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Sense and Sensibility
Una mostra al femminile alla Arcgallery
Anna Marini


Ha riaperto i battenti, sabato 30 maggio, la ArcGallery di Monza, riprendendo il filo dell'Arte interrotto a marzo dall'epidemia di Coronavirus.
Sense and Sensibility, citazione del celebre romanzo che Jane Austin compose a cavallo tra Settecento e Ottocento, è il titolo dell'esposizione incentrata sul tema femminile, allestita in occasione dell'8 marzo.
In realtà, come precisa Antonella Giovenzana, organizzatrice e anima della Galleria, la ArcGallery non ha mai chiuso le porte al pubblico, che ha potuto fruire delle opere online. Queste sono state magistralmente calate nel dramma della pandemia grazie ad un tocco geniale: la mascherina applicata alla figura rappresentata in una delle opere esposte.

Sono tre donne le autrici delle tele proposte, ciascuna caratterizzata dal proprio stile e da un riconoscibile linguaggio espressivo, che riesce sempre a sbalordire e ad incantare l'osservatore. Tre donne che hanno trovato nel proprio codice artistico una figurazione contemporanea. Ada Nori, milanese, diplomata presso la Scuola Superiore d'Arte del Castello Sforzesco, è dedita alla continua sperimentazione e allo studio della figura umana declinata al femminile; Gabriella Santuari, autrice affascinata dagli stati emotivi della donna, che, per sottolineare il legame con il quotidiano, ama impiegare nella sua produzione anche materiali di recupero, come le scatole delle pizze da asporto, o altri contenitori di cibo in cartone. Nadia Anna Crosignani, alias Nac, in grado di catalizzare e coinvolgere l'osservatore attraverso vortici d'emozioni impressi sulle tela.


Ma la mostra è arricchita anche dalla presenza di due sculture bronzee di Paolo Filippi che, nella solida leggerezza di questo materiale, ritrae l'eleganza femminile. Filippi è scultore della quotidianità e dei semplici oggetti che, nelle sue mani, divengono protagonisti di una Narrazione contemporanea. “Non mi sono mai prefissato di forgiare con le mie opere un messaggio pseudo intellettuale sui problemi della vita o della psiche: ho voluto realizzare in opera la cronaca di tutti i giorni, la vita della gente delle cose comuni”.


Le opere di Ada Nori, esposte alla ArcGallery, mostrano i soggetti delle sue produzioni: le fanciulle immortalate in un fermo immagine che pare colto dalla macchina fotografica. In primo piano appaiono le sue donne-bambine, mentre camminano, corrono e vivono nell'istante in cui l'artista le descrive; dietro di loro si legge la narrazione del contesto, nel quale le figure si compenetrano e si dissolvono nelle tonalità del blu e del grigio. Lo sfondo che avvolge le fanciulle è il bosco da cui fuggire, è la città lasciata alle spalle, oppure la geometria che contorna il dialogo con l'altro: l'ambientazione è appena accennata dalle corpose e libere pennellate di colore. Le figure di Ada Nori sono donne dinamiche, dotate di grande carica emotiva e di notevole forza interiore; sono fanciulle enigmatiche, accomunate dalla ferma volontà di superare i propri limiti per raggiungere qualcosa che è in perenne divenire.


Le figure di Gabriella Santuari nascono invece dalla fotografia e vengono poi perfezionate dal pennello. Queste donne parlano con il volto, in alcune opere sembrano esprimersi attraverso gli occhi, rivelatori di stati d'animo ed emozioni; in altre, dove il loro sguardo è negato, comunicano tramite particolari del viso, come le labbra che serrano una sigaretta, oppure grazie al gesto della mano sulla bocca. Le grandi dimensioni delle tele e le figure in primo piano creano un notevole impatto visivo nell'osservatore, che viene affascinato dall'eleganza dalle figure protagoniste. Le note di colore, come il rossetto o le ombreggiature, conferiscono matericità ai volti e profondità agli sguardi.


Le donne di Nadia Anna Crosignani non comunicano mai con gli occhi, che sono rappresentati da lunghe fessure di colore o di materiale applicato sulla tela, ma si esprimono con il corpo, definito da tratti minimalisti e da campiture cromatiche. I colori, che a volte contrastano con le sfumature attigue, in alcuni contesti alludono a paesaggi africani, lasciando tuttavia allo spettatore grande libertà interpretativa circa la collocazione geografica dei soggetti. Le fanciulle dell'artista milanese, che in alcune opere si celano dietro ad una garza di metallo, in tutte le interpretazioni guardano senza essere viste, scrutano senza svelarsi nella loro totale impenetrabilità. Non si raccontano, eppure testimoniano i loro conflitti interiori e quella passionalità che emerge per affrontare il mondo esterno.

Anna Marini

ArcGallery

Monza - Spalto Piodo, 10
tel. 335 647 4162


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  2 giugno 2020