prima pagina pagina precedente indice




Salva i ciclisti
La bicicletta è politica
JLV

una bici bianca
una bici bianca

«Ci stanno ammazzando, dobbiamo fare qualcosa» è il grido strozzato che attraversa l'Europa da qualche mese a questa parte; così inizia Salva i ciclisti.
In Italia 2556 ciclisti morti negli ultimi dieci anni, con un trend in aumento. A Monza un anziano ciclista è stato travolto e ucciso da un camion a S.Albino il 21 giugno scorso; il 7 novembre alla rotatoria fra viale Stucchi e via Salvadori è toccato a un ragazzo di 19 anni investito da un Tir ceco.

In Inghilterra siamo sulla metà delle vittime: 1275 dal 2001 e il 4 novembre dello scorso anno viene travolta da un autarticolato una cronista del Times di Londra mentre si reca al lavoro. L'autorevole giornale decide che è ora di fare qualcosa, studia la situazione in Inghilterra e all'estero, in particolare nei Paesi Bassi, e il 2 febbraio 2012 dedica al problema l'intera prima pagina lanciando la campagna Cities fit for cycling, città a misura di bicicletta, e insiste per diversi giorni pubblicando un manifesto in otto punti che presenta al Parlamento. Il successo è straordinario: in due giorni oltre 5000 adesioni da parte di cittadini comuni, e poi i campioni ciclistici e numerosi sindaci; il partito laburista sponsorizza la campagna e David Cameron, primo ministro conservatore, si congratula. Il 23 febbraio inizia in Parlamento la discussione di una legge basata sugli otto punti.

E in Italia? In Italia la campagna del Times è immediatamente ripresa, stando a quel che racconta il libro, per iniziativa dell'autore dello stesso, giovane trentenne che un anno prima aveva capito che “si dovrebbero prendere a calci in culo pubblicamente tutti coloro che si permettono di dire «Abbiamo sempre fatto così»” e, schifato dalla situazione, se n'era andato all'estero. Vista l'iniziativa del Times, contatta immediatamente 38 blogger che si occupano di ciclismo proponendo loro di replicare l'iniziativa adottando però il nome di #salvaciclisti, dove il simbolo cancelletto sta proprio a mostrare che si tratta di un'iniziativa sul web. Detto fatto, viene deciso che l'iniziativa sarebbe stata lanciata contemporaneamente da tutti alle 12 dell'8 febbraio con la richiesta a tutti i lettori di rilanciarla ai propri contatti ed a 25 dei principali quotidiani. Il 13 febbraio una delegazione di blogger viene ricevuta dal senatore Francesco Ferrante del PD con cui concorda un disegno di legge basato sugli otto punti del Times; questo in pochi giorni viene sottoscritto da altri 62 senatori di quasi tutti i partiti.
Viene poi lanciata, sempre da tutti contemporaneamente, una lettera indirizzata ai sindaci di tutte le principali città in cui si chiede l'istituzione o l'estensione delle «zone 30», l'opposizione alla sosta selvaggia che obbliga i ciclisti e buttarsi in mezzo al traffico, la realizzazione di piste ciclabili, il bike sharing. Il primo a recepire l'appello è Giuliano Pisapia sindaco di Milano, che della bicicletta aveva fatto il simbolo della propria campagna elettorale, seguito a ruota, è proprio il caso di dirlo, da Matteo Renzi sindaco di Firenze e poi via via dai sindaci di Bologna, Roma, Torino e Napoli.
Per il 28 aprile, in contemporanea con una manifestazione a Londra patrocinata dal Times, viene programmata e lanciata una grande manifestazione in via dei Fori Imperiali a Roma con un successo straordinario: non c'erano forse i 49.999 partecipanti simbolicamente affermati dagli organizzatori ma più realisticamente 20.000 biciclette contro le 800 valutate dalla Questura (!).

Dopo la cronaca di questi avvenimenti, in continuo sviluppo per fortuna, una approfondita analisi delle motivazioni e dei vantaggi derivanti dall'uso della bicicletta, in cui tra l'altro si mostra come la bici sia di gran lunga il mezzo di trasporto energicamente più efficiente: fatta 1 l'energia spesa andando in bicicletta (22 kcal al chilometro in valore assoluto), 3 è quella spesa per camminare, 25 quella per viaggiare il treno, 53 usando l'automobile, e lasciamo stare l'aeroplano che, oggettivamente, non può essere rimpiazzato dalla bici…

Il libro ci racconta poi innumerevoli episodi della storia della bicicletta, da Luigi Ganna vincitore del primo Giro d'Italia, a Alfonsina Strada che partecipò a quello del '27 non peritandosi di mostrare le cosce, al superman Costante Girardengo, alla vittoria di Gino Bartali al Tour de France del '48 che ebbe una parte importante nel pacificare gli animi quando, in seguito all'attentato a Palmiro Togliatti, si arrivò vicini alla guerra civile, al fuoriclasse Fausto Coppi, eterno rivale di Bartali, al terzo incomodo Fiorenzo Magni, a Giordano Cottur della Wilier triestina che era l'acronimo di “W l'Italia liberata e redenta”.
Chi scrive nel '49, quando i suoi amici ottenevano la Vespa o la Lambretta ebbe proprio una bellissima Wilier Triestina rosso metallizzato con l'alabarda triestina da tutte le parti.
E poi, venendo ai nostri giorni, la “critical mass” nata in America ma diffusasi ovunque; il libro racconta come in Cina i ciclisti si fermino a un incrocio molto trafficato fino a raggiungere una consistenza tale da consentire loro di forzare il “blocco” delle automobili ed attraversare. E poi i Provos degli anni '60, la filosofia di Ivan Illich, lo shock petrolifero del '73-'74 con le domeniche a piedi, e tant'altro ancora.

E per finire la bicicletta nella letteratura italiana, con la riproduzione di alcuni classici racconti: La tentazione della bicicletta di Edmondo De Amicis (1906), Coppi e Bartali di Curzio Malaparte (1949), Non tramonterà mai la fiaba della bicicletta di Dino Buzzati (1949), Una corsa verso la libertà di Andrea Camilleri (Sellerio 2008).

JLV


copertina
Salva i ciclisti
La bicicletta è politica

Pietro Pani
Editore Chiarelettere pagine 178, € 7,90
A Monza al LIBRACCIO
on line  www.libraccio.it


in su pagina precedente

  23 novembre 2012