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L'opera resistente di don Gnocchi
Tania Marinoni

Don Gnocchi
Don Gnocchi in Russia

La figura di don Carlo Gnocchi, di cui quest'anno ricorrono i sessant'anni della morte, è nella memoria collettiva legata al servizio che il sacerdote ha compiuto durante il secondo conflitto mondiale in Russia come cappellano militare degli alpini, e all'opera assistenziale per orfani e mutilati, fondata nell'immediato dopoguerra. Ma del ruolo attivo svolto in Brianza nella lotta di Liberazione quasi nulla si conosce.

Daniele Corbetta raccoglie in Ribelle per amore. Don Gnocchi nella Resistenza i risultati di lunghe ricerche condotte sull'attività del prete milanese e al contributo offerto alla futura democrazia dalle formazioni partigiane cattoliche brianzole. Un documento che colma una grande lacuna della storia locale ed alla lotta armata preferisce l'apporto culturale e sociale offerto al movimento di opposizione al nazifascismo.

Nella serata di venerdì 23 settembre la sala civica di Biassono ha ospitato la presentazione del libro, in un'iniziativa promossa dalla Casa della Cultura di Monza e Brianza, in collaborazione con ANPI, gli Alpini e l'associazione Gaetano Osculati.
Daniele Corbetta affronta subito il tema centrale e doloroso per il cristiano, quello della partecipazione iniziale di don Carlo alla guerra e dell'alleanza sancita tra la Chiesa cattolica e lo stato fascista nelle pagine del Concordato. Difficili da accