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Democrazia ed estrema destra
Il caso monzese
Umberto De Pace

fasci

L’affrontare temi della realtà contemporanea, pur in un contesto locale, non ci può esimire dall’approfondirli in un’ottica più ampia: storica, culturale, politica e sociale. Lo studio, l’analisi, la critica, il sano esercizio del saper distinguere e del dare il proprio significato alle parole, il ricostruire i fatti per quello che sono è un esercizio complesso e impegnativo che richiede il suo tempo; un esercizio al quale non si può rinunciare se si vuole tentare, quantomeno, di interpretare al meglio la realtà che ci circonda. Neofascismo, antifascismo e democrazia sono i grandi temi alla base del fenomeno dell’estrema destra monzese e non solo. Avere una maggiore consapevolezza su questi temi ci permetterà di avere una più chiara comprensione del fenomeno che stiamo analizzando.
Sull'antifascismo - 11


Per tornare, concludendo, al “caso monzese” possiamo affermare che al suo interno si possono riscontrare tutti i passaggi che abbiamo delineato in questa lunga analisi dell'antifascismo.


Già nel 1924, come documenta l'ANPI di Monza e Brianza, il nostro territorio esprime da subito il suo spirito antifascista con i risultati elettorali “ …  ove, già in pieno regime fascista ed in una elezione piena di brogli e atti più che intimidatori, ampiamente denunciati da Giacomo Matteotti (denuncia che portò al suo assassinio perpetrato dai fascisti su ordine di Mussolini), il listone fascista fu sonoramente sconfitto.” A seguire vi fu la lotta di liberazione con una “ ... Resistenza che, malgrado le difficoltà di sviluppo di un ambiente tradizionalmente moderato, poco incline alla ribellione e nonostante i problemi di organizzazione e comunicazione interna ha saputo guadagnarsi una sua dignità morale, politica e militare.” (Pietro Arienti “La Resistenza in Brianza”, ed. Bellavite, aprile 2006). Sono gli anni in cui l'antifascismo si espresse nella sua forma combattente, patriottica, di classe a seconda dei suoi protagonisti.


Interessante in tal senso quanto scrive Gianna Parri,
presidente dell'Associazione Mazziniana Italiana onlus, sezione Monza e Brianza, in un lettera a il Cittadino del 18 aprile di quest'anno, in risposta al sindaco di Lentate sul Seveso e alla sua decisione di “sospendere” le manifestazioni ufficiali per il 25 aprile “dopo le strumentalizzazioni politiche del 2018”: “Questo sindaco forse non sa chi erano i resistenti, espressione di tutti i partiti e di tutte le culture, vive ancora oggi, nonostante la cronaca attuale suggerisca altro. Al riscatto nazionale parteciparono donne e uomini di tutte le età, tutte le estrazioni sociali e le provenienze politiche: cattolici, socialisti, liberali, monarchici, repubblicani e Partito d'Azione, insieme ai comunisti …”. Nel dopoguerra l'antifascismo assume la sua forma istituzionale, subisce le pressioni e i ricatti della guerra fredda, per diventare quindi antifascismo di Stato e dover affrontare di conseguenza le nascenti contestazioni negli anni '60 del movimento studentesco e dei gruppi giovanili più politicizzati. Con l'avvento del terrorismo neofascista, accompagnato dalle debolezze e connivenze dello Stato nei suoi confronti, si rigenerò un nuovo tipo di antifascismo, definito dallo storico Marco Bernardi “esistenziale”, la cui enfasi non si poneva più sull'aspetto patriottico della lotta partigiana ma sul suo valore politico contemporaneo e chiedeva risposte concrete e forti contro il rischio del ritorno del fascismo. Seguirono gli anni Settanta dell'antifascismo militante a fronte di una presenza a Monza di un neofascismo altrettanto attivo e militante. E poi gli anni del riflusso, a seguire quelli del revisionismo e degli attacchi alla Resistenza, delle narrazioni anti-antifasciste, dell'equiparazione tra partigiani e repubblichini, della rivalutazione del fascismo, che qui a Monza, come abbiamo visto nelle prime puntate della presente inchiesta, vedono quali protagonisti della nuova vulgata l'attuale sindaco Dario Allevi, l'ex sindaco Marco Mariani e altri soggetti e organizzazioni di cui abbiamo già ampiamente parlato e documentato.



