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Musica nei chiostri
Anna Marini (testo e foto)

Chiostro di San Pietro Martire

Si è conclusa la sera di sabato 8 luglio la rassegna Musica nei chiostri 2017, il tradizionale appuntamento con la musica corale e strumentale nelle incantevoli location monzesi. Un'iniziativa realizzata con il contributo del Comune, che continua da anni a suscitare grande interesse tra gli appassionati, registrando sempre una nutrita partecipazione di pubblico. Cinque serate, cinque momenti di suggestive sonorità nei luoghi simbolo della meditazione e della preghiera, ma anche della vita vissuta all'insegna della condivisione e dell'incontro.

Ad ospitare l'evento di chiusura della manifestazione è il Chiostro della chiesa di San Pietro Martire, annunciato dall'omonima piazza, presidiata, al centro, dall'imponente statua del celebre pittore Mosè Bianchi. Là tra le sinuose arcate, illuminate da una calda luce crepuscolare, e la prosperità del rigoglioso giardino, si è esibito il Coro San Biagio, come ogni anno esecutore ed organizzatore dell'iniziativa. Con i suoi trenta cantori si esibisce in musica sacra e profana dal 1969, da allora sotto la direzione di Fausto Fedeli, medico di professione.
Giunta ormai alla sua XIX edizione, la rassegna impreziosisce gli spazi di alto valore architettonico e valorizza il patrimonio artistico di cui la città di Monza è ricca.

Mosè Bianchi

Il ciclo dedicato alla musica giunge per quest'anno al termine e nell'ultimo incontro il Coro San Biagio, dopo una stagione densa di performance, si concede un'esecuzione del tutto originale nella scelta del repertorio: lo “sconfinamento” nei canti popolari, che generalmente non sono contemplati. Uno strappo alla regola, esattamente come avviene nell'ultimo giorno di scuola, quando i docenti riconoscono agli scolari un momento di “trasgressione”. Ma il Coro ammette anche un'ulteriore eccezione, necessaria al pubblico per comprendere meglio le esibizioni musicali. Al testo, che sovente non gode della dovuta attenzione, viene dedicata una maggiore evidenza, e anziché essere stampato su carta, viene declamato dalla professoressa Ila Maltese, sarebbe stato però utile annunciare anche il titolo delle singole canzoni.

Si uniscono le voci, nel loggiato del chiostro, ad intonare il Laudate di Knut Nystedt, splendida opera del compositore norvegese, che riflette la cultura religiosa dell'artista. A seguire l'Ubi caritas dell'organista francese Maurice Duruflé, un inno della chiesa occidentale, per molto tempo cantato come una delle antifone nelle celebrazioni del Giovedì Santo. O nata lux è un capolavoro di Morten Lauridsen, che deve alla grande padronanza della tecnica corale la versatilità delle tematiche nella composizione. Al termine di quest'esecuzione il Coro si compone nel giardino per arricchire il repertorio con brani di musica profana.

Cheste viole è un canto popolare friulano che un autore ignoto ha composto per Mariute: per chi l'ascolta è un brano romantico, che suona come il frammento di una dolce serenata.
Le voci intonano Fiori di Marco Màiero, l'inno alle meraviglie della natura: la genziana, la margherita e la rosa, i “fiori di brina” cantati nella “nebbia assopita”, i “fiori d'amore nella sera stupita” sono i protagonisti della fresca primavera di montagna. Dopo Sommarpsalm, il suggestivo inno estivo svedese, Pa se slis, canto sloveno dedicato al suono della campana di San Vito, così caratteristico, che è apprezzato anche in lontananza. La dolcissima orazione rivolta a Gesù in My song in the night di Paul Christiansen è seguita dallo struggente e altissimo Abide with me dI William Henry Monk: una accorata preghiera con cui si invoca la presenza del Signore, dall'alto della Sua misericordia e nell'eternità della Sua gloria. La ciansa del Jaeger, un canto composto nelle sonorità della splendida lingua ladina, Illustra un momento della vita di un cacciatore di montagna. Del fiammingo Orlando di Lasso, uno dei maggiori compositori di musica polifonica rinascimentale, il Coro San Biagio intona Mon coeur se recommande a vous. Chiude la manifestazione il brano Ecoute: il testo della poetessa valdostana Eva Pellissier, musicato dal compianto Maestro Angelo Mazza, per anni alla guida dell'Accademia Corale di Lecco.
Quando anche l'ultima eco degli applausi si è spenta in lontananza, è la luna che porge ai cittadini monzesi il proprio commiato e il garbato invito per la prossima stagione.

Anna Marini



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  12 giugno 2017