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Dieci donne moderne in mostra al MEMB
Anna Marini


Sarà visitabile al MEMB, fino al prossimo 10 febbraio, la mostra dedicata a dieci coraggiose e intraprendenti donne brianzole, che vissero all'inizio del secolo scorso: “Nuove Donne Monzesi fra '800 e '900”. L'esposizione, curata da Vlada Novikova Nava, con il supporto di Silvana Giacovelli, ha il grande merito di mettere in discussione la tradizionale figura femminile, ormai così consolidata nella communis opinio, in Brianza a cavallo tra Ottocento e Novecento. Il cospicuo materiale raccolto testimonia infatti un volto nuovo della donna di quei tempi: non più relegata ad un ruolo subordinato in famiglia, moglie e madre di numerosi figli, ma soggetto attivo in diversi ambiti della sfera sociale.
Oggetti, fotografie e citazioni testimoniano una narrazione molto differente da quella voluta dal pensiero comune e offrono numerosi esempi concreti, che avvalorano l'importante tesi controcorrente. La memoria delle dieci donne “presentate” al MEMB spazia dall'imprenditoria all'istruzione, dallo spettacolo al soccorso e illustra non solo le abilità professionali delle protagoniste della mostra, ma anche le loro qualità morali, come un notevole coraggio e un'invidiabile determinazione. “Qui si portano esempi concreti di donne che, affacciandosi al Nuovo Secolo, hanno avuto la forza di uscire dagli schemi imposti dalla società ottocentesca e di prendere le redini della propria vita: viaggiando, esponendosi ed anche occupandosi di attività una volta regno indiscusso degli uomini”.

Iole Tornaghi e Gemma Bellincioni

La sua fama di ballerina ha spopolato in Europa, dalla romantica Parigi alla misteriosa Bucarest, e giunse persino a New York, dove le procurò il titolo di “primadonna assoluta”. Ma prima ebbe l'onore di esibirsi sui maggiori palchi d'Italia, dalla Scala di Milano, alla celebre Fenice di Venezia, fino al San Carlo di Napoli. Signori e signore, ecco a voi Iole Lo Presti Tornaghi, nata l'ultimo giorno del 1873 a Monza, non lontano dall'attuale Mulino Colombo. Ma la sua fama è nota anche in Russia, dove emigrò per amore del basso Fëdor Šaljapina. Là è ricordata per essere stata la prima ballerina dell'Opera Mamontov di Mosca, ma anche per l'invidiabile coraggio che dimostrò in seguito all'avversa fortuna in ambito familiare. All'inaugurazione della mostra il console russo ebbe a dire: “la vostra Tornaghi è anche la nostra Tornaghi”:

Monza diede i natali ad un'altra donna divenuta celebre in campo artistico, il soprano Gemma Bellincioni. Figlia d'arte, potremmo definirla, in quanto entrambi i genitori erano cantanti lirici. In vent'anni di carriera si esibì nei maggiori teatri d'Europa e del Sud America, ma anche in Italia. Nel 1886 tra il pubblico che, alla Scala di Milano, assistette all'esecuzione de La Traviata, fu presente anche Giuseppe Verdi, che ebbe modo di apprezzare “le sue qualità drammatiche”. Ma le sue doti interpretative le procurano meritata fama anche nei panni di Santuzza nella Cavalleria Rusticana di Pietro Mascagni.

Sita Meyer Camperio, Giuseppina Oreni (monumento funebre), suor Paola Vismara

Monza ha da sempre dimostrato naturale inclinazione per l'impegno umanitario a sostegno delle fasce meno abbienti della popolazione,degli ammalati, dei soldati feriti e dei prigionieri di guerra. È in questo ambito che spicca un personaggio di primo piano “del movimento umanitario femminile”, Sita Meyer Camperio. Il padre era un reduce risorgimentale, mentre la madre proveniva da una facoltosa famiglia di industriali tessili ed era impegnata nel movimento di emancipazione della donna. Sita è ricordata per aver fondato a Milano la prima scuola di infermiere della Croce Rossa Italiana, ma anche per il servizio prestato ai feriti durante la Prima Guerra Mondiale.
Il teatro bellico fa da sfondo all'opera compiuta anche da un'altra donna monzese, Giuseppina Oreni, classe 1883 e morta al fronte il 17 agosto 1918, vittima della “febbre gialla”.
La mostra ricorda due suore monzesi, divenute missionarie in Cina, entrambe appartenenti all'Istituto delle Figlie della Carità, meglio conosciute come Canossiane: l'intraprendente Paola Vismara, figlia del commerciante Gioachino, e Rachele Paleari, dotata di forte spirito d'iniziativa e capacità di coinvolgimento.

Ermelinda Ricci e Genoveffa Corsiglia

Il MEMB dedica una sezione anche all'imprenditoria, nello specifico al settore che ha reso Monza celebre in tutto il mondo: la produzione di cappelli, che già dalla metà dell'Ottocento vide la partecipazione femminile giungere al vertice delle industrie. Ci furono donne a capo di imprese poiché rimaste vedove, oppure spinte da comprensibili ambizioni. Tra loro, Genoveffa Corsiglia e, come dimostra una foto di gruppo che ritrae il IV Congresso nazionale dei cappellifici, anche Carolina Rigoni.

Angela Prina e Maria Fasanotti

Chiude la mostra la sezione dedicata a due importanti figure che operarono nell''ambito dell'istruzione. La maestra Angela Prina, che, dopo aver conseguito il diploma, pur essendo moglie di un cappellaio, si mise alla prova insegnando alle Cascine Bovati, oggi quartiere San Fruttuoso. Qui la donna dimostrò particolare dedizione insegnando in locali angusti ad una prima elementare di ben sessantanove alunni e dopo aver pedalato per chilometri, in sella alla sua bicicletta, per raggiungere la “scuola”. L'ultimo volto che si incontra è quello della maestra Maria Fasanotti delle Suore Misericordine, che prestò onorevole servizio presso l'Istituto di Don Bellani.

Anna Marini

Nuove Donne Monzesi fra '800 e '900
Museo Etnologico di Monza e Brianza
Vicolo Scuole 11, Monza
Orari di apertura
Martedì e giovedì 10:00 – 12:00
mercoledì 16:00 – 18:00
Ingresso gratuito


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  10 gennaio 2022