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I costi della politica e la democrazia
14. Monza che cambia
Umberto De Pace


consiglio comunalea

Riprendo brevemente uno dei temi che ho già avuto modo di affrontare su Arengario (vedi "Sullo “stipendio” dei consiglieri regionali monzesi") stimolato dall'inchiesta, sugli emolumenti dei consiglieri comunali, pubblicata da il Cittadino e dal dibattito seguitone.
Destinare denaro pubblico a cariche politiche di rappresentanza locale le quali dovrebbero, a mio modo di vedere, basarsi sul puro e semplice volontariato, lo ritengo ingiusto. Consiglieri circoscrizionali (oggi non più presenti, forse non a caso) così come quelli comunali non dovrebbero percepire alcun compenso a meno che gli stessi non versino in condizioni economiche disagiate (comprovate) a causa delle quali non potrebbero svolgere il loro mandato. Giusto invece concedere l'utilizzo di strumenti e mezzi per lo svolgimento del loro lavoro (sedi per riunioni e assemblee, utilizzo di fotocopiatrici etc.). Differente la posizione del sindaco e degli assessori, per i quali a fronte dell'impegno richiesto è doveroso il riconoscimento di un adeguato compenso. Ma anche in questo caso occorre un cambiamento, vincolando ad esempio il compenso al tetto del reddito personale (pre-incarico) di ognuno, erogandolo, in quota parte, solo quando tale reddito dovesse calare nel corso del mandato.
Corretto e giusto rivendicare, da parte di chi fa politica con passione e onestà – personalmente sono convinto che sia la maggioranza delle persone – le proprie ragioni, l'impegno e la fatica del proprio operare, le risorse spese. Inutile invece oggi differenziare il locale dal nazionale, i proprio comportamenti, sobri e virtuosi da quelli degli “altri”, loro sì colpevoli; rapportare il compenso all'impegno profuso o infine, questo sì fuori dalla storia, dichiarare candidamente di versarne una parte al partito. Siamo oltre tutto ciò. Stiamo uscendo faticosamente da un'epoca nella quale la politica – pur non sola – ha dato il peggio di sé, raggiungendo vette ignobili in un panorama diffusamente degradato e autoreferenziale, dove (quasi) nessuno, dei protagonisti può tirarsene fuori senza alcuna responsabilità. Il cambio d'epoca richiede risposte e proposte adeguate, innanzitutto e soprattutto dalla politica, anche locale, che così faticosamente e pesantemente fatica a prenderne anche solo coscienza. La pesantezza delle “colpe” passate non si può cancellare con un colpo di spugna o di maquillage ma richiede alla politica un cambio di registro pesante, dove la concretezza delle nuove regole sia accompagnata da gesti significativi, anche simbolici. L'incomprensione e l'incapacità di dare una svolta su un tema così semplice e al contempo importante, quale quello dei costi della politica, penso che rifletta la distanza culturale che separa la democrazia rappresentativa fino ad oggi conosciuta (e negli ultimi decenni violentata e usurpata dalla partitocrazia) dalla democrazia partecipativa con la quale oggi occorre confrontarsi.
Non solo, vi sono addirittura delle scelte che aumentano ancor più tale distanza. Mi riferisco ad esempio alla decisione – non so se attuata o solo annunciata a suo tempo – di far pagare l'affitto delle (ex) sale circoscrizionali ai cittadini i quali, sotto le più varie forme (associative e non), intendono riunirsi fra di loro. Il nostro Don Chisciotte (vedi "Da Mariani il salumiere a Scanagatti il ragioniere") lo ha già denunciato su questo giornale a suo tempo e al di là dei toni ne condivido il pensiero: la trovo una cosa meschina. Quelle sale sono di proprietà di noi cittadini e nel momento in cui intendiamo usufruirne non a fini di lucro, ma per momenti di incontro e partecipazione alla vita della comunità, trovo alquanto singolare che le stesse debbano essere (ulteriormente) pagate. Differente la questione dei corsi, che non conosco a fondo e sulla quale non entro nel merito. La gestione degli spazi pubblici è sicuramente un tema delicato, ma ancor più delicato e importante è il tema della democrazia, e la democrazia è innanzitutto libera partecipazione. Libera in quanto non può essere vincolata a strutture proposte od organizzate da altri (vedi i cantieri, le consulte etc.) ma deve potersi esprimere come meglio crede, senza alcun vincolo se non quello del rispetto dei principi della nostra Carta Costituzionale. Partecipata, perché essa non trova più compimento nel semplice mandato di rappresentanza ma necessita della presenza e del protagonismo di ognuno di noi. Costi della politica e democrazia quindi, due temi sui quali Monza deve avere il coraggio e la lungimiranza di dare una svolta.

Umberto De Pace

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  1. Sicurezza e informazione
  2. Volontari alla sicurezza e ronde
  3. I giostrai di via Sibelius
  4. Gocce di intolleranza
  5. Monza e i suoi rom
  6. La “vecchia” provincia di Monza e Brianza
  7. Dopo il 25 aprile, guardando al futuro
  8. Lettera aperta al direttore de “il Cittadino”
  9. Una moschea a Monza
10. Primo marzo: un giorno senza immigrati
11. L'aggressione a un concittadino “nero”
12. Sullo “stipendio” dei consiglieri regionali monzesi
13. Gli episodi di razzismo vanno fermati


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  11 novembre 2013