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Destinatario sconosciuto
Franco Isman


Destinatario sconosciuto

Un libro preveggente scritto nel 1938 da Katherine Kressmann-Taylor.
Una splendida trasposizione teatrale dovuta a Rosario Tedesco che per 10 anni aveva rappresentato Il Vicario di Rolf Hochhuth.
Un titolo che cela una tragedia.

Ieri sera abbiamo avuto il privilegio di assistervi nel ciclo di programmazione Teatro + Tempo Presente al Binario 7, interpreti Nicola Bortolotti e Rosario Tedesco con la partecipazione del coro “The singers Choir” di Vimercate.
E' la storia di Max Eisenstein e Martin Shulse, ebreo americano di origine tedesca il primo, tedesco emigrato in America prima della Grande Guerra l'altro, proprietari di una Galleria d'arte di successo a San Francisco e fraterni amici. Finché, alla fine del 1932, Shulse decide di tornare in Germania


Gli amici si scrivono e lo scambio epistolare è molto ben rappresentato sul proscenio.
Nelle lettere di Martin possiamo seguire, e comprendere, il suo affascinamento nei confronti di Hitler, l'uomo forte che riscatta la Germania dalle miserie derivanti dalla sconfitta nelle Grande Guerra e le promette un futuro glorioso. Una vera e propria rivoluzione che, nella transizione può richiedere, e richiede, il sacrificio di singoli individui o categorie, nello specifico gli ebrei.

Il 25 marzo 1933 Shulse, diventato esponente del Partito Nazionalsocialista di Hitler scrive: “Quell'uomo (Hitler) è come una scossa elettrica, energico come lo può essere soltanto un grande oratore e un fanatico… Le sue camicie brune appartengono alle classi più basse, si danno al saccheggio e hanno cominciato a organizzare pestaggi di ebrei.”
E ancora: “…da quando sono qui ho avuto sotto gli occhi questo mio popolo, ho visto quali sofferenze ha dovuto patire, quanti anni di pane sempre più scarso, di corpi sempre più magri, di speranze inutili. Erano intrappolati nelle sabbie mobili della disperazione, immersi fino al mento. Poi, appena prima che giungesse la fine, è arrivato un uomo che li ha tratti in salvo… Sono in preda a un delirio di felicità, lo venerano quasi…”

Soltanto alcuni mesi e i pochi dubbi e riserve scompaiono del tutto e Martin scrive “Io non ho mai odiato un ebreo in particolare… ti ho voluto bene non perché eri ebreo, ma nonostante tu lo fossi. L'ebreo è il capro espiatorio universale. Se è così un motivo ci sarà…”
Fino a proclamare: “Purifichiamo il nostro sangue da tutti gli elementi impuri. Attraversiamo cantando le nostre valli… e dalle montagne ci rispondono le voci di Wotan e Thor, le antiche e possenti divinità della razza germanica”.

E c'è chi, in Germania, ma anche da noi, si ispira ancora oggi a questi “ideali”.

Poi il dramma. Griselle, la sorella minore di Max, che aveva avuto giovanissima una storia d'amore con Martin, che poi l'aveva lasciata, fa l'attrice, recita prima in Austria, poi addirittura a Berlino dove viene contestata in quanto ebrea ma riesce a fuggire ed a nascondersi.
A Max ritorna respinta una lettera che le aveva scritto con il timbro “adressat unbekannter”, destinatario sconosciuto, lui pensa al peggio e scrive tre brevi messaggi a Martin implorandolo di fare quanto poteva per Griselle.
Poco dopo Martin lo informa che Griselle era arrivata a casa sua inseguita dalle SA ma che lui, naturalmente, non poteva rischiare accogliendola e l'aveva respinta. “Non correva molto veloce e le SA l'hanno individuata… e dopo pochi minuti lei ha smesso di urlare…”

E Max idea un ingegnoso piano di vendetta: inizia ad inviare a Martin delle lettere che hanno tutta l'aria di messaggi cifrati. Il 3 gennaio 1934, il 7 gennaio, il 29 e, nonostante Max lo supplichi di smettere, ancora il 5 febbraio, finché la lettera del 3 marzo gli torna respinta con la dicitura “adressat unbekannter”, destinatario sconosciuto…

Franco Isman

The singers Choir


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  16 dicembre 2019