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L'ambone del Duomo
In memoria di don Baraggia e dei Martiri di Pessano trucidati dai nazifascisti



L'ambone del Duomo

Il Duomo di Monza ha uno splendido ambone d'autore, dove lavorò nella metà del '300 Matteo da Campione, quando la nostra cattedrale assunse la conformazione attuale (ad esclusione del campanile che fu costruito poi a cavallo tra il '500 e '600)
L'ambone (evangelizzatore), leggo nelle descrizioni e storia del Duomo, fu smontato e riadattato a “cantoria” nel '700 e in origine “era legato alla cerimonia di incoronazione imperiale”.
Ambone, diverso dal pulpito e meno alto, è anch'esso un luogo elevato, talvolta, secoli fa, uno a destra ed uno a sinistra, da cui si declamavano i testi sacri del Vangelo e dell'Epistola.
Anche la cartolina che presento è d'autore (Fratelli Alinari). Il celebre studio fotografico non fece solo questa cartolina, per Monza, ma anche altre, come la facciata del Duomo e fotografie interne. Una (18 x 24) è alle Civiche Raccolte d'Arte a Milano, scattata nel 1920 e rappresenta un particolare con gli Apostoli.
Tutto questo: Matteo da Campione (vedi anche cartolina sul Timpano del Duomo), i Fratelli Alinari, (vedi anche cartolina sulla facciata del Duomo e interno) basterebbe a segnalare la particolarità e il valore della cartolina ma, come spesso dico, in ogni cosa c'è sempre di più da scoprire: una storia, una memoria, una fantasia e tanti particolari.

il verso

Puntualmente il retro della cartolina rileva una sorpresa, un nome amato e conosciuto in città. Don Baraggia che scrive ad un cav. Franco…. con un “grazie a Lei e gent.ma signorina Rosina”,
manda i saluti con “tanto bene” e mette una bella firma chiara, leggibile, estesa .
Sotto anche un timbro che dà senso di ufficialità riconoscente (forse vi era stato un aiuto per qualcuno, un'offerta , qualcosa) :
“CANONICO Prof. Don GIUSEPPE BARAGGIA
DUOMO di MONZA.
Dal timbro postale confuso mi sembra di capire che fu spedita negli anni '50.
La cartolina mostra anche il grande organo che tanto appassionò don Baraggia.

don Baraggia

Dicevo conosciuto e amato, sia per le capacità di maestro organista che per la grande sensibilità umana unita ad altrettanta semplicità, povertà, umiltà nei comportamenti, ma con coraggio. Non usuale questa sensibilità che trovava spazio e tempo anche per gli animali tanto da fondare il canile nel 1940. Fu cappellano degli Alpini che a Monza, città ricca di tradizioni verso e per la montagna, lo ricordano con affetto ed ho trovato anche la memoria di una fatto del '40 quando gli Alpini regalarono a don Baraggia un orologio e spesero ben 320 Lire.

il comunicato

Don Baraggia è ricordato poi perché l'8 marzo del 1945 alcuni partigiani in una sparatoria ferirono (poi morirà) il comandante tedesco a Pessano. Per ritorsione, il giorno dopo, alla sera, vennero fucilati dai nazifascisti sette “ribelli” presi dal carcere di Monza.
Don Baraggia fu il solo esterno ad avvicinarli per dare conforto umano e religioso prima che partissero da Monza, dalla scuola elementare di via Foscolo. Prima della fucilazione fu impedito al parroco di Pessano, Don Varisco, di avvicinarli. Fucilati al muro di una porcilaia lungo il Molgora dopo aver portato fuori i maiali per non colpirli.

tre dei martiri

Riporto le foto e dati di tre di loro, tratte dalla pubblicazione “I Martiri di Monza e Circondario” a cura del Comitato di Liberazione Nazionale, 10 giugno 1945, ma vi erano anche Alberto Gabellini di Cambiago, classe 1915, Mario Vago di Sacconago, classe 1923, Romeo Cerizza di Milano, classe 1923 e Angelindo Barzago, classe 1924 come è riportato anche da uno scritto a cura dell'Anpi di Pessano.
Le riporto perché se lo meritano nella memoria di allora in questo novembre, in una Città dove per la prima volta dal '45 le “autorità”, sindaco e vicesindaco non si sono recate a posare una corona di fiori ai partigiani caduti . Ci vergogniamo come cittadini a causa loro. Anche nel ricordo di don Baraggia che portò un ultimo conforto a quei giovani affamati, torturati e picchiati nelle carceri di Monza e portati a morire una mattina a Pessano, per noi. Va ribadito al sindaco: la pietà privata per tutti i morti, che siano stati dalla parte giusta o sbagliata va bene, ma il riconoscimento istituzionale è un'altra cosa.

Alfredo Viganò


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  18 novembre 2008