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Ricordo:
Come può essere celebrato e come viene strumentalizzato
Rosella Stucchi


La mattina del 9 febbraio nell'aula magna del Liceo Zucchi di Monza secondo il programma “Memorandi Dies”, percorso di educazione alla memoria condivisa, il professor Ivan Castellani ha tenuto un excursus storico dal titolo “Il confine orientale italiano nel Novecento” alla presenza di 400 alunni delle superiori, divisi in due turni.
Ha cominciato con l'antica rivalità tra italiani e slavi fomentata dagli Asburgo secondo il principio “divide et impera” parlando poi della italianizzazione forzata voluta dal fascismo in quelle terre abitate da una popolazione mista, tanto da provocare l'emigrazione forzata di 150.000 sloveni e croati.
Poi la guerra scatenata da tedeschi e fascisti con l'invasione della Iugoslavia, i numerosi campi di internamento per i civili slavi con decine di migliaia di deportati e 7.000 morti.
Dopo l'otto settembre il disfacimento dell'esercito italiano anche in Istria e le vendette degli slavi contro gli italiani, anche private, con le prime centinaia di “infoibati” (900 ha riferito Castellani, la metà secondo altre fonti).
Ma è nei 40 giorni dell'occupazione titina di Trieste, dal 1° maggio al 12 giugno 1945, che si scatena la caccia all'italiano con la sparizione di 4.000 – 5.000 persone (molte di più secondo altre fonti), 10.137 secondo il Centro studi adriatici di cui 1.320 infoibate.
Negli anni successivi l'esodo forzato di 300.000 italiani da Istria e Dalmazia che abbandonano tutto senza ricevere praticamente nessun risarcimento come era stato viceversa stabilito con il trattato di Roma del 1983 (110miliardi di lire di cui pagati fino ad ora solamente 18).
Mi pare si possa parlare di memoria condivisa anche per quanto riguarda il successivo intervento del profugo Roberto Predolin, zarotino, che ha spiegato come gli slavi abbiano sempre odiato gli italiani, che occupavano le coste, che gli esuli non hanno rivendicazioni territoriali da fare ma culturali certamente sì. Comprensibile la sua avversione agli slavi ed anche nei confronti di Winston Churchill che, a suo dire, aveva lasciato che Tito arrivasse ad occupare Trieste oltre a tutta l'Istria.
Una bella mattinata, con discorsi seri ed equilibrati.

neofascisti

La sera alla Sala Maddalena lo spettacolo “C'è Dante sul Quarnaro” a cura dell'ADES (Amici e Discendenti degli ESuli giuliani, fiumani, istriani, dalmati), recital di testi dannunziani e canzoni dell'esodo. E' stato un tuffo nel passato fascista, anche interessante dal punto di vista etnologico, a patto che ci si renda conto che quel passato è morto e sepolto. Invece attraverso la prosa di D'Annunzio, che appare oggi quanto mai elucubrata e retorica, e con le canzoni si è voluto inneggiare all'italianità di quelle terre con chiare affermazioni revansciste: “Istria, Fiume, Dalmazia, né Slovenia, né Croazia”; “anche le pietre parlano italiano” e via di questo passo.
E dopo il canto finale dal ritornello “Eia, guardie del Quarnaro, alalà (parole di D'Annunzio, è stato spiegato), una ventina di baldi giovani vestiti di nero, allineati ai due lati della platea hanno più semplicemente gridato “eia, eia, alalà”. Sono quei “meravigliosi ragazzi che permettono queste manifestazioni” come li ha ringraziati il vice sindaco Dario Allevi (di AN) prima dello spettacolo.

La mattina del 10 febbraio, sempre a cura dell'ADES, altro incontro con gli studenti delle superiori al Teatro Manzoni, questa volta solo 160, per ascoltare Luigi D'Agostini e Nidia Cernecca che già avevano parlato l'anno scorso alla cittadinanza.
D'Agostini ha parlato dell'antica italianità di Istria e Dalmazia e del fatto che la nostra “occupazione militare” durante la seconda guerra mondiale non c'entra con le foibe, dovute soltanto a pulizia etnica. Il suo numero di infoibati è 12.000.
Nidia Cernecca ha iniziato con l'Istria a forma di cuore, verde per i boschi, bianca per le rocce, rossa per la terra e con lo stesso stile enfatico e retorico ha raccontato le vicende tragiche della sua famiglia con il padre trucidato dagli slavi. I suoi infoibati sono 15-20.000.
Nel filmato successivo sulle foibe i numeri sono di 5.700 vittime fra Trieste Fiume e Gorizia, indeterminati in Istria.
Sono poi intervenuti i musicisti e il fine dicitore della sera prima che, per fortuna senza “eia eia alalà”, hanno ancora inneggiato alla italianità di Istria e Dalmazia e a D'Annunzio che a Fiume ha dato la più moderna costituzione italiana.

Agli studenti nelle due mattinate è stato distribuito un opuscolo, “Il dramma italiano dimenticato”, a cura di D'Agostini e Cernecca in cui si ignorano totalmente sia le persecuzioni antislave da parte del fascismo che i gravissimi crimini di guerra commessi dalla milizia fascista e dall'esercito italiano durante l'occupazione della Iugoslavia. Non è così che si insegna la storia.

Proposta: non si potrebbe l'anno prossimo fare un solo incontro con gli studenti, magari al Teatro Manzoni, e affidarne l'organizzazione al nostro Liceo Zucchi? E invece di un libretto di parte non si potrebbe distribuire ai ragazzi il testo conclusivo della Commissione italo-slovena, “I rapporti italo-sloveni fra il 1980 e il 1956”, unanimemente approvato dai 14 membri nominati dai due governi?

Il vice sindaco Allevi al Manzoni ha detto che “alcune associazioni non si riconoscono nel Giorno del ricordo”. Non è così: ANPI, ANED e ANEI (partigiani, ex deportati ed ex internati) non si riconoscono in questo modo di celebrare il Giorno del ricordo e denunciano che nel “Gruppo manifestazioni civili”, incaricato di proporne i programmi, non hanno avuto modo di esprimere il proprio punto di vista..

Rosella Stucchi


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  12 febbraio 2009