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In memoria di Gianni Citterio
comandante partigiano e martire della Libertà
Tania Marinoni



Sabato 13 febbraio Monza celebra la memoria di Gianni Citterio nell'omonima piazza, sotto la lapide che ne commemora il sacrificio. Le parole di Egeo Mantovani, presidente onorario dell'ANPI provinciale, invitano a ricordare la figura di spicco della resistenza monzese, quale indiscusso riferimento per l'organizzazione della lotta partigiana, prima in Brianza, poi in tutto il nord Italia.

In rappresentanza del sindaco e dell'Amministrazione comunale, il vicesindaco Cherubina Bertola elogia il coraggio sistematico dimostrato da Gianni Citterio nell'assidua opposizione al regime fascista: una predisposizione d'animo che differisce decisamente dall'audacia, dalla spavalderia e dalla tracotanza, oggi tristemente diffuse e garantite dall'anonimato offerto da gruppi, reti e social network. La lotta di Liberazione esigeva quel coraggio, che deriva da un profondo senso di responsabilità, maturato nella piena consapevolezza delle proprie convinzioni e delle possibili conseguenze derivanti da una simile scelta.

Il comandante partigiano rivive durante la celebrazione in suo onore nelle parole di Cecilia Veneziano, che ripercorrono i momenti salienti della sua vita, dagli anni giovanili fino al sacrificio sulle montagne della Val d'Ossola, sottolineando il valido contributo offerto alla città natale durante i momenti della Resistenza, ma anche nel periodo precedente, in qualità di fermo oppositore alla dittatura nazifascista. Monzese di nascita, incoraggiato dalla madre Angela Sacconaghi, il giovane frequenta il ginnasio allo Zucchi, il Liceo Berchet di Milano, per poi iscriversi alla facoltà di Legge all'Università di Pavia. Decisiva nella sua formazione anche la figura paterna: dal padre, Giuseppe, militante socialista, trae infatti la passione politica. Attivo già durante gli studi universitari, Gianni Citterio entra nel 1940 nel Partito comunista e nel 1943 è tra gli organizzatori degli scioperi nel milanese. Si dedica con grande determinazione alla diffusione degli ideali antifascisti, scrivendo per il giornale clandestino “Pace e Libertà”. Il giorno seguente la destituzione di Mussolini, Citterio, dopo aver guidato un corteo, esorta, nell'affollata trattoria di via Manara, la cittadinanza ad opporsi al regime fascista. All'otto settembre Citterio si esprime nuovamente in pubblico, incitando da un balcone del municipio i suoi concittadini alla lotta contro il fascismo, dimostrando così la centralità della sua figura nella gestione della Resistenza a Monza, nelle province di Lecco e Varese e nel milanese, dove organizza i primi Gruppi di Azione Patriottica e le prime formazioni partigiane. Ma è sulle montagne della Val d'Ossola che il Comando generale delle Brigate Garibaldi lo destina a perfezionare la formazione del nascente movimento di Resistenza. Audace combattente, con il comandante Beltrami ed uno sparuto numero di “ribelli” accetta la battaglia con i nazifascisti per consentire al resto della formazione di sganciarsi. Ed è in questo episodio della guerra di Liberazione, ricordato dalla Storia come la “Battaglia di Megolo”, che trovano la morte i comandanti partigiani Filippo Beltrami e Gianni Citterio, unitamente ai combattenti che con loro parteciparono allo scontro.

La figura di Gianni Citterio sia oggi presenza viva nella sua Monza e la sua preziosa testimonianza si erga a monito per tutta la cittadinanza, in particolare per le amministrazioni, animate troppo spesso da sentimenti differenti dal coraggio che questi seppe dimostrare in numerose occasioni, anche a costo della vita. Il comandante partigiano sia ricordato oggi e in futuro come simbolo dell'attualità dei valori sanciti con la Resistenza alla dittatura nazifascista e riferimento per i giovani nella passione per la politica e nell'amore per la Libertà e la democrazia.

Tania Marinoni


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  14.02.2016