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L'albero della Memoria
Anna Marini


L'albero della Memoria

Ai giardini pubblici Rota-Grassi di Monza svetta un albero che con i rami sembra voler scalfire il tempo, immortalato nella tensione contro il silenzio, suona come un grido nella quotidiana quiete.

Daniele Napoli
E' l'opera con cui Daniele Napoli ricorda gli operai monzesi, vittime degli orrori nazisti: il manufatto, liberamente interpretato nella morfologia, nei materiali e nelle tecniche esecutive, ritrae il simbolo della vita che resiste nonostante le atrocità inscenate al teatro dell'assurdo.

La scultura rientra nell'ambito del progetto “Bosco diffuso in città”, che vede i luoghi pubblici monzesi popolarsi di installazioni temporanee, in attesa che venga realizzato il Bosco della Memoria di fronte alla Villa Mirabellino, al Parco di Monza. Il manufatto, l'unico permanente, è dedicato a quegli operai della Breda, della Falck di Sesto San Giovanni e di altre industrie, che gli scioperi del marzo 1943 e del marzo 1944 hanno unito contro l'oppressione nazifascista e l'opera si leva in ricordo di questi uomini, solidali nella missione della testimonianza.
L'albero fiorisce della loro memoria e alle estremità dei rami sbocciano gli attrezzi di lavoro, simbolo di ciascuna categoria alla quale i lavoratori appartenevano. “Operai aggiustatori, meccanici, tornitori, saldatori, manovali, rifilatori, attrezzisti” erano coloro che insorsero contro le violenze delle milizie e conobbero per questo l'assurdità dello sterminio.

Antifascisti, la cui voce sottratta alla vita, grida oggi in ogni ramo che la memoria congiunge.
Il progetto, realizzato dallo scultore Daniele Napoli, conosciuto da sempre come TANA, con la collaborazione di FOA Boccaccio003, ANED, ANPI e il patrocinio del comune, è stato finanziato con i fondi derivanti da corsi di saldatura tenuti al FOA Boccaccio dallo stesso TANA e da attività sportive.

L'installazione è stata inaugurata nel pomeriggio di martedì 5 maggio, anniversario della liberazione del campo di Mauthausen alla presenza dell'assessore alle Politiche culturali e di sostenibilità, Francesca Dell'Aquila, dello scultore Daniele Napoli, di Paolo Pioltelli per il FOA Boccaccio003, di Milena Bracesco, vicepresidente dell'ANED di Sesto e Monza e di Rosella Stucchi, presidente dell'ANPI di Monza.

Milena Bracesco è figlia di Enrico, deportato a Mauthausen e da qui inviato al famigerato Castello di Hartheim, tristemente noto per i sadici esperimenti che il dottor Mengele praticava sugli internati e per aver inghiottito 30.000 vite nell'applicazione del programma di eutanasia di Hitler: perché dall' “università degli orrori” nessuno più fece ritorno.
Commozione e grande coinvolgimento dei presenti hanno accompagnato la lettura, fatta da Milena Bracesco, dell'appello che ventotto superstiti dei Lager nazisti hanno presentato domenica 3 maggio alla Casa della Memoria a Milano, nel 70º anniversario della Liberazione.
I sopravvissuti, provenienti da tutta Italia, si rivolgono alle nuove generazioni perché proseguano nella tutela dei valori alla base della loro sofferta testimonianza. Pace, libertà di pensiero, uguaglianza, solidarietà, democrazia siano coltivati nei luoghi della formazione e costituiscano i presupposti per la società di domani, anche in nome di chi dai campi della morte non è più tornato. Le istituzioni internazionali guardino all'Europa come terra di incontro di culture differenti, che il dolore ha unito nell'atrocità dello sterminio ed eleggano i luoghi dell'orrore a dimensione della memoria, iscrivendoli nella lista dei beni tutelati dall'Unesco. Non siano l'indifferenza e la discriminazione a governare le relazioni umane, ma l'amore per la libertà e i valori difesi dalla Costituzione. Si mantenga viva, ogni giorno, la memoria di ciò che è accaduto, perché le atrocità del passato non debbano mai più ripresentarsi.

Anna Marini

L'opera
La scultura, integralmente in ferro, si sviluppa per 3,5 metri in altezza ed è realizzata con elementi tubolari, collegati attraverso saldatura. Due scoli praticati alla base del manufatto garantiscono il deflusso delle acque meteoriche; mediante bullonatura sono state giuntate all'estremità della struttura le componenti che costituiscono i “fiori”. L'albero insiste su un elemento di fondazione, per il quale è stato praticato uno scavo di 2,5 m x 1 m x 20 cm di altezza. Una piastra di spessore 1 cm, peso di 200 kg e quattro barre filettate Ö16, costituiscono l'armatura che è stata annegata in un getto di calcestruzzo; la struttura è dotata di pozzetto di messa a terra. Una volta eretto il manufatto, tre tasselli chimici hanno irrigidito ulteriormente il basamento. In contrasto al degrado, lo strato superficiale dell'opera è stato trattato con olio paglierino. Una recinzione di sicurezza di 4 metri di lato, che sarà in un secondo momento sostituita da una siepe, delimita la scultura. La fase di manutenzione prevede un'attività di monitoraggio con cadenza mensile con eventuale integrazione dello strato protettivo e la verifica del serraggio di tutti i bulloni.


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  6 maggio 2015