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Città territorio urbanistica
tra crisi e contrazione
Tania Marinoni

Piero Bassetti

La vita del pianeta è governata dall'azione dell'uomo che da sempre modifica il territorio; ora però ad essere minacciata non è più, come già avvenuto in passato, una delle società, ma l'intero genere umano. Il collasso ambientale, sempre più prossimo, non sarà un fenomeno locale, ma globale: è la nuova fase che il pianeta si trova a vivere, denominata da molti studiosi “antropocene”.

La crisi degli equilibri ambientali è l'esito di un'azione urbanistica che per troppi decenni ha governato il territorio con modalità consumistiche e irrispettose della principale risorsa: il suolo. La crescita incontrollata delle città ha portato ad una “densificazione” centrale dei nuclei urbanizzati, seguita da uno sviluppo rapido e disordinato nelle aree metropolitane circostanti: è il fenomeno dello sprawl, della dispersione urbana, che toglie spazi verdi alle periferie, isolandole dalle reti del trasporto pubblico locale e dalle infrastrutture della mobilità alternativa. Nelle zone densamente popolate svettano manufatti dismessi che, in obbedienza alle logiche consumistiche imperanti nella società occidentale, insistono sul territorio in preda a fenomeni di degrado ed obsolescenza.

Ad essere interrogata e messa sotto accusa nel testo di Arturo Lanzani è una pratica urbanistica scellerata, che per molto tempo ha obbedito ai desiderata di pochi e influenti attori, una scienza che ha interpretato lo sviluppo della città secondo la logica dell'espansione incontrollata dell'urbanizzato, sempre più gravato da un patrimonio edilizio ed infrastrutturale dismesso. È la politica delle grandi infrastrutture a vantaggio di pochi e rilevanti centri italiani, a discapito delle realtà locali, dinamiche ma fragili dei piccoli comuni. È l'Italia della TAV, orientata a sparuti e significativi interventi settoriali e disattenta alle nuove esigenze dell'abitare.

Quella proposta nel saggio è una rivoluzione culturale all'interno della pianificazione e della progettazione spaziale, un monito a leggere l'intero territorio come una risorsa da valorizzare nella sua diramata, plurale ed anisotropa ricchezza. Vi si prefigura un'agenda politica che preferisca le operazioni di addizione e sottrazione a quelle tradizionali di espansione dell'urbanizzato. Vi si suggerisce ed auspica un'azione urbanistica finalizzata alla realizzazione di un paesaggio che esprima un sistema di codici spaziali condivisi, grazie alla valorizzazione del capitale fisso sociale e delle risorse naturali, un paesaggio che si delinei non solo con la tutela delle realtà storiche riconosciute, oppure attraverso i grandi episodi architettonici, ma soprattutto grazie ad una prassi consapevole ed estesa a tutto il costruito.

L'Italia è ricca di uno stock immobiliare e di infrastrutture che non rispondono più efficacemente alle necessità attuali, con standard energetici sempre più inadeguati: strutture che versano in un stato di degrado per una sistematica assenza di manutenzione. Da questa grande ricchezza occorre procedere attraverso un cambio di destinazione dei manufatti, oppure riutilizzando dove possibile, ovvero smaltendo le materie prime impiegate per realizzarli. Alla pianificazione spaziale e alla progettazione urbanistica si offrono numerosi elementi ritenuti erroneamente privi di valenza significativa: sono gli spazi aperti, i luoghi in cui la città sfiora la campagna, zone discontinue e instabili, troppo spesso in attesa di urbanizzazione.

I piani di Monza e di Desio sono un esempio nella valorizzazione delle aree verdi che si estendono sul territorio: zone precedentemente edificabili vengono destinate all'agricoltura, se situate all'esterno del perimetro dell'urbanizzato, a verde pubblico e privato se insistono invece al suo interno. Queste aree, “lente” e silenziose, sono voci di intermediazione, attori di un riequilibrio ecologico e di un'offerta alla sempre più crescente domanda di spazi collettivi. Si dimostrano in potenza come luoghi condivisi, alternativi a quelli spersonalizzanti ed ovvi degli affollati centri commerciali; realtà vive che uniscano la compresenza di una produzione agricola alle reti della mobilità dolce; elementi ibridi di interconnessione tra porzioni di territorio spesso frammentate e discontinue, da valorizzare nella loro vocazione multifunzionale: le “campagne urbane” esprimono uno spazio rivendicato di cui riappropriarsi, instaurando un dialogo tra segmenti contigui ed isolati.

Tania Marinoni

copertina
Città territorio urbanistica
tra crisi e contrazione
Arturo Lanzani
Marsilio Editori, 2015

Pagine 126, Ð 27,00
ISBN 978881714695


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  21 novembre 2015