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Musiche tradizionali in Brianza
Le registrazioni di Antonino Uccello (1959, 1961)
Massimo Pirovano


Uscito da qualche mese, su iniziativa del Museo Etnografico dell'Alta Brianza di Galbiate, il volume “Musiche tradizionali in Brianza. Le registrazioni di Antonino Uccello (1959 - 1961)” ci aiuta ad avvicinare un personaggio straordinario attraverso la sua opera poliedrica e per molti versi pionieristica. Si tratta di una raccolta di musiche e canti le cui registrazioni originali furono realizzate cinquant'anni fa da Antonino Uccello in due campagne di ricerca condotte in Brianza che interessarono in particolare le attuali province di Como, Lecco e Monza Brianza. Confluiti nelle raccolte 49 e 61 del Centro Nazionale Studi di Musica Popolare i brani raccolti dal maestro siciliano costituiscono la prima documentazione di ampio respiro di musiche tradizionali lombarde. Ninne nanne e filastrocche, favole e proverbi, canti rituali e d'osteria, canti satirici e canti di lavoro, ballate e brani strumentali delineano il panorama musicale di un'area non ancora travolta dai processi di modernizzazione che stavano investendo il resto della regione. Accompagnato da alcuni saggi il volume presenta la trascrizione delle musiche e dei testi con la loro traduzione in lingua italiana oltre ai canti contenuti nei tre cd allegati e restituisce a studiosi e appassionati una documentazione sonora che è di fondamentale importanza per una piena valorizzazione delle tradizioni musicali lombarde. La vicenda biografica di Antonino Uccello rivela il carattere di un intellettuale appassionato e sensibile. Di origini modeste, si era schierato con le classi popolari della sua terra, rivendicando i loro diritti ad una vita libera e la dignità della loro cultura antica, anche se spesso disprezzata. Si era infatti impegnato giovanissimo nella lotta per la riforma agraria e nella raccolta delle testimonianze materiali e orali della sua terra attorno ai monti Iblei, che furono poi raccolte nel museo che aprirà nel 1971 e curerà personalmente con la moglie Anna a Palazzolo Acreide, nell'indifferenza delle istituzioni locali. Uccello era però anche affascinato dai movimenti letterari e artistici che nel secondo dopoguerra avevano a Milano una delle loro città di riferimento ed è per questo che nel 1947 dovendo scegliere tra una cattedra a Canicattini e una a Mariano Comense optò per quest'ultima e si decise a partire anche se per questo gli amici e i parenti lo giudicarono pazzo.
Oltre alla preziosa raccolta di canti presenti nel nuovo libro, le “poesie brianzole” di Uccello, pubblicate nel 1962 subito dopo il suo ritorno in Sicilia, testimoniano la conoscenza che il maestro aveva acquisito dei nostri luoghi, della lingua che vi si parlava e della nostra società. I temi sono quasi sempre presi dalla natura e dal paesaggio rurale, che il maestro-poeta aveva frequentato per una quindicina d'anni e aveva visto cambiare. Colpisce la padronanza del dialetto brianzolo, trascritto in una forma ottocentesca con la precisione del filologo, o almeno quella consentita dai caratteri a stampa allora disponibili. Il poeta-ascoltatore, curioso e attento, offre al lettore termini che oggi appaiono insoliti o addirittura arcaici, evidentemente appresi dal contatto diretto con le donne e con gli uomini che vivevano e lavoravano nei nostri paesi: leggiamo parole ed espressioni come ughètta (uva fragola), sa sloeuva ol formentòn (si monda il granoturco), scascìga ol cavall (spinge il cavallo); insieme ai riferimenti ad alcune località come Calch, Mondònich, Resegòn, Cesàn, si trova traccia dei proverbi - Setember, che'l ghe fudess semper (Settembre, ci fosse sempre) - di espressioni formalizzate o di scongiuri: grill, grill, salta foeu, la tua mama l'è morta, ol tò papà l'è andà presòn per ona grana da formentòn (grillo, grillo, salta fuori, la tua mamma è morta, il tuo papà è andato in prigione per un chicco di formentone). C'è chi lo ricorda come una persona molto riservata, tutto preso dai suoi interessi artistici e culturali che lo portavano a collaborare – al Nord come al Sud - con vari amici artisti e a frequentare gli ambienti milanesi dove entrò in rapporto con scrittori e intellettuali come Vittorini, Treccani, Chiara, Budigna, Zancanaro. Uccello fu uno straordinario mediatore tra la cultura delle classi popolari e la cultura delle élite; come fu, grazie alle sue ricerche e alle sue pubblicazioni sulla Sicilia e sulla Brianza, un mediatore tra la cultura diffusa e le tradizioni del Sud e quelle del Nord. Il maestro siciliano è stato un vero antropologo, curioso di uomini diversi da lui e interessato a comprenderne i comportamenti e la mentalità. A 150 anni dall'Unità d'Italia, la sua vicenda ci insegna che il fatto di venire da un'altra società o da un altro ambiente può innescare il fascino per ciò che appare ordinario a chi è nato ed è sempre vissuto lì, sollecitando un interesse scientifico che dà valore a ciò che i nativi hanno dimenticato, hanno a lungo trascurato o tendono troppo spesso a banalizzare, come il canto popolare, che finalmente può venire riscoperto dai brianzoli di oggi.

Massimo Pirovano
Direttore del Museo Etnografico dell'Alta Brianza

NDR Questo articolo è già stato pubblicato su il Campanile periodico della Famiglia Artistica Lissonese (FAL) che ha anche inserito una breve biografia nonché un link ad un sito dedicato al maestro siciliano


copertina
Musiche tradizionali in Brianza
Le registrazioni di Antonino Uccello (1959, 1961)
Valota, Roberto
squi[libri], con 2 CD, € 35

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on line  www.libraccio.it



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  20 febbraio 2012