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Democrazia ed estrema destra
Il caso monzese
Umberto De Pace

fasci

Tra i tanti problemi che l'Europa si trova oggi di fronte, il riemergere di movimenti di ispirazione fascista e o nazista sarebbe un grave errore ritenerlo un fenomeno marginale. Se era prevedibile che tra gli effetti della grande crisi economica mondiale di questi anni, accompagnata dall'imponente fenomeno delle migrazioni, vi fosse anche la deriva populista, xenofoba e razzista, le politiche fin qui adottate per contrastarla, in gran parte hanno contribuito ad ampliare il consenso verso chi con demagogia e spregiudicatezza sfrutta il disagio sociale per i propri scopi e fini politici.
Sul neofascismo - 3



Si sente spesso parlare di “nuove forme” o “nuovi volti” del fascismo, come quelli a cui cerca di dare fisionomia lo storico Enzo Traverso in una sua conversazione con l'antropologo Régis Meyran (Enzo Traverso “I nuovi volti del fascismo” ed. ombre corte, ottobre 2017) suggerendo “ … la nozione di “postfascismo”, non più fascismo ma neppure qualcosa di completamente nuovo e diverso …” e ammonendo come “ Nel quadro di uno scioglimento dell'Ue e della crisi economica che ne deriverebbe, le estreme destre potrebbero radicalizzarsi: il postfascismo potrebbe così assumere i tratti di un neofascismo.” In un recente articolo su “il Manifesto” del 25/04/2019, lo storico precisa come “ … tranne poche eccezioni, le nuove destre non si autodefiniscano fasciste, anche se in molti casi quella è la loro matrice. Forse sarebbe meglio chiamarle postfasciste per distinguerle dai loro antenati: da un lato, esse appartengono a un diverso contesto storico, ma dall'altro è difficile interpretarne la natura e gli scopi senza metterle in rapporto con il fascismo, che rimane un'esperienza fondatrice della nostra modernità politica. In altri termini, il concetto di fascismo è al contempo inappropriato e indispensabile per decifrare queste nuove realtà. Le nuove destre non sono più fasciste ma non sono neppure qualcosa di completamente nuovo e altro dal fascismo. Hanno un carattere transitorio e instabile, ancora in mezzo al guado, suscettibile di mutare in direzioni diverse.” Se l'analogia tra i due periodi storici, l'avvento del fascismo e l'ascesa delle nuove destre, è rappresentata da una cornice di disordine mondiale e di crisi economica “ … le differenze sono tuttavia altrettanto se non più vistose.” quali ”… l'uso limitato della violenza e il ruolo marginale dell'anticomunismo nella retorica delle nuove destre … Il carattere radicalmente anti-utopico del postfascismo …”. Come il fascismo originario, la nuova destra è razzista ma ha cambiato il capro espiatorio, non più l'ebreo ma l'immigrato, dall'antisemitismo all'islamofobia. L'ultima differenza storica tra i due fenomeni chiama in causa le “èlites” europee: “Negli anni trenta, la paura del bolscevismo le aveva spinte ad accogliere Mussolini, Hitler e Franco … Oggi gli interessi delle èlites economiche non sono rappresentati dalle nuove destre ma dalla Troika e dagli organismi dirigenti dell'Unione Europea: la Commissione e la Bce. Il postfascismo potrebbe diventare il loro interlocutore privilegiato in caso di una crisi dell'euro e di una disgregazione dell'Unione Europea che precipiterebbe il continente in una situazione caotica e turbolenta.”


Paolo Mieli, dalle colonne del Corriere della Sera del 28/10/2018 invita a non utilizzare un termine, quale fascismo, per dar forza ai proprio discorsi e convinzioni sottolineando come “ il ritorno di un regime fascista” sia quasi sempre sbagliato evocare. Per Paolo Mieli: “La verità invece è che il fascismo negli ultimi settant'anni non è più stato all'orizzonte dei Paesi occidentali e ad evocarlo ossessivamente si è costantemente rischiato e si rischia ancora di fare lo stesso errore compiuto nel 1924 da Gaetano Salvemini il quale, dopo l'uccisione di Giacomo Matteotti, si allarmava per l'eventualità di un colpo di stato militare monarchico: ciò che gli impedì di notare per tempo alcune specificità del mussolinismo. Specificità dei movimenti nuovi che vanno individuate in ogni epoca senza indulgere alle evocazioni facilone.” Pochi giorni dopo, il 9/11/2018, sempre dalle colonne del Corriere della Sera, Antonio Polito nel suo editoriale dal titolo “Se torna la vittoria mutilata”, in occasione del centenario della “ ... fine dell'”inutile strage” come Benedetto XV definì la prima guerra mondiale, condannando i nazionalismi che la provocarono.” guarda con preoccupazione all'anno nuovo, il 1919, il cui centenario ci riporterà a “ ... un anno talmente cruciale e terribile da passare alla storia per la definizione di “diciannovismo” e se è vero che il fascismo non è alle porte “Esiste però un'inquietante somiglianza con il clima di un secolo fa ... “ che si ritrova nella retorica della “vittoria mutilata” che oggi si rispecchia nella deliberata ricerca di scontro del governo del nostro paese con l'Unione Europea.
A conclusione di una condensata ricostruzione storica degli opposti fascismo/antifascismo, Andrea De Bernardi, nel suo già citato recente libro “Fascismo e antifascismo. Storia, memoria e culture politiche” (Donzelli editore, ottobre 2018) sostiene come “ ... il fascismo non costituisca più una sintesi ideologica e politica in grado di rappresentare un'effettiva alternativa alla democrazia anche per i gruppi di estrema destra che si richiamano a quel passato. Essi sanno che è irriproducibile e sopravvivono come piccole minoranze militarizzate a presidio di una memoria defunta non tanto del fascismo quanto dell'antiantifascismo radicale ed eversivo, utile collettore di voti marginali da fornire alla Lega, come prima avevano fatto con la Casa delle Libertà.”


