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Il 25 aprile e la Pedalata partigiana
Franco Isman


via Boccaccio

La Pedalata partigiana è nata nel 2010 su iniziativa dell'ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d'Italia) per commemorare le vittime del fascismo repubblichino, in particolare i caduti nella città di Monza, e si snoda su percorsi che toccano una parte delle numerose lapidi commemorative. L'organizzazione è soprattutto nelle mani del FOA Boccaccio, di cui alcuni ragazzi sono iscritti all'ANPI.
Ma anche se non si svolge esattamente il 25 aprile, ha in comune con questo una tradizione di tempo inclemente, o peggio. Infatti l'anno scorso la pedalata, programmata per il 20 aprile era stata rinviata al 27 ma poi annullata a causa della pioggia.

Quest'anno si è svolta sabato 19 aprile con pioggia nella mattinata e previsione di temporali proprio in coincidenza con la manifestazione, ma c'è stata una breve schiarita e una ventina di ardimentosi si è presentata alla partenza in via Boccaccio davanti alla lapide che ricorda Vittorio Michelini, Alfredo Ratti e Raffaele Criscitiello arrestati dopo l'incursione alla caserma di PS di via Volturno, torturati nei locali della Villa Reale e poi fucilati proprio contro quel muro dove ha attualmente sede l'ISA.

Villa Mirabellino

Quindi tappa davanti Villa Mirabellino al Parco, sempre più fatiscente, dove è prevista per il prossimo anno la realizzazione del “Bosco della Memoria” con un albero dedicato a ciascuno degli 89 deportati nei lager nazisti che non sono tornati: 87 “politici”, per la maggior parte arrestati per gli scioperi del maggio 1944 nelle fabbriche di Sesto SG, e 2 ebrei, gli anziani coniugi Alessandro Colombo e Ilda Zamorani.

Poi all'inizio di via Dante dove aveva sede il comando della wehrmacht, forse per tutta l'Alta Italia, infatti abbiamo appreso che da qui partì l'ordine per la grande operazione di riconquista dell'Ossola liberata e qui ci furono i contatti con la curia di Monza per concordare la resa. Interessante al proposito la documentazione fotografica pubblicata da Arengario alcuni anni fa del passaggio da Viale Regina Margherita prima dei tedeschi in ritirata e subito dopo degli americani. citt408.html.

Gianni Citterio

Poi alla lapide che ricorda Gianni Citterio, medaglia d'oro al valor militare nella omonima piazza, lapide quasi nascosta da un grande armadio di distribuzione della Telecom che avrebbe potuto e dovuto essere posizionato più in là. Da qui a piazza San Paolo dove cadde il 25 aprile 1945 Carlo Mengoni ed alla piazzetta Centemero e Paleari (già conosciuta come piazza Upim) dedicata a questi due partigiani torturati a morte nella adiacente Casa del Fascio (oggi l'Ufficio imposte) e qui abbandonati a monito della popolazione.

la lapide di GHambacorti Passerini

Quindi alla vicina lapide che ricorda Antonio Gambacorti Passerini fucilato a Fossoli il 12 luglio 1944 insieme ad altri 66 prigionieri, lapide indegnamente sconciata dall'ombrellone e dal tavolino dell'adiacente bar, incredibilmente autorizzati.

Infine alla lapide dedicata a Salvatrice Benincasa, catanese, torturata ed uccisa nell'adiacente Casa della Gil, oggi Binario Sette o Urban Center che dir si voglia, terminando al vecchio carcere di via Mentana dove venivano concentrati gli arrestati di tutta la Brianza e da dove furono prelevati i cinque partigiani Angelo Inzoli, Giuseppe Malfasi, Luigi Dell'Orto, Pietro Colombo, e Gianfredo Vignati fucilati per rappresaglia nella vicina via Silvio Pellico.

Ad ogni tappa i preparatissimi ragazzi del Boccaccio, Paolo, Rosa, Valentina e Andrea, hanno raccontato quanto era successo allora e ci sono stati interventi di alcuni partecipanti che hanno integrato le informazioni con particolari anche inediti.

Curiosità ma partecipazione quasi nulla da parte dei cittadini occupati a fare shopping od a mangiare il gelato. La Resistenza è cosa del passato, è la vulgata, la libertà di cui godiamo un bene acquisito di cui nemmeno ci si accorge e chi ritiene giusto, importante, anzi necessario, non dimenticare cosa è accaduto soltanto settant'anni fa è considerato semplicemente folcloristico. L'assoluta mancanza di rispetto per le lapidi ne è un sintomo. E il nuovo fascismo avanza.

Franco Isman

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Milena Bracesco
April 23, 2014 6:44 PM
Precisazioni sul "Bosco della Memoria"

Il sito che vedrà sorgere il "Bosco della Memoria"  posto dietro alla Villa Mirabellino  è quasi pronto dopo che è stato ripulito per accogliere il  nostro "sacrario naturale" dedicato ai Deportati.  Sono  89 i deportati monzesi tornati e non dai lager ed ai loro nomi verranno aggiunti anche i nomi dei Deportati  dei paesi che costeggiano le mura del nostro parco e cioè di Vedano, di Villasanta e di Biassono.
Andremo anche a ricordare successivamente i deportati militari.

Milena Bracesco
vice presidente  A.N.E.D.  Monza  Sesto



Prendiamo nota che 89 non è il numero dei monzesi che non sono tornati dai lager nazisti, come abbiamo scritto, ma quello totale dei deportati.
L'errore nasce dal fatto che non avevamo dubbi che gli alberi sarebbero stati dedicati ai morti e non anche a quelli fortunatamente e fortunosamente sopravvissuti (26 secondo Pietro Arienti in "Dalla Brianza ai Lager del Terzo Reich"). E così pensiamo che dovrebbe essere.
Giusta l'intenzione di aggiungere in futuro i nomi dei deportati dei paesi confinanti, giusto anche ricordare gli IMI (Internati Militari Italiani) che hanno saputo dire NO alle lusinghe della Repubblica Sociale, ma di questi, seicentomila circa in totale, ne sono morti “soltanto” (soltanto con quattro virgolette) 60.000. Ma allora forse è sbagliata l'idea di dedicare gli alberi anche ai sopravvissuti, o vogliamo dedicarli a tutti i deportati civili e soltanto ai morti militari ?

Fr.I.


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  21 aprile 2014