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Museo e tesoro del Duomo di Monza
di Franco Isman


la chioccia e i pulcini
la chioccia e i pulcini - foto di Raffaello Brà

Oggi è stato inaugurato il nuovo museo dal cardinale arcivescovo Dionigi Tettamanzi, con una cerimonia in un Duomo stracolmo, in cui c'era tutta la Monza che conta, seguita da una visita guidata al museo, interamente ipogeo, effettuata naturalmente a scaglioni. Il nuovo museo: progetto, esecuzione ed allestimento, è stato interamente offerto alla città dall'ingegner Franco Gaiani con la moglie Titti Giansoldati.

Franco Gaiani è un vecchio amico: da ragazzi abitavamo nella stessa casa, costruita negli anni Trenta in largo 28 ottobre, oggi 25 aprile, dal suo papà Carlo, vecchio e glorioso capomastro, poco dopo aver realizzato in un solo anno l'edificio del Tribunale, e gli sbancamenti allora si facevano con picco e pala trasportando la terra con carri trainati dai cavalli. Poi gli scout, il liceo no perché lui è uno “zucchino” ed io ho fatto il Frisi, infine gli inizi del politecnico, compresa la festa della matricola alla Polaia come si usava a quel tempo.

Ho avuto più occasioni di visitare il cantiere del nuovo museo, con il Collegio degli architetti e ingegneri e per conto mio e delle tecniche utilizzate ho diffusamente parlato in un articolo del 2005 cui rimando gli interessati.
Accennerò soltanto al fatto che il Duomo, almeno sul lato Nord dove in adiacenza è stato realizzato il salone ipogeo, non ha quasi fondazioni e che la costruzione del diaframma in cemento armato, con lo stesso metodo utilizzato per la linea 1 della metropolitana milanese, fino alla profondità di 19 metri, è stata davvero opera insigne.

In realtà è dall'inizio degli anni '90 che il progetto ha cominciato a prendere forma, quando l'impresa Gaiani, con il suo bravissimo capo cantiere Attilio Pesenti, stava effettuando dei lavori per conto della Curia milanese in una villa adibita ai ritiri spirituali a Triuggio e monsignor Dino Gariboldi, arciprete di Monza, conobbe l'ingegner Franco Gaiani che già aveva intenzione di fare qualcosa per la Città, in ricordo del padre.

il rosone del duomo
il rosone originario della facciata del Duomo - foto Franco Isman

Prima si pensò semplicemente ad una sala alta 4 metri, poi venne voglia di esporre l'originale del rosone del Duomo del XV secolo, del diametro di sei metri, smontato nell'Ottocento e ricoverato in una cantina, poi l'idea di sfruttare meglio lo spazio con il soppalco ed infine il progetto definitivo dell'architetto Cini Boeri con il soppalco ad andamento curvilineo, la bellissima scala elicoidale in acciaio con i gradini a sbalzo ed il grande lucernario che consente la visione del Duomo. Per ultima la necessità di realizzare un ascensore per i portatori di handicap che venne sistemato nella torre nord dopo notevoli opere di consolidamento e che, a questo punto, oltre a servire i diversi livelli del museo, arriva anche ad alcune sale soprastanti il Duomo che potranno essere utilizzate in futuro come ulteriore ampliamento.

la scala in costruzione e ultimata
la scala elicoidale in costruzione ed ultimata - foto Franco Isman

Negli ultimi due anni i lavori di finitura, di definizione del percorso museale e di allestimento con la catalogazione ed in parte il restauro delle innumerevoli opere, con la collaborazione di un comitato scientifico guidato da Roberto Cassanelli.

la balconata
la balconata sospesa a mezza altezza - foto Franco Isman

Un cenno a sé merita l'illuminazione curata da due maghi dell'illuminotecnica, Serena e Francesco Iannone, più noti all'estero che in Italia e che, magnifico il contrappasso, dall'illuminazione del circuito di Formula 1 di Shanghai sono passati a Monza e, vivaddio, non all'autodromo ma al Museo del Duomo. In realtà l'illuminazione non c'è proprio in quanto è affidata ai faretti a led di ultima generazione che illuminano le opere. Ma non c'è il pericolo di picchiare il naso.

Quanto è costata l'opera ? Questo è un dato che non è stato fornito e che forse neppure esattamente si conosce. Certo è che, come si è detto, l'intero costo è stato sostenuto da Franco Gaiani e da sua moglie Titti Giansoldati che non soltanto sono i “mecenati”, termine purtroppo ormai abbastanza in disuso, ma dell'opera sono stati anche gli animatori, profondendovi il loro entusiasmo e le loro specifiche competenze, tecniche ed organizzative.
Ma a questo proposito vi invito a leggere quanto aveva dichiarato Franco Gaiani a Sandro Invidia in un'intervista dell'ottobre 2000, pubblicata su Arengario e poi ripresa nel volume “Monzesi” di Carlo Vittone.

Da vecchio monzese conoscevo naturalmente il Tesoro del Duomo: dalla Corona Ferrea a quella di Teodolinda, dalla croce di Agilulfo alla Chioccia e i pulcini; conoscevo gli affreschi degli Zavattari, lo spettacoloso “Albero della vita” di Arcimboldi in Duomo ed anche le formelle di Matteo da Campione. Confesso però che non mi ero mai reso conto compiutamente della loro eccezionalità, anzi unicità e che, riuscendo finalmente ad esporre in modo degno l'intero patrimonio, si è venuto a costituire il museo forse più importante in Italia, e non soltanto, per l'arte medioevale.
Ne parlerà in un prossimo articolo qualcun altro, più competente di me.
Aggiungiamo che dal mese scorso le attività del museo sono coordinate da una fondazione appositamente costituita fra la parrocchia di San Giovanni Battista e la famiglia Gaiani in modo da assicurare al nuovo museo la migliore e più snella gestione.

Franco Isman
franco.isman@arengario.net

la chioccia e i pulcini
l'Albero della Vita (particolare) di Giuseppe Arcimboldi e Giuseppe Meda

Orari museo: dal martedì alla domenica, ore 9-13 e 14-18. Lunedì chiuso.
Ingresso: € 6,00 (esclusa la Corona Ferrea), ridotto € 4,00.


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  10 novembre 2007