prima pagina pagina precedente indice




Auguri di cent'anni fa e di oggi
Una cartolina del 27 dicembre 1904 (ed una parentesi sulla Cascinazza)



Il Giardino e il Lago e che i nostri Santi ci proteggano, a Natale e per il Nuovo Anno.
 
Il 27 dicembre del 1904 il signor Faveo (ma data e nome si leggono male) manda questa bella cartolina al Preg. Sig. Antonio B… capo sezione controllo Comune, da Monza a Firenze.
Poco dopo le feste, quasi auguri tardivi o per il nuovo anno .
La cartolina è titolata “Il Giardino e il Lago”. Sullo sfondo il magnifico e romantico tempietto, di cui abbiamo già parlato in un'altra “cartolina”: di come nel '700 era nata una nuova concezione per giardini e parchi in Europa, con un legame culturale con la lontana Cina. La cartolina ne modifica un poco la visione, quasi un giardino floreale e decadente, dove si perde il senso più vasto, paesaggistico nel contesto territoriale e come parte del più vasto Parco Reale (vedi cartolina precedente : Il laghetto della Villa).
Pochi giorni prima, il 20 dicembre del 1904, Don Talamoni aveva presieduto una seduta del Consiglio Comunale. Don Talamoni, prete “atipico”, era in Consiglio da molti anni, dal lontano 1893 e vi starà sino al 1923 quando gli eventi modificarono profondamente la vita del Paese sospendendone il percorso democratico.

Con questa cartolina ricordo le feste e gli auguri per la data di spedizione ma voglio anche ricordare, l'anno, gli eventi e i personaggi di cui avremo ancora modo di parlare. Infatti parlare di santi è significativo per Monza: Giovanni, il Santo Patrono della Città, legato alla Basilica voluta da Teodolinda e protettore anche del popolo Longobardo, come ricorda lo storico del tempo, Paolo Diacono; Gerardo dei Tintori, anch'egli “anomalo” e patrono, il santo che, nel lontano dodicesimo secolo, utilizzò i suoi beni per gli altri fondando, da “laico” un ospedale, vicino al Lambro che anche allora esondava in centro come alla Cascinazza, checché ne dicano alcuni novelli professori che passano indifferentemente dal parlare di didattica e di scienza, nella sede pubblica, al parlare di lottizzazione, in quella privata, confondendo le ere  con le cronistorie.
Scusate l'intrusione che molti non comprenderanno e che si riferiscono ad un articoletto comparso su un giornale della Brianza, un tempo nobile giornale locale progressista ed ora non più, e su cui, con l'amico Pippo Civati, ci siamo trovati grossolanamente incolpati di ignoranza e superficialità per quanto abbiamo detto sulla compromissione ambientale che genererebbe una proposta di Piano di Lottizzazione edilizia molto invadente.
Superficialità che, a detta un po' di sapore qualunquistico, di due professori universitari, sarebbe comune a tutti i politici. Professori convinti che la cultura si trovi di diritto solo all'università e ferma nelle loro mani e che hanno partecipato a quella bella proposta paesaggistica (si fa per dire) che concerne l'edificazione di 380.000 metri cubi in un'area storicamente agricola e ormai unica in una zona densamente popolata.
Avremo modo in altra occasione (sia io che Civati, ambedue, per curricula, meno sprovveduti di quanto costoro ritengano) di sottolineare ai professori come “cade l'asino” proprio anche lì dove “il dente duole” e cioè sulle fantasiose approssimazioni del percorso del Fiume, su una Centuriazione romana supposta ma non comprovata da alcunché e da nessun ritrovamento, su percorsi di strade anche qui non comprovate e confuse, sulla mancata attenzione invece alla compromissione storica e paesaggistica di una parte di Lombardia che sin dal medio evo ha rappresentato un punto di riferimento proprio per la funzione agricola e per la presenza religiosa.
Area che oggi riveste un ruolo ambientale ed ecologico ancor più significativo e nuovo nel paesaggio. Di questo i signori professori, ordinari o solo associati che siano  (tanti anni fa lo sono stato anch'io, poi scelsi tra professione e università non volendo stare con un piede in due scarpe) poco o nulla dicono e disquisiscono.
Pure sulla compatibilità dei ruoli pubblici e privati bisogna stare attenti, in politica come all'università.
Chiusa la parentesi, per ora, riprendiamo il percorso dei Santi di Monza:
  • primo perché ci sono le feste,
  • secondo perché in effetti i santi di Monza sono “anomali”,
  • terzo perché Don Luigi Talamoni ci dà un occhio in Consiglio per il Piano di Governo del Territorio,
  • quarto perché Gerardo dei Tintori sa bene cosa sono le esondazioni e inondazioni del Lambro e quindi è attento alla questione della Cascinazza,
  • quinto perché, come diceva lo storico longobardo Paolo Diacono, Giovanni protegge Monza dalle funeste invasioni e dalle saccenti intrusioni.
Direte, cosa centra tutto questo con la cartolina? Un poco: c'è l'acqua controllata, un tempietto, un grande disegno e tutela del paesaggio. Quel paesaggio che alcuni tecnici e professori saccenti vorrebbero stravolgere con un canale scolmatore nel bel mezzo del Parco. Anche di questo diremo in una prossima cartolina.
E poi, lasciatemi dire un po' a zonzo, almeno prima che tutte le feste siano portate via dalla Befana. Auguri.

Alfredo Viganò


cartolina successiva cartolina precedente

  28 dicembre 2006