua ricca produzione. La collezione presenta i lavori realizzati recentemente: quattro rilevanti gruppi di opere, curati da Vittorio Fiori.

Gennaro Mele è un intellettuale che ama dedicarsi a diversi aspetti del sapere: tale visione olistica lo guida nella composizione dei suoi capolavori. Le composizioni appartengono al realismo astratto: ad un primo sguardo, infatti, non si colgono riferimenti alla figurazione, ma appaiono il segno e il colore, che veicolano messaggi di approfondimento e consapevolezza. Nelle sue opere, realizzate in diversi formati, dal 20 x 20 fino all'installazione a parete, traspare la ricerca condotta in ambito filosofico e sociologico, tradotta con linee, forme e colori in un linguaggio personale e soggettivo.
La società e soprattutto l'uomo, osservato nella sua componente psicologica, sono le tematiche che maggiormente affascinano l'autore.

Il gruppo In levare rappresenta il processo che nel cervello umano precede la formazione dell'idea: forme e colori producono un armonioso messaggio, una melodia cromatica che contrasta fortemente con il vuoto e il nulla. Ciò che viene sintetizzato in un unico tratto, elegante e sinuoso, è la scintilla che precede il pensiero: è quello il luogo e il momento in cui la sensibilità dell'artista si pone in ascolto della natura umana, nell'intreccio tra dimensione razionale ed emotiva.
In Gruppo infinito si sviluppa una straordinaria analisi dei contrasti, delle dimensioni dissonanti che ciascuno di noi esperisce ogni giorno. L'Infinito e il Nulla, il Caos, il Programmatico e altri concetti vengono analizzati e rappresentati nei tasselli filosofici: non afferiscono solamente alla filosofia, ma strutturano la nostra quotidianità. Sono categorie percettive e mentali, indagate con la potenza espressiva del segno del colore.
La grande quercia è un'ode alla dimensione terrena, quindi “misurabile” e più facilmente comprensibile. In un'opera che decora un'intera parete, una creatura maestosa si erge suscitando nell'osservatore sensazioni di gioia e di pace, che rimandano ad un tempo arcaico e sereno. Elemento evocativo ed eletto a simbolo della Natura, la quercia nell'opera di Mele rivela nella struttura cromatica del tronco la ricerca dell'artista incentrata sulle interazioni tra colore e psicologia. Nelle fronde si apprezza il dinamismo, reso spettacolare dall'intreccio di forme e colori, che contrasta con la materialità del soggetto rappresentato. La grande quercia è un'opera duale: da un lato, affonda le sue radici nel concreto, dall'altro si leva a sfiorare l'attività interiore; è paradigmatica di quella ricerca interdisciplinare e unitaria condotta dall'autore e dell'analisi delle contraddizioni. Proprio nelle contrapposizioni si strutturano per Mele il linguaggio artistico e la realtà, intesa nella sua rilevanza atemporale.

In sala è esposto anche Penso, il primo “libro d'artista” realizzato da Gennaro Mele. In questa sorprendente opera si legge la correlazione tra testo scritto e linguaggio artistico, si apprezza l'alternanza melodica di parole e colore. Ad ogni battuta, infatti, sono associate una specifica nota cromatica e una forma. Ciò che viene proposto è un linguaggio composto dall'azione simbiotica di due differenti forme espressive: il testo scritto, più familiare al lettore e maggiormente oggettivo, e la rappresentazione pittorica.
Quest'opera rivela anche una coraggiosa visione contro corrente nel panorama culturale contemporaneo: in un tempo in cui l'arte viene percepita come un settore di nicchia, Gennaro Mele le attribuisce una forte rilevanza sociale.

Anna Marini


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  21 novembre 2018