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L'arte nel pane di Beppe Carrino
Anna Marini
foto dell'autrice

colonna di pane
Una colonna realizzata con il pane, un totem di 30 elementi sovrapposti uno sopra l'altro, è la scultura realizzata da Beppe Carrino in mostra al Binario 7 di Monza dal 30 ottobre al 6 novembre. L'iniziativa si inserisce nell'ambito delle installazioni “Pane, Arte e Culture” promossa e realizzata dalla Casa delle Culture di Monza. Quella visitabile all'Urban Center è un'opera che ha preso forma dall'azione sinergica e collettiva di più mani, riunite domenica 18 settembre nei laboratori allestiti presso i Mulini Asciutti del Parco di Monza.

“L'idea di fondo consiste nel mettere assieme gruppi di persone che lavorano alla realizzazione di opere, di installazioni simili a quelle appena mostrate, ma diversamente da quelle che sono maturate e realizzate nella classica solitudine dell'artista nel proprio studio e poi infine esposte al pubblico, nascerebbero in maniera corale, direttamente dall'incontro e dalla collaborazione di una pluralità, un insieme di persone diverse per genere, per età e per cultura”.

La struttura, snella ed imponente allo stesso tempo, semplice nei materiali e ieratica nella simbologia sottesa, testimonia la comunanza tra i popoli nell'alimento del pane, in tutte le declinazioni che le diverse tradizioni culturali hanno portato sulle tavole dei commensali, nei giorni di festa o nella quotidianità. Preparare il pane richiede la predisposizione di numerose fasi e la collaborazione di più soggetti, come documentano le fotografie scattate nei laboratori del Parco, che introducono lo spettatore nella sala espositiva. La vivanda, che da sempre costituisce la base dell'alimentazione per ogni popolo della storia, è in questa installazione simbolo di nutrimento sia fisico che spirituale: non solo raccoglie un'eredità millenaria ricca di gesti, ma è anche metafora del viaggio che ciascuno compie nel desiderio di approfondire la propria conoscenza del mondo e di se stesso.
Se la torre di Babele si ergeva ad emblema di incomprensione e incomunicabilità tra i popoli, la colonna di pane, al contrario, rappresenta la sintonia tra genti diverse, unite nella pratica forse più antica. La colonna, alla base della pratica del costruire in sinergia tra le diverse culture, si innalza ad inno di una nuova possibile società, fondata sulla comprensione e sulla collaborazione. Il linguaggio comune parlato dai popoli si struttura sui gesti, su una pratica corale ricca di tradizioni e comune sentire, che diventa, in questa occasione, esperimento di creatività collettiva. L'esposizione si inserisce all'interno del progetto e come continuum delle precedenti mostre realizzate da Carrino ed esposte sempre nelle sale dell'Urban Center. “Parole di pane” raccolgono frammenti di vita gridata, e a tratti sussurrata, in un dolore che si stempera o trova la sua dimensione nell'atto della testimonianza, nell'offrirsi all'ascoltatore.

Sul candore di teli bianchi, scolpite nel pane e nell'acrilico, si stagliano riflessioni, speranze, frasi intrise di pathos e di potente carica espressiva pronunciate dai protagonisti del viaggio per antonomasia: gli emigranti. Da un capo all'altro dell'Oceano, oppure tra regioni contigue all'Italia, il viaggio, lungo o breve che sia, reca in sé tanta speranza e, una volta compiuto, presenta nuovi sacrifici in terra straniera: le ristrettezze economiche e la diffidenza del popolo che accoglie l'altro, il diverso inteso come minaccia, all'insegna del pregiudizio e della paura. In cerca di un futuro migliore, di un lavoro, oppure in fuga da calamità, ognuno si mette in moto con la propria sofferenza dipinta sull'animo.
Individualità che confluiscono in un'unica corale che ricama sui teli oggetti allusivi dell'emigrazione: una valigia, le onde del mare che traghettano in un luogo al sicuro dalla guerra... e poi parole, ricamate sulla tela a disegnare simboli, ripetute come mantra, termini, che racchiudono l'esperienza del viaggio, che a volte diviene fuga dalle bombe, dalla propria terra avvertita come fonte di pericolo.

E al termine dell'esposizione, un elemento dalla forte valenza simbolica: la “Strada del Pane”. Nella meraviglia della potenza cromatica, che offre calde e lucenti sfumature, un lastricato di pane si estende per 15 metri di formelle, unite in un sentiero che conduce ad una soglia: l'approdo, oppure l'inizio di un viaggio. Una strada, aperta nello spazio del tempo che si snoda in più incroci, a narrare gli incontri e le peripezie, il silenzio e la speranza.

Nelle installazioni ospitate all'Urban Center, c'è tutta la vocazione di Beppe Carrino nel plasmare la sua arte con materiali naturali, c'è la dichiarata ed espressiva valenza sociale, oltre che l'opportunità di comunicare in modo efficace e diretto riutilizzando semplici prodotti. La ricerca delle tradizioni, per custodirle e dar loro voce nello spazio di un'esposizione, è da sempre la mission dell'artista napoletano. “Il lavoro artistico di Beppe Carrino è paziente come il tempo di un dialogo ininterrotto, che non vuole imporsi, ma cerca innanzitutto la relazione con l'Altro, con il distante, il diverso, il non rappresentato, il migrante, il dimenticato”.

Nel pane prendono forma molte delle opere di Beppe Carrino, che elegge l'alimento a materiale per sculture ed episodi artistici,occasione nei quali “si parla dell'uomo , dell'umanità in cammino, dell'eterna lotta per la sopravvivenza, del cammino percorso alla ricerca del lavoro e del pane, di grandi migrazioni, di storie di conquista e di sopraffazione, di fughe e di morte, di viaggi della speranza e sogni finiti in fondo al mare, di grandi ingiustizie ed emarginazione, ma anche di accoglienza, di solidarietà, di incontro e confronto tra gli uomini e le culture”. Dopo un lungo percorso di sperimentazione materica, in cui il pane diviene al tempo stesso oggetto e soggetto artistico, Carrino chiede all'alimento di acquisire una dimensione corale per diventare uno splendido messaggio di condivisione.

Anna Marini

pane

colonna di pane colonna di pane

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  3 novembre 2016