Giardini Sergio Ramelli
Franco Isman
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“In memoria del giovane Sergio Ramelli e in nome di una pacificazione nazionale che accumuna in un'unica pietà tutte le vittime innocenti del nostro paese come monito alle generazioni future, affinché simili fatti non debbano più accadere.”
E qualcuno potrebbe dissentire? Certamente no.
E su questo tono sono anche stati i discorsi di sindaco, vicesindaco, presidente della Provincia e assessori.
Allora tutto bene? Certamente no.
Lo abbiamo già scritto e ripetuto: rispetto e rimpianto per tutte le vittime del terrorismo, indipendentemente dal loro colore politico, ma proprio per questo e volendo dare, così si dice, un segno di pacificazione, la scelta di intitolare i giardini ad una singola vittima di una ben precisata parte politica anziché a un servitore dello Stato caduto per mano terrorista, e ce ne sono tanti, o a una pluralità di vittime, non può non assumere una valenza politica che contraddice le buone intenzioni espresse. Ma non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire.
Infatti, invece di una partecipazione condivisa, all'intitolazione hanno partecipato soltanto le cosiddette autorità, attorniate dai vecchi e irriducibili nostalgici. Non ci sono state contestazioni perché nessuno voleva e vuole contestare questo ricordo e, al proposito, anche noi, come il sindaco, ci auguriamo che la targa venga rispettata anche se abbiamo molti timori in proposito, ricordando quante volte è stata imbrattata quella dedicata a Paolo Paoletti, assassinato da Prima Linea in via de Leyva.
Altro grave errore aver celebrato l'intitolazione nello stesso giorno dell'apertura a Monza della sede di un'associazione dichiaratamente fascista e razzista. La coincidenza, casuale o programmata da qualcuno che fosse, avrebbe assolutamente dovuto essere evitata dall'amministrazione che avrebbe potuto e dovuto posticipare la data.
Franco Isman
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25 settembre 2011