Non tutti però accettarono tale situazione. L'Associazione nazionale partigiani d'Italia (ANPI) di Monza e della Brianza e l'Associazione nazionale ex Deportati nei campi nazisti di Sesto San Giovanni e Monza (ANED) furono fra i primi a reagire. Sul suo sito l'ANPI ricorda: “ … La ferma ed immediata risposta delle associazioni antifasciste, i due presidi all'esterno del Consiglio Comunale, le due intere serate di dibattito nello stesso consiglio, la ricostituzione, dopo molti anni di inattività, del Comitato Unitario Antifascista e la grande fiaccolata del 13 dicembre (ndr. 2007) che ha attraversato le vie centrali di Monza, sono state risposte immediate che hanno dimostrato i forti sentimenti antifascisti della città e l'impegno a tenere alta la memoria storica dell'epopea della guerra di Liberazione.” Altro protagonista della piazza monzese è il FOA Boccaccio che fin dalla sua nascita nel 2003 pone fra i suoi principi e le sue pratiche di lotta l'antifascismo. Nella prefazione alla quarta edizione (aprile 2008) della pubblicazione “Monza Partigiana” – realizzata in collaborazione con l'ANPI di Monza – il FOA Boccaccio denuncia i tentativi di riscrittura della storia e chi “ … tenta di riabilitare figure irrimediabilmente compromesse nei crimini della dittatura, con la scusa che “i morti sono tutti uguali”.” Al loro costante impegno nel 2009, di fronte al protrarsi delle provocazioni dell'estrema destra presso il cimitero comunale in occasione del 25 aprile, con parate di commemorazione dei caduti della Repubblica Sociale Italiana, si affianca il contributo di singoli cittadini stupiti e indignati del disorientamento e della rassegnazione da parte dei più di fronte a tali iniziative, da taluni difese in nome della democrazia e della libera espressione del pensiero. A tali sentimenti e convinzioni questi cittadini contrapposero la loro determinazione, denunciando l'ipocrisia di una democrazia che lasciava calpestare i propri principi; affiancarono alla retorica istituzionale l'innovazione di modi e tempi delle celebrazioni; opposero alle provocazioni dell'estrema destra la propria presenza e partecipazione. Come abbiamo già ricordato nella prima puntata nacque così una raccolta di firme e una campagna di sensibilizzazione e informazione che partendo da singoli cittadini riuscì a coinvolgere associazioni, partiti e sindacati, e diede vita all'iniziativa “Questo è il fiore del partigiano” che da allora si rinnova ogni anno e ha saputo essere di esempio e stimolo anche per la città di Milano.


Non mancano ovviamente, all'interno del fronte antifascista, le contraddizioni, le diversità di vedute, e questo non solo sui metodi di lotta, come può sembrare ovvio, ma anche sul senso da dare oggi all'antifascismo. Per il FOA Boccaccio: “ … aspetto imprescindibile del nostro approccio alla tematica antifascista è l'adozione di pratiche e linguaggi che si riconoscono nella definizione di antifascismo militante e che quindi non escludono momenti di conflitto di piazza nel raggiungimento dei propri obbiettivi” (da Monza Partigiana V edizione del 25 aprile 2017). Conflitto di piazza come quello del “ … corteo di Cremona (gennaio 2015) in risposta all'aggressione neofascista in cui è stato gravemente ferito Emilio (compagno del CSA Dordoni), o abbiamo dato vita alla mobilitazione monzese del 18 febbraio 2017 contro la possibile parata nazifascista in occasione del giorno del Ricordo.”


Un antifascismo “militante” che quindi rivendica o minimizza o giustifica il fatto che fra le sue possibile conseguenze possano esserci atti vandalici e violenti come successe a Cremona nel 2015, oppure aggressioni violente contro banchetti della Lega Nord come avvenne a Monza il 18 febbraio 2017. Una pratica antifascista in cui l'aggettivo “militante” non identifica puramente l'impegno attivo e costante sul tema, quanto l'accettazione di una pratica anche violenta a seconda dei casi e delle condizioni. Metodi e pratiche condannate dall'ANPI per le quali l'antifascismo può trovare espressione solo nell'ambito delle regole democratiche e non violente. Più articolata la posizione della variegata area della sinistra radicale, con posizioni che vanno dall'accettazione della pratica nonviolenta alla rivendicazione dell'”antifascismo militante” quale risposta alle violenze dei gruppi neofascisti nei quartieri, nelle scuole, in particolare nei confronti dei militanti dei centri sociali o degli attivisti più in vista della sinistra antagonista. Una risposta a quell'”anti-antifascismo militante” che in questi ultimi anni sempre più spesso è giunto agli onori della cronaca, emblematici i casi più recenti con le aggressioni a persone che banalmente portavano la maglietta di Cinema America a Roma, o a Frosinone.