Se spesso quindi la parola fascismo è usata a sproposito è altresì vero che in alcuni casi non è usata affatto, come ci tiene a sottolineare la Wu Ming Foundation con particolare riferimento ai casi più eclatanti di violenze e omicidi che hanno visto come protagonisti appartenenti o simpatizzanti dei gruppi dell'estrema destra neofascista (“Toh, i fascisti! Tra allarmi tardivi e inviti all'ammucchiata, con le elezioni dietro l'angolo”, del 07/12/2017).
In un mio saggio recente, a proposito di questa inclinazione nazionale all'autoassoluzione, cito la provocazione d'un anonimo secondo cui il fascismo non è mai esistito. Da battuta è diventato profezia.” così Emilio Gentile su La Repubblica del 11/9/2008. La sua intervistatrice, Simonetta Fiori, ricorda come lo storico del fascismo, tra i più noti sul piano internazionale, conduca da sempre una battaglia culturale su quel fenomeno tutto italiano che è la “... “defascistizzazione del fascismo”, lo svuotamento operato sul regime dei suoi tratti liberticidi originari, la negazione del carattere totalitario.” In quell'intervista Emilio Gentile respinge anche la vulgata che imputa allo storico Renzo De Felice la riduzione del male del fascismo alle leggi antisemite e un ridimensionamento del problema della Rsi al patriottismo in buona fede: “Sulle leggi razziali De Felice scrive che la responsabilità fu di Mussolini, della sua “incosciente megalomania” di trasformare gli italiani “in nome di principi e ideali che erano negazione di ogni principio e ogni ideale”. Più chiaro di così. E ancora: “La tragica conclusione del fascismo è nelle sue stesse premesse e nella sua logica, nella sua sostanza antidemocratica e liberticida, nella sua mancanza di rispetto per i valori più elementari della personalità umana”. Anche su Salò si espresse in modo inequivocabile, attribuendo alla Rsi l'origine della guerra civile. Non sono opinioni assolutorie.”

Emilio Gentile

D'altronde Emilio Gentile nel suo libro appena uscito nelle librerie “Chi è fascista” (ed. Laterza, marzo 2019) invita a non usare in modo improprio il termine “fascismo” per intrepretare i fenomeni odierni del populismo, sovranismo, razzismo, nazionalismo o xenofobia. Né concorda con le “assurde e contraddittorie” a suo dire, definizioni del fascismo avanzate da Umberto Eco e nella sua definizione di “fascismo eterno” o con le esternazioni sul tema di altri intellettuali come Michela Murgia. Così come stronca la superficialità con la quale alcuni imputano al fascismo degli albori, vista la ricorrenza attuale del centenario della fondazione dei Fasci di combattimento avvenuta nel marzo del 1919, una patente rivoluzionaria e anticapitalista, quando in realtà fu un inizio fondamentalmente riformista e libertario da non confondere con il fascismo storico che, come riporta nel suo libro: “ … fu un fenomeno politico nuovo, scaturito dalla Grande Guerra. In opposizione radicale al bolscevismo, il fascismo mirava nello stesso tempo a distruggere la civiltà democratica e liberale, proclamando una opposizione totale alla sovranità popolare e ai principi di libertà e di eguaglianza. Come tale, il fascismo è stato il primo movimento nazionalista e rivoluzionario, antiliberale, antidemocratico e antimarxista, organizzato in un partito milizia, che ha conquistato il monopolio del potere politico e ha distrutto la democrazia parlamentare per costruire uno Stato nuovo e rigenerare la nazione. Il fascismo aveva una ideologia fondata sul pensiero mitico, virilistica e antiedonostica, sacralizzata come religione laica, che affermava il primato assoluto della nazione con l'intento di trasformarla in una comunità organica etnicamente omogenea, gerarchicamente organizzata in uno Stato totalitario. Infine, il fascismo aveva una vocazione imperialista e bellicosa alla politica di grandezza, di potenza e di conquista, mirante alla creazione di un nuovo ordine e di una nuova civiltà.”

Umberto De Pace

GLI ARTICOLI PUBBLICATI
0 - Prologo
1 - Perché Monza?
2 - Bran.Co. e Lealtà Azione - 1
3 - Bran.Co. e Lealtà Azione - 2
4 - Forza Nuova - 1
5 - Forza Nuova - 2
6 - CasaPound - 1
7 - CasaPound - 2
8 - CasaPound - 3
9 - Lorien e Progetto Zero
10 - Lorien e Compagnia Militante
11 - A.D.ES.
12 - Le radici dell'estrema destra monzese - 1
13 - Le radici dell'estrema destra monzese - 2
14 - Sul neofascismo - 1
15 - Sul neofascismo - 2
16 - Sul neofascismo - 3



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  4 maggio 2019