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CONTROCORRENTE

Franco Isman

Il papà di mia moglie è stato un importante comandante partigiano.
Io sono ebreo, l'otto settembre 1943 avevo dieci anni e mezzo, se i tedeschi o i fascisti di Salò mi avessero preso mi avrebbero spedito ad Auschwitz dove sarei stato immediatamente ucciso e passato per il camino, sono stato salvato da un eroico sacerdote, don Luigi Re, ed alla sua Casa Alpina ho anche conosciuto don Giovanni Barbareschi uno dei protagonisti del film. Di più, Mario Isella “Bisonte”, il più giovane delle Aquile randagie, è stato il mio capo scout.
Tutto questo per dire che non posso non apprezzare lo spirito del film.

Il film appena presentato a Milano ed a Monza sta avendo un enorme successo, secondo solo ad un kolossal americano, e questo dimostra l'influenza dell'establishment cattolico, dagli scout, alle parrocchie, alle diverse organizzazioni. Il film ha la sua indubbia utilità in quanto mostra, almeno in parte, le atrocità dei nazisti e degli sgherri fascisti e mette l'accento sulla componente cattolica della Resistenza: i comunisti, seppur egemoni non erano soli.

Eppure… eppure il film non mi è proprio piaciuto.

In primo luogo è troppo agiografico, troppo mieloso, i nostri eroi sono troppo perfetti, salvano perfino i nazisti. E troppo religiosi.
Ma poi un sacco di inesattezze e di assurdità, a partire da quella, poco importante ma appariscente che, confesso, mi ha dato fastidio fin dall'inizio, dei calzoni corti degli scout, al ginocchio, come quelli di oggi mentre una volta erano corti davvero.
Anche cose più importanti: le Aquile nel film sono tutte attorno ai vent'anni, tutte soggette all'editto Graziani che ne ordinava l'arruolamento, quindi immediatamente inquisibili.
La splendida fuori serie con la quale i nostri eroi hanno praticamente rapito, seppur per salvarlo, un bambino ebreo ricoverato in un ospedale.
Fino all'assurdo totale di una coppia di ebrei con cucito sul bavero la stella di Davide, obbligo mai esistito in Italia.

Anche la scena dei fucilati a piazzale Loreto è del tutto irrealistica, con un partigiano che deve ancora essere giustiziato ma è sempre allo stesso punto anche quando arriva l'allora diacono Giovanni Barbareschi, mandato dal cardinale Shuster. E le aquile che si inginocchiano davanti ai corpi dei fucilati e le SS non reagiscono.

E ancora: la bravata di quattro aquile che in divisa, con il loro bravo fazzoletto al collo, riescono ad attraversare lo schieramento militare, salgono sul palco delle autorità naziste e fasciste, fanno il saluto scout quando gli altri levano il braccio teso e riescono ad uscirne indenni. Talmente incredibile... da non crederci.
E si potrebbe continuare.

Franco Isman

Il trailer del film.


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  3 ottobre 2019