Qual è quindi il senso da dare oggi all'antifascismo? Quale “comune sentire” esso può esprimere? E' una domanda che non riguarda solo Monza. Sono in tanti a chiederselo e a chiederlo. Lo storico Claudio Vercelli conclude un suo articolo per Patria Indipendente, mensile dell'ANPI, sostenendo che: “Ci troviamo in prossimità di un bivio. Occorre ripensare al modo in cui si intende il significato dell'impegno politico. Occorre soprattutto confrontarsi per parte propria con la realtà per com'è, non per come la si può fantasticare. Le rabbiosità così come i sentimentalismi, le ingenuità così come i moralismi, non servono assolutamente a nulla. Prima si tornerà al duro ma incontrovertibile mondo della quotidianità, alla comprensione di come questa stia concretamente mutando, più e meglio si avranno possibilità di riprendere il bandolo della matassa della partecipazione a quel medesimo mutamento, senza subirne passivamente gli effetti.” Ciò necessita se si vuole cercare di comprendere la realtà in cui viviamo, saper discernere in essa lo spazio che occupa il populismo, quello proprio dei neofascismi, sapendo leggerli all'interno del quadro complessivo della crisi epocale che stiamo attraversando. Tutto ciò dando il corretto significato alle parole e avendo consapevolezza che in questo “difficile presente” l'antifascismo: “ … non è una dottrina e neanche una “posizione politica” tra le altre ma il motivo stesso per cui il nostro Paese appartiene all'insieme delle società libere. L'antifascismo – infatti – è, in senso lato, cultura della libertà. In tutti i suoi aspetti. Quindi è pensiero plurale e pluralistico. Il suo presidio è nella Costituzione. Non si è antifascisti poiché si appartiene e ci si identifica con una specifica area politica ma perché si è sottoscritto quel patto di lealtà reciproca che lega liberamente individui e organizzazioni al rispetto di alcune norme basilari, senza le quali qualsiasi arbitrio diventa invece possibile. Ragione per cui, affinché l'Italia rimanga libera, necessita di essere governata secondo criteri antifascisti. Non è un facile sillogismo. Non è neanche un'equazione immediata, a beneficio di un'organizzazione o di un gruppo rispetto a un altro. L'antifascismo, poste queste premesse, è una cultura di base, elementare quanto fondamentale, che necessita di essere costantemente rinnovata. Deve incontrarsi con i tempi, deve confrontarsi con lo spirito del momento, deve permeare di sé l'operato della collettività così come, soprattutto, i suoi rappresentanti. Altrimenti, rischia di rivelarsi come un contenitore vuoto, un'etichetta da usare, non importa quanto a proposito o meno, per definire essenzialmente la concreta mancanza di contenuti.”

Umberto De Pace

GLI ARTICOLI PUBBLICATI
0 - Prologo
1 - Perché Monza?
2 - Bran.Co. e Lealtà Azione - 1
3 - Bran.Co. e Lealtà Azione - 2
4 - Forza Nuova - 1
5 - Forza Nuova - 2
6 - CasaPound - 1
7 - CasaPound - 2
8 - CasaPound - 3
9 - Lorien e Progetto Zero
10 - Lorien e Compagnia Militante
11 - A.D.ES.
12 - Le radici dell'estrema destra monzese - 1
13 - Le radici dell'estrema destra monzese - 2
14 - Sul neofascismo - 1
15 - Sul neofascismo - 2
16 - Sul neofascismo - 3
17 - Sul neofascismo - 4
18 - Sull'antifascismo - 1
19 - Sull'antifascismo - 2
20 - Sull'antifascismo - 3
21 - Sull'antifascismo - 4
22 - Sull'antifascismo - 5
23 - Sull'antifascismo - 6
24 - Sull'antifascismo - 7
25 - Sull'antifascismo - 8
26 - Sull'antifascismo - 9
27 - Sull'antifascismo - 10
28 - Sull'antifascismo - 11



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  5 ottobre 2019