Dove vai bellezza in bicicletta...
in giro per Monza, da un secolo
La prima cartolina pone in bella mostra, sotto i portici dell'Arengario, un giovanotto ben vestito che tiene la bicicletta. Altri signori, attorno, osservano il fotografo e in fondo si apre Corso Vittorio Emanuele, lo sfondamento urbano ipotizzato da Ferdinando con la demolizione di una parte del quartiere preesistente dato che la via di accesso a Monza, era quella che dal Ponte Romano ( di cui si vedono ancora parti di basamento), passando sotto la torre, portava alla Piazza del Duomo. E' un simbolo dei tempi mutati. Ferdinando ed i suoi ingegneri ed architetti, ipotizzano una modifica profonda dell'assetto urbano e questo importante accesso al centro mira l'arcata centrale dell'Arengario, cioè il simbolo della istituzione e rappresentatività laica della Città di contro al medioevale percorso precedente che portava al luogo di massima rappresentanza religiosa. Il progetto trovò poi compimento all'epoca della restaurazione successiva.
Tra i mezzi di trasporto che abbiamo visto nelle ultime cartoline non può certo mancare la bicicletta, macchina anch'essa che inizia la sua corsa nel tempo poco più di due secoli fa, anche se un disegno attribuito ad un allievo di Leonardo rappresenta e prefigura una bicicletta con tanto di ruote, sella, raggi e pedali, come si vede dal disegno sotto riportato. Qualcuno cita anche un carretto a due ruote dei Cinesi e dei Sumeri.
La storia moderna della bicicletta, come riportano vari autori, comincia con un primo tentativo durante la Rivoluzione francese: il Celerifero (1791), cui seguì la Draisina (1815) che prende il nome dal barone tedesco che la inventò (Drais Von Sauerbronn).
Dopo vari tentativi un fabbro francese, aggiustando una draisina, ebbe un lampo di genio, aggiunge alla ruota anteriore due mozzi, come quelli del funzionamento di una macina o altri strumenti esistenti. Il fabbro aveva solo 14 anni. Nel 1855 nasce così la Michaudina con la tipica ruota anteriore più grande. Poi velocemente la macchina si evolve in Motociclo (1869), e in bicicletta vera e propria nelle varie versioni da turismo e da corsa già alla fine dell' 800.
Nel 1865 ancora nessuno costruiva biciclette in Italia. Ci pensò Edoardo Bianchi, un meccanico milanese che cominciò a farne uno strumento leggero, funzionale e utile oltre che bello . Trovo tra le tante storie della bicicletta (Cesare Castellani) una curiosa notizia su Monza. La Regina Margherita, mentre era in vacanza a Monza, chiamò il Bianchi per avere una bicicletta ed imparare ad usarla. Fu la sua fortuna, costruendone una apposita e diventando così un grande produttore non solo in Italia ma anche in Europa. Il suo amico e socio Tomaselli vinse anche, su una Bianchi, nel 1899 la grande gara internazionale di 12 Nazioni che si teneva a Parigi aprendogli le porte di tutti i mercati, e non possiamo dimenticare che la Bianchi fu la bicicletta del leggendario Fausto Coppi.
Nelle cartoline di Monza appare spesso la bicicletta nel tragitto di quasi due secoli. Ne portiamo alcuni ritagli.
1) Per prima una bella biciclettata di signori e signore con sosta all'Hotel Reale Parco. Siamo a fine '800 (la cartolina già presentata con la Spia che venne dal freddo è viaggiata nel 1905). L'Hotel si trovava di fronte alla Porta di Monza di ingresso al Parco (viale Cavriga) ed ora le due ali laterali del complesso CAM includono gli edifici originari dell'Hotel. Vi sono molte biciclette, una macchina ed una carrozza.
2) Per seconda una divertente curiosità già segnalata in precedenza per la cartolina del Molino del Cantone : il fotografo, inconsapevole o apposta, fotografando il Molino ha dimenticato in un angolo la sua bicicletta con tanto di borse da fotografo appoggiate per terra. La cartolina è viaggiata nel 1899 e questa svista ci consente di notare sia la perfezione della bicicletta che delle stesse borse da lavoro.
3) Un'altra bella cartolina ci mostra un signore lanciato in Corso Milano tra la fine dell' 800 e i primi del '900, tra carri e carretti corre di fianco alle rotaie del Tram. Siamo all'altezza dell'attuale Albergo Falcone (si noti in fondo la inferriata dei giardini della Stazione).
4) La quarta ci mostra San Biagio nei primi decenni del '900. La chiesa crollò qualche decennio fa e fu ricostruita in veste moderna. Offriva una quinta significativa all'uscita dal centro storico e accesso al Borgo. Anche qui passava il tram e due signori filano in bicicletta verso il centro. Uno ha il manubrio da corsa. Altri due, fermi sulla bici, chiacchierano davanti ad un negozio. Senza macchine la strada sembra ampia.
5) Più o meno negli stessi anni altri signori corrono in largo Mazzini in una cartolina che ho già mostrato in precedenza. Sembra quasi la stessa coppia di San Biagio. Uno con la giacca al vento e l'altro con una bicicletta da corsa. Il primo, in questo caso, sfoggia anche, oltre al cappello sportivo, un bel paio di occhialini da sole . Un altro signore va verso il centro. E' una cartolina che ho già mostrato a proposito del tram imperiale che si vede a lato.
6) Non potevo tralasciare una bicicletta al Ponte dei Leoni. In fondo l'Arengario nella assialità della Ferdinandea come sopra descritto. Uno strano nonno dei panettoni ora di cemento protegge, di fianco alla bambina, lo spigolo del piedestallo del Leone.
7) Come dimenticare l'apertura, nel '23, della Triennale alla Villa Reale? Gli alti pennoni , frequentatori in attesa all'ingresso e i curiosi in bicicletta in attesa magari di autorità e personaggi famosi. Sicuramente per le autorità sulla strada, forse per il fango, veniva steso un telo di copertura delle pozzanghere.
8) Quanti ancora ricordano la piccola rastrelliera per le biciclette davanti al bar tabaccheria Ambrosini? Eccola nella cartolina spedita nel 1940.
9) In questa piccola carrellata non poteva mancare una bicicletta all'Ospedale Vecchio in una cartolina viaggiata nel 1952.
Mi fermo qui dicendo che in molte altre cartoline di corso Milano, di piazza Trento e Trieste, di via Lecco, eccetera, compare la bicicletta. In alcune talvolta è quasi nascosta e sfugge dal quadro rimanendo nella cartolina solo una ruota che arriva o che se ne va. Non sapremo mai se per caso o per scelta, come la bicicletta del fotografo disattento.
Alfredo Viganò
4 dicembre 2005
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