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Monza risorgimentale
Anna Marini


Nel pomeriggio di domenica 18 marzo, in occasione del 170° anniversario delle Quattro giornate di Monza, l'Associazione mazziniana italiana e Pro Monza hanno coinvolto la cittadinanza in un itinerario guidato, alla scoperta dei luoghi simbolo del Risorgimento locale. Nonostante le avverse condizioni metereologiche, in numerosi hanno aderito alla manifestazione, che si è svolta per le vie del centro, con la partecipazione dell'assessore alla Cultura Massimiliano Longo.
Il prezioso contributo di Gianna Parri, presidente dell'Associazione mazziniana, ha accompagnato i visitatori, illustrando il contesto in cui si sono svolti gli eventi commemorati. Gli apprezzati interventi di Ettore Radice hanno invece arricchito a livello contenutistico l'itinerario.
La manifestazione, che ieri ha riunito in piazza Carducci, un folto gruppo di interessati, si è rivelata un'ottima occasione per ricordare l'attiva collaborazione della Città alle celebri giornate del 1848. Infatti, come sostiene Gianna Parri, se ben note sono le giornate epiche di Milano, piuttosto sconosciute risultano quelle che videro Monza protagonista dell'insurrezione contro il governo austriaco.
Il nuovo percorso risorgimentale inaugurato domenica costituisce sicuramente un'importante opportunità per commemorare anche in seguito un momento storico fondamentale e, come ha osservato l'assessore Longo, potrebbe diventare un progetto di notevole rilevanza turistica.

Seppur con minore intensità rispetto a Milano, anche Monza avvertiva durante la dominazione austriaca la necessità di ribellarsi contro coloro che percepiva come occupanti: serpeggiava infatti tra la popolazione una viva insofferenza verso l'Impero che imponeva a tutta la Lombardia ingenti tasse ed ai giovani la ferma per otto anni. Contribuivano a promuovere questi sentimenti i giornali clandestini e, seppur velatamente, la posizione di Papa Pio IX a favore dei ribelli.
Ad iniziare la rivolta a Milano, la mattina del 18 marzo 1848, fu Enrico Cernuschi, uno studente monzese di famiglia benestante, sempre abbigliato elegantemente. Le cronache riferiscono a tal riguardo che il giovane estrasse una bandiera tricolore ed un moschetto: un gesto di grande valenza simbolica.

La notizia dell'insurrezione di Milano giunse nel pomeriggio a Monza, dove, per volere di monsignor Francesco Zanzi, le campane di tutte le chiese della città suonarono e le parole dei parroci invitarono alla rivolta. In cielo apparvero tante piccole mongolfiere di carta velina, recanti ciascuna un messaggio: “Milano è insorta, accorrete!”.
A Monza la ribellione sorse sotto i portici dell'Arengario, nonostante il divieto di assembramento imposto dai gendarmi austriaci. A guidarla fu Gerolamo Borgazzi, ispettore della ferrovia, che aveva servito nella Legione straniera. La grande libertà di movimento gli permise quel giorno di organizzare l'azione senza destare particolari sospetti e l'abilità nel comando gli consentì di riunire al suo seguito ben 2000 persone.
L'antico palazzo comunale divenne teatro di duri scontri nella notte tra sabato 18 marzo e domenica 19, quando giunsero da Desio e da Seregno truppe croate al servizio del'Impero. I cittadini riuniti sotto l'Arengario, quando vennero circondati dai soldati, risposero lanciando sassi contro i militari. Furono cinque gli uomini del popolo che in quell'occasione persero la vita.

Giuseppe Garibaldi assieme a Mazzini, evento quasi unico, passò proprio da Monza nel 1848, diretto a Como, come testimonia anche una stampa dell'epoca. I monzesi sostennero sempre Garibaldi nelle sue azioni ( il monzese Achille Mapelli partecipò alla spedizione dei Mille) e l' “Eroe dei due mondi” tornò a Monza nel 1862 in segno di gratitudine verso coloro che lo avevano appoggiato.

I monzesi, grazie ad una sottoscrizione cui parteciparono davvero tutti, cittadini e associazioni, eressero nella piazza a lui intitolata una statua in marmo realizzata da Ernesto Bazzaro, un giovane artista appartenente alla corrente degli Scapigliati, che vinse il concorso appositamente indetto. Un altro segno del legame fra i monzesi e il generale patriota.

La statua fu poi sostituita da una copia in bronzo, realizzata dallo stesso Bazzaro ma “esiliata” ai Boschetti. L'originale dimenticato per decenni nel cortile di una scuola è stato restaurato solo in tempi recenti. Purtroppo il monumento è mutilato proprio del braccio destro, quello che reggeva il cappello in segno di saluto: il gesto riconoscente di Garibaldi per i cittadini che lo avevano sempre sostenuto.
Nel 2013 il monumento è stato ricollocato in piazza Garibaldi, vicino al Tribunale. Proprio in questo luogo le parole di Gianna Parri hanno commemorato la splendida figura di Laura Solera, moglie di Giovanni Battista Mantegazza e madre di Paolo: la filantropa che si distinse nel soccorrere i feriti di entrambi le parti. A Monza permangono il ricordo e il prezioso esempio di una grande donna che seppe vedere nella sofferenza non il nemico, ma l'uomo bisognoso di assistenza.

Venne affissa nel 2002 sulla parete del palazzo comunale prospiciente piazza Trento e Trieste la targa in memoria dei monzesi che diedero la vita combattendo per gli ideali risorgimentali. Il 17 marzo 2014 Monza celebrò l'Unità nazionale inaugurando in via Carlo Alberto quella a ricordo del patriota Achille Mapelli. Ma sono i Musei Civici a custodire un cimelio di grande rilevanza: l'unico appartenente a quel periodo, recuperato tra i rifiuti in Villa reale grazie alla grande passione di Gianna Parri. Nella sala ipogea della Casa degli Umiliati è conservato infatti il tricolore originario del 1848: la bandiera che i milanesi donarono ai monzesi, in segno di gratitudine per aver condiviso con loro l'insurrezione contro gli austriaci.

Anna Marini


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  19 marzo 2018