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La panoramica, la sopraelevata
e il Chiosco dell'Eternit


L'Esposizione era divisa in due grandi aree: la sezione di Piazza d'Armi e la sezione al Parco collegate da una ferrovia elettrica sopraelevata. Novità questa che con altra nota approfondiremo perché intervento significativo nel contesto della Città delle nuove tecniche di mobilità e dello stesso suo funzionamento
Di questa sistemazione di una Esposizione internazionale dentro il cuore della Città avremo modo di parlare seguendo i casi e descrizione nelle dispense di questa mia collezione che qualcuno raccolse e rilegò in unico volume privato.

panoramica
L'Esposizione a volo d'uccello, a sinistra Piazza d'Armi, a destra Il Parco

Riporto qui un disegno generale (dispense 1 e 2 del settembre 2005), dal titolo “ L'Esposizione a volo d'uccello” dell'illustratore Mario Stroppa (con qualche libera interpretazione dimensionale e cartografica in quanto la distanza fra le due sezioni della mostra era nettamente maggiore).Vi è anche l'elenco dei singoli padiglioni, distinti nelle due grandi aree di Piazza d'Armi (in prevalenza dedicato ai trasporti) e al Parco (dedicato all'arte) che, come indica anche la legenda sottostante, sono unite dal “Viadotto della Ferrovia Elettrica”.
Non riporto per ora le singole voci inerenti le sezioni dell'Esposizione, ma i dati generali:
  • Area occupata dall'Esposizione mq 840.000;
  • Area coperta mq 201.300;
  • Mostra di B mq 12.000;
  • Arte decorativa mq 22.000;
  • Galleria del Lavoro mq 30.000;
  • Trasporti Terrestri mq 25.000;
  • Marina mq 12.000;
  • Automobilismo e ciclismo mq 10.000;
  • Agraria mq 21.000.
Per curiosità e raffronto cito che l'EXPO in programma per il 2015 (Nutrire il Pianeta, di contro al tema dei trasporti di quella del 1906), occuperà 110.000 mq , ma esterni alla Città, con una scelta discutibile di nuova occupazione di aree di fronte alla opportunità di una EXPO diffusa sul territorio con interventi di recupero e valorizzazione del grande patrimonio storico e culturale ivi esistente. Come curiosità ricordo che tra le poche cose che ancora ricordano questa Esposizione è rimasto l'Acquario civico. Eppure l'Esposizione segnò quel tempo e le speranze, anche se poi in realtà la guerra dominò il panorama mondiale ed europeo su fronti contrapposti delle stesse nazioni dell'esposizione. Non a caso c'era anche un padiglione con armi e cannoni.

La dispensa n. 21 del luglio 1906 parla, come le altre, di molte cose, come della mostra del Ministero dell'Interno, di un padiglione ungherese, di agricoltura, persino di un padiglione del Comune di Sampierdarena. Tra l'altro è illustrato il “Padiglione dell'Eternit” con un'immagine ed un articolo su un prodotto industriale che da qualche anno cominciava la sua impetuosa ascesa nel mondo delle costruzioni.

Chiosco Eternit
Chiosco Eternit
Dietro si intravede sporgere la stazione della ferrovia elettrica elevata.

L'articolo ci informa che il progetto fu degli arch. Arcangelo Speranza e Carlo Mauri, milanesi, che si trova vicino all'uscita della stazione della “Ferrovia Elevata” di Piazza d'Armi. In effetti dietro si intravede la presenza della stazione.

La palazzina o meglio, come dice il titolo del testo Eternit, il Chiosco, illustra l'illusione su nuove tecnologie dei materiali e “ Più che destinato ad una mostra, è una mostra esso stesso, poiché è costruito tutto col nuovo materiale che vuol far conoscere: l'Eternit. L'Eternit è una pietra artificiale composta di amianto e cemento Portland – una novità in Italia - lanciata da poco dalla Società Anonima Eternit - Pietre artificiali, con un capitale di un milione e mezzo. Questa pietra si adatta per una infinità di applicazioni… la tegola dell'avvenire… un tetto di Eternit come si vede, del resto, sul padiglione del Belgio, sui padiglioni svizzeri, sulla stazione della ferrovia elevata e su altri edifici dell'Esposizione, ha un aspetto di eleganza e di distinzione che dà subito all'occhio”.
L'articolo continua parlando anche del limitato costo, della possibilità lavorare in vario modo il prodotto e della sua leggerezza. Ebbe poi una enorme diffusione.

Non si aveva allora alcuna avvisaglia della tragedia che avrebbe attraversato l'intero secolo e che ancora perdura nelle conseguenze sulle persone dato che la malattia può manifestarsi anche decenni dopo essere stati esposti alle polveri. Solo negli anni '90 del secolo scorso se ne impedì la produzione e commercializzazione e moltissimi luoghi e aree restano ancora da bonificare.
Drammatico apprendere che già nei primi anni '60 si sapeva che la polvere di amianto provocava il mesotelioma, un cancro che porta alla morte sia chi lavorava negli stabilimenti di produzione sia chi, all'esterno, ne aspira le polveri che si diffondono. Il pericolo deriva infatti dalla diffusione delle polveri dato che quando è “fissato” e rimane tale non produce direttamente danni.
Nel 2012 vi fu una sentenza “storica” con la condanna di responsabili, ai vertici della società, per le conseguenze ambientali ritenute disastrose, permanenti e dolose.
Non fu il primo né il solo caso, di una tecnologia sottovalutata per le sue conseguenze sull'ambiente e la stessa vita dell'uomo. Certamente un caso significativo che ha segnato anche il nostro territorio.

Alfredo Viganò


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