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Villa Archinto Pennati
Franco Isman e Tania Marinoni

                          

Domenica 2 ottobre, con un cielo splendente, visita guidata alla Villa Pennati, la piccola Villa Reale.
La bravissima guida turistica Stefania Castiglione, che l'aveva organizzata, non ha in realtà potuto dire nemmeno una parola… perché il padron di casa, l'ingegnere Alessandro Pennati Belluschi, ci ha fatto da anfitrione e ci ha condotto tutto attorno ai giardini, con un tour di forse due chilometri, con la passione e l'entusiasmo di come fosse la prima volta che lo faceva.
Ingegnere di nome, ma con una visuale aperta alla cultura e alle cose belle “forse perché in realtà l'ingegnere non l'ho mai fatto”, ha spiegato.

La Villa fu costruita dal conte Giuseppe Archinto nel 1829 su progetto di Luigi Canonica, ma alla sua morte nel 1862 fu venduta dal figlio ai Padri Barnabiti e per dieci anni divenne un collegio, poi nel 1873 venne acquistata da Filippo Pennati, fratello del bisnonno dell'attuale proprietario.

Nel cortile antistante la villa, sulla parete esposta a sud, fa bella mostra di se una meridiana tutta istoriata, una passione per Pennati, che ne sta realizzando un'altra.
Questa seconda meridiana, ci racconta, è stata calcolata e tracciata sul muro da un suo vecchio compagno di scuola, di mestiere ragioniere, che a un certo punto della sua vita ha buttato alle ortiche le mezze maniche ed ha messo a frutto la sua passione e i suoi studi per le meridiane, facendo “il meridianista” in giro per tutta Europa.
La meridiana segna con grande esattezza l'ora (solare, non legale, ovviamente) del punto in cui si trova, che non corrisponde esattamente all'ora che indicano gli orologi perché questa è un'ora convenzionale; infatti è uguale per tutta Italia, ma il sole per andare da Trieste a Torino impiega mezz'ora.

Il retro della Villa, che in realtà ne è la facciata principale, affaccia su un vasto parco all'inglese, opera dell'architetto Giocondo Albertolli. Una distesa verde che ha conservato intatta la sua delicata bellezza persino al termine dell'ultima estate senza piogge. L'ampio prato in declivio viene tenuto a sfalcio: durante la bella stagione, ci racconta Alessandro Pennati, si effettuano tre (o anche quattro) tagli: i primi due, il Maggengo e l'Agostano, che terminano con i caratteristici rotoloni di fieno; il terzo taglio è quello più “povero”, che prevede la rimozione dell'erba ancora verde.

Il parco, un giardino dal grande fascino ottocentesco, è percorso da un ricco sistema di acque: l'osservatore può notare ancora oggi un tratto, benché non più attivo, della Roggia Pelucca. Un ampio laghetto artificiale si estende tra gli arbusti: viene riempito a maggio e svuotato ad ottobre. Il prato è arricchito da aree alberate; molte sono le essenze, che Alessandro Pennati conosce con il nome scientifico: una passione per la botanica ereditata dal padre.


Due tempietti, uno dorico e l'altro corinzio, impreziosiscono l'elegante parco e certamente richiamano quello della Villa Reale. Nei pressi del fiume Lambro, che per un tratto segna il confine della proprietà, si erge una torre neogotica anche questa reminiscenza di quella della Villa; la costruzione è percorsa da un vallo che le garantisce un'adeguata aerazione. Sulla muratura spicca una pietra, con quattro stemmi, risalente al 1495. L'area verde ospita persino alcune arnie e uno spazio adibito alla coltivazione dei kiwi. C'è un tavolo sotto una cupola frondosa ed anche il “sedile degli innamorati”.

Le meraviglie del parco testimoniano anche l'opera della famiglia Pennati. Ne è un esempio una scultura, “realizzata” dal padre di Alessandro con la punta di un trapano fornitagli dagli operatori dell' Enel. Un solo albero è stato aggiunto all'architettura originaria, un Liriodendro scelto per la caratteristiche delle sue foglie che richiama la forma del cuore.

Il complesso Villa–Parco, per il mantenimento del quale operano una decina di dipendenti, è economicamente auto sufficiente grazie alle entrate derivanti dall'affitto degli appartamenti, molto ampi e di pregio abbastanza eccezionale, con corrispondentemente elevato canone di affitto. A domanda l'ingegner Pennati ha risposto: “no, nessun appartamento a equo canone”.

Franco Isman e Tania Marinoni


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  3 ottobre 2022