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Rivoluzione bici
Silvia Zamboni con Monza in Bici presenta il suo libro.
Sabato 20.11 alle 16:30 al Libraccio in via Vittorio Emanuele
JLV

ingorghi

Che le nostre città siano sul punto di essere soffocate dal traffico automobilistico è un dato di assoluta evidenza, ma si stenta molto a fare qualcosa per porvi rimedio. L'automobile è ancora e sempre uno status symbol, la moda dei SUV imperversa e pochi, anzi poche, rinunciano a portare con questo il figlio a scuola o a utilizzarlo per andare a comprare un tanga in via Italia. E dato che i politici sono estremamente sensibili all'umore di quelli che sono in primo luogo elettori è difficile che facciano qualcosa di impopolare come, per esempio, l'istituzione generalizzata di zone con il limite di 30 chilometri orari. La passata amministrazione aveva realizzato alcune piste ciclabili, più o meno efficienti, ma poi aveva anche costruito il parcheggio sotto piazza Trento e Trieste, utilissimo per mettere sotto terra le macchine di residenti e di chi in centro ci lavora ma controproducente per la parte a rotazione che contribuisce a portare traffico in pieno centro. L'amministrazione attuale ha pensato bene di eliminare una pista ciclabile che effettivamente presentava dei problemi (via Monte Bianco-Monte Cervino) e, come aggiunta, quelle di via Lario e di via Rota. Il governo da parte sua aveva avuto la geniale pensata, poi rientrata in seguito alle proteste, di togliere punti alla patente automobilistica ai ciclisti che avessero commesso delle infrazioni !

Il libro di Silvia Zamboni, con la prefazione di Fulco Pratesi, che la bici usa da decenni a Roma che con i suoi sette colli non è certo una città facilmente ciclabile, ci racconta dettagliatamente questi problemi, quello che succede negli altri Paesi, in particolare in quelli nordici e quanto di positivo si sta facendo anche da noi.

Grave la mentalità degli automobilisti che considerano i ciclisti un intralcio che limita la loro libertà di manovra, e di correre, e molto spesso hanno comportamenti che rappresentano un oggettivo pericolo per questi. Spaventose le cifre degli incidenti mortali: “nel 2007 i ciclisti che nel nostro paese hanno perso la vita in incidenti stradali sono stati complessivamente 352, in media uno al giorno. Una enormità, anzi una abnormità. Quasi la metà aveva più di 65 anni, mentre i bambini fino a 14 anni di età sono stati 12.” Per i pedoni va ancora peggio: le vittime sono circa il doppio con le stesse percentuali di anziani e di bambini.
Per ricordare le vittime in qualche località, forse soltanto all'estero, nei luoghi dove si sono verificati incidenti mortali a ciclisti, anziché mazzi di fiori vengono messe delle biciclette dipinte di bianco incatenate a un palo, le “ghost bike”, a perenne ricordo e monito.

Per incentivare l'uso delle biciclette, oltre alla realizzazione di piste ciclabili ovunque possibile, è indispensabile incrementare la sicurezza della circolazione sulle strade ad uso promiscuo, a Reggio Emilia, ad esempio, “hanno deliberato che per tutta l'area interna ai viali di circonvallazione valeva il limite di velocità generalizzato di 30 km/h. Seconda mossa: hanno autorizzato i ciclisti a circolare in entrambe le direzioni nelle strade a senso unico di marcia comprese in quest'area”. E' generalmente consentito andare in bicicletta nelle zone pedonali e talvolta anche sui marciapiedi ma non si può ignorare che questo può anche rappresentare un problema in quanto si vedono ciclisti fare lo slalom ad alta velocità fra i pedoni che, magari, affollano le strade per lo shopping del sabato. Anche dove si potessero prevedere corsie riservate ai pedoni ed altre ai ciclisti, ci vorrebbero probabilmente anni perché gli italiani imparassero a rispettarle.

Strumenti importanti, e fortunatamente in via di sviluppo, sono la possibilità di trasportare le biciclette sui mezzi pubblici, treni in particolare, ed il “bike sharing”, molto di più di un semplice noleggio. “Se Mestre è la città laboratorio in cui oggi è percepibile il segno della svolta a favore della bicicletta, e Ferrara è la città della tradizione difesa e rinnovata, Bolzano (98 mila abitanti) è la realtà che ha lanciato un piano per la diffusione della mobilità ciclabile che in dieci anni ha cambiato il volto della città, ha moltiplicato i ciclisti e ha ormai raggiunto una situazione consolidata di successo”.

Milano è partita abbastanza bene con “bikemi”, un sistema elettronico gestito dalla Clear Channel con bici speciali a tre marce e trasmissione cardanica anziché a catena. La prima zona di copertura è stata quella dell'ecopass con 103 stazioni di prelievo e 1400 biciclette, con l'ambizione di arrivare addirittura entro il 2010 a 350 stazioni e 5.000 bici. Il sistema si basa su abbonamenti annuali, settimanali o anche giornalieri; l'accesso (automatico) alle bici avviene con tessera magnetica (per gli abbonamenti annuali) o digitando un codice fornito a seguito del pagamento della quota, le bici possono essere riportate in qualsiasi delle stazioni esistenti: questo è un notevole vantaggio ma comporta per il gestore l'onere di trasportare le bici da una stazione all'altra e per l'utente il rischio di non trovare un posto libero al termine del noleggio.

Bicincittà è il sistema di bikesharing elettronico made in Italy che si sta diffondendo a macchia d'olio nelle città del nostro paese. Sono ormai 42 i Comuni che hanno adottato Bicincittà fra cui Roma, Asti, Bari, Bergamo, Brescia, Cuneo, La Spezia, Novara, Parma, Pistoia, Genova (si tratta di biciclette elettriche), Prato, Reggio Emilia, Siracusa, Udine e Varese.” Un sistema analogo a quello precedente, con analoghi pregi e difetti.

“L'altra formula di bikesharing all'italiana è C'entro in bici. Non è un sistema elettronico come Bicincittà, bensì meccanico, un aspetto che abbassa parecchio i costi. Le biciclette non si sbloccano con una card elettronica, ma con una chiave di metallo non duplicabile, che ha una caratteristica che la rende unica: è uguale per tutti gli stalli di tutte le rastrelliere sparse in Italia. E' quindi una sorta di passe-partout che permette di utilizzare le biciclette dell'intera rete nazionale.”

E Monza cosa fa ? Sono anni che se ne parla e l'amministrazione vorrebbe muoversi ma i soldi non ci sono. Forse è per questo che “Peculiarità dell'operazione – scrive il Corriere – l'allestimento di un servizio di noleggio con biciclette a pedalata assistita, vale a dire bici elettriche che si ricaricheranno grazie a pannelli fotovoltaici”. Uno: Monza non è Genova e in una città pianeggiante le bici elettriche servono molto poco ma costano cinque volte tanto quelle normali; due: le solite sparate pseudo ecologiche, sinceramente non mi vedo gli utilizzatori del bike sharing con una specie di ombrello in testa per captare l'energia solare…

JLV


copertina
Rivoluzione bici
La mappa del nuovo ciclismo urbano.

Zamboni, Silvia
Edizioni Ambiente, Milano, 2009, 182 pagine, € 12

A Monza al LIBRACCIO
on line  www.libraccio.it


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  18 novembre 2010