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Democrazia ed estrema destra
Il caso monzese
Umberto De Pace

fasci

L’affrontare temi della realtà contemporanea, pur in un contesto locale, non ci può esimire dall’approfondirli in un’ottica più ampia: storica, culturale, politica e sociale. Lo studio, l’analisi, la critica, il sano esercizio del saper distinguere e del dare il proprio significato alle parole, il ricostruire i fatti per quello che sono è un esercizio complesso e impegnativo che richiede il suo tempo; un esercizio al quale non si può rinunciare se si vuole tentare, quantomeno, di interpretare al meglio la realtà che ci circonda. Neofascismo, antifascismo e democrazia sono i grandi temi alla base del fenomeno dell’estrema destra monzese e non solo. Avere una maggiore consapevolezza su questi temi ci permetterà di avere una più chiara comprensione del fenomeno che stiamo analizzando.
Sull'antifascismo - 10


Interessante, poco conosciuto e meritevole di approfondimento è il tema dell'antifascismo nonviolento che ebbe quale padre nobile Aldo Capitini (1889-1968) https://www.benecomune.net/rivista/numeri/fascismo-antifascismo/lantifascismo-nonviolento-di-aldo-capitini/ – filosofo, politico, poeta ed educatore – il quale accompagnò la sua pratica e la sua testimonianza diretta con una profonda e argomentata elaborazione teorica. Secondo Daniele Taurino https://www.azionenonviolenta.it/author/daniele-taurino/ del Movimento Nonviolento alla base dell'antifascismo nonviolento ci sono: “ ... i testi di Capitini, in particolare quella che lui definisce la sua "tetralogia antifascista" pubblicata tra il 1937 e il 1944: “Elementi di un'esperienza religiosa”, “Vita religiosa”, “Atti della presenza aperta”, “La realtà di tutti”. Il suo “Antifascismo tra i giovani”  andrebbe studiato a scuola e attualizzato in concreto. Allievo giovanissimo di Capitini e antifascista è lo straordinario quanto poco conosciuto Silvano Balboni.” 


La storiografia sta iniziando a recuperare le storie della Resistenza nonviolenta, si vedano ad esempio gli ultimi lavori di Anna Bravo e di Ercole Ongaro, suggerisce Daniele Taurino il quale in un suo contributo sul tema, sostiene che “La nonviolenza è il varco attuale della Storia …” e la sua creatività permette di adattarsi meglio ai tempi, determinando e caratterizzando l'azione stessa in quanto i mezzi sono già il fine. Ciò rappresenta “... il punto focale anche nella considerazione di che cosa si debba proporre come antifascisti oggi, se effettivamente c'è ancora bisogno di esserlo. Eliminare quel “se” è, ahinoi, facilissimo e doveroso. L'Italia non ha mai fatto i conti col fascismo né storicamente né culturalmente.”

Aver ripercorso a grandi linee lo sviluppo, le principali espressioni, le criticità, le fragilità, le accuse e le difese del fenomeno dell'antifascismo nel nostro paese, ci permette di comprendere meglio il suo stato di salute odierno, le dinamiche politiche e culturali che ancor oggi caratterizzano il dibattito e il confronto-scontro sul tema, così come i suoi sviluppi anche all'interno del “caso monzese” oggetto della presente indagine.

Possiamo innanzitutto delineare alcune principali caratteristiche che contraddistinguono l'antifascismo. Partiamo dal suo essere in contrapposizione al fascismo. Pur essendo un'ovvietà va tenuto presente perché non può essere compreso e analizzato se non parallelamente alla comprensione e analisi del suo contrario all'interno di una precisa contestualizzazione del periodo storico che si intende focalizzare. Ho accennato più volte al suo uso strumentale, e tale utilizzo è facilmente riscontrabile quando l'antinomìa viene dissociata tra le due parti. E' facile denigrare l'antifascismo nella nostra epoca appellandosi al fatto, ovvio, che il fascismo storico è morto e sepolto, sminuendo al contempo il ruolo svolto dalle pur sempre presenti formazioni neofasciste. Così come può risultare semplice abusarne quale strumento di mobilitazione e contrapposizione per attaccare il nemico politico di turno.

Abbiamo visto come la contrapposizione fascismo-antifascismo si trascini dietro in modo altrettanto forte un'altra contrapposizione, quella tra comunismo e anticomunismo. Un'altra sua caratteristica è quella di essere stato sempre un elemento presente all'interno dei processi di sviluppo politico e culturali del nostro paese e come, in questo suo percorso l'antifascismo sia stato più volte reinterpretato e rinnovato. Alla rigorosa ricostruzione storica del fenomeno si affiancano periodicamente, anche da parte di eminenti storici e studiosi, considerazioni personali politiche-culturali, che traggono conclusioni o auspicano soluzioni che vanno al di là delle loro competenze scientifiche e professionali. Considerazioni personali assolutamente legittime ma che, è evidente, nel circolo mediatico e, ancor più, nell'ambito della strumentalizzazione politica, assumono valenze “scientifiche” improprie e fuorvianti. Infine, è bene ricordarlo, l'antifascismo è parte della nostra Costituzione. Non solo perché la legge fondamentale – sulla quale si basa il patto con cui si stipula la condivisione di un insieme di valori, di principi, di regole essenziali che tutti devono osservare ed impegnarsi a realizzare – è stata redatta dalle forze politiche che contribuirono alla sconfitta del nazismo e del fascismo nel nostro paese; ma anche per la presenza al suo interno della XII disposizione transitoria e finale, nella quale fu sancito: “E' vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista.”

     L'Italia turrita

Quali conclusioni trarre quindi sull'antifascismo? Innanzitutto va confermato il suo essere elemento divisivo, come inevitabilmente lo è qualsiasi pratica di opposizione e di rifiuto verso un qualcosa che non si voglia più che si avveri o che si ripresenti sotto diverse o mentite spoglie. A ciò va aggiunto l'elemento valoriale e cioè di essere giustamente divisivo, ponendo un confine, un discrimine, tra ciò che è lecito e ciò che non lo è all'interno di una comunità di individui che pone tale principio fra i suoi valori fondativi. Il suo persistere nel tempo ne conferma il radicamento nella nostra società. La sua forza la si può soppesare dall'essere riuscito addirittura a piegare a suo favore le tesi di un partito, Alleanza Nazionale, che nel deporre le vesti del partito neofascista Movimento sociale italiano, ne ha dovuto riconoscere la necessità storica. Ed è in questo passaggio storico-politico fondamentale, della fine del XX secolo, che si racchiude forse l'ultimo nodo che vorrebbe tenere in ostaggio ancor oggi quello che è uno dei principi fondativi della nostra democrazia. Questo nodo è rappresentato dall'antinomia comunismo-anticomunismo. Nodo che si vorrebbe recidere chiudendo così anche la partita con l'antifascismo tout-court. Che l'antifascismo non sia un valore a se stante detto da chi consegna alla storia in quel preciso istante, almeno a parole, il proprio armamentario neofascista, è più che comprensibile quanto ovviamente inaccettabile. Se lo scopo politico dei suoi fautori è evidente, occorre chiarire perché tale assunto sia insostenibile per la democrazia del nostro paese. Democrazia che possiamo chiamare tale a pieno titolo solo a partire dalla sconfitta del fascismo e del nazismo, la quale ha posto le sue solide fondamenta nella Costituzione e ha assunto l'assetto di Repubblica parlamentare. Tutto ciò grazie a quegli uomini e quelle donne che seppero opporsi alla dittatura fascista e che si conquistarono il diritto-dovere di prendere nelle loro mani le sorti di una nazione e non subire le decisioni imposte da altri. Nel merito di quanti sono stati effettivamente i membri attivi della Resistenza, pur lasciando agli storici la contabilità specifica, forse è il caso di sottolineare che quanto più esiguo si pensi o si affermi che fosse il loro numero, tanto più accresce il loro valore per il risultato ottenuto.

Partigiani delle Brigate Garibaldini il 25 aprile 1945 al castello di Pavia - (fonte Wikipedia)

In questo processo un contributo fondamentale fu quello dato dai comunisti ed è per questo che non può essere accettato nessun ricatto politico o culturale da chicchessia atto a rendere di tutto un'erba un fascio: comunismo, fascismo, nazismo, antifascismo e anticomunismo. La consapevolezza degli orrori dello stalinismo, le tragiche responsabilità del totalitarismo sovietico, le corresponsabilità dei dirigenti comunisti italiani nei suoi confronti, le aspirazioni per una “dittatura del proletariato” della base militante comunista, la resa dei conti, le vendette e le violenze postbelliche, sono da tenere ben presenti, ma non possono essere avulsi dal reale e concreto sviluppo storico e politico del nostro paese. Un paese che non annovera fra le sue pagine una dittatura comunista quanto lo sviluppo difficile, tortuoso e incompleto, di una democrazia a cui i comunisti italiani hanno dato il loro fondamentale quanto insostituibile contributo. Per questo l'anticomunismo nel nostro paese è un pensiero e una posizione politica assolutamente legittima ma non può essere assunto a “valore” nazionale e istituzionale a differenza dell'antifascismo.

E' tempo quindi di lasciare alla storia l'antifascismo? Dopo il superamento nei fatti della “questione comunista” e il riconoscimento “postumo” dell'antifascismo da parte degli ultimi eredi del fascismo storico; sul finire di un passaggio generazionale, che vede la scomparsa degli ultimi testimoni diretti del fascismo, del nazismo e della lotta partigiana; in un'epoca storica caratterizzata da una profonda crisi economica, politica, sociale e culturale, nella quale si evidenziano diffuse e numerose riproposizioni di forze dichiaratamente neofasciste e neonaziste, sia pur minoritarie ma strettamente legate alle forze ben più consistenti del populismo sovranista che pervade l'Europa, sarebbe singolare quanto inopportuna tale scelta. Ha ragione lo storico Renzo De Felice quando sostiene che la democrazia non si può sussumere nell'antifascismo; difatti per l'art. 1 della Costituzione l'Italia è una Repubblica democratica, basata quindi sul governo di molti e non di pochi e sulla partecipazione di tutti i suoi cittadini alla gestione della cosa pubblica. Ciò implica il ripudio di qualsiasi forma di autoritarismo, non solo quindi del fascismo. Ma i padri costituenti facendosi carico del pesante e tragico debito e della responsabilità che l'Italia fascista all'indomani della fine della seconda guerra mondiale, lasciava sulle spalle del paese, sancirono il divieto “sotto qualsiasi forma” alla ricostituzione del partito fascista. Se ciò successivamente non è stato adempiuto in modo puntuale e perfetto può essere elemento di discussione, ma il principio non cambia. Che l'antifascismo non sia più necessario perché l'Italia ha forze dell'ordine e organi giudiziari fedeli ai dettami costituzionali, come suggerisce lo storico Alberto De Bernardi, è una considerazione disarmante, la quale non solo stride con la storia del nostro paese che ha visto anche di recente, basti pensare al G8 di Genova del 2001, quanto tale “fedeltà” possa essere calpestata in determinati contesti politici; ma ancor prima tale affermazione stride con il senso e la complessità di una democrazia compiuta, alla base della quale vi è innanzitutto la partecipazione di tutti i suoi cittadini. Partecipazione che non può riassumersi nel semplice atto di adempiere al diritto-dovere di votare, né può essere disattesa pena lo snaturamento della stessa democrazia.

Umberto De Pace

GLI ARTICOLI PUBBLICATI
0 - Prologo
1 - Perché Monza?
2 - Bran.Co. e Lealtà Azione - 1
3 - Bran.Co. e Lealtà Azione - 2
4 - Forza Nuova - 1
5 - Forza Nuova - 2
6 - CasaPound - 1
7 - CasaPound - 2
8 - CasaPound - 3
9 - Lorien e Progetto Zero
10 - Lorien e Compagnia Militante
11 - A.D.ES.
12 - Le radici dell'estrema destra monzese - 1
13 - Le radici dell'estrema destra monzese - 2
14 - Sul neofascismo - 1
15 - Sul neofascismo - 2
16 - Sul neofascismo - 3
17 - Sul neofascismo - 4
18 - Sull'antifascismo - 1
19 - Sull'antifascismo - 2
20 - Sull'antifascismo - 3
21 - Sull'antifascismo - 4
22 - Sull'antifascismo - 5
23 - Sull'antifascismo - 6
24 - Sull'antifascismo - 7
25 - Sull'antifascismo - 8
26 - Sull'antifascismo - 9
27 - Sull'antifascismo - 10



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  26 settembre 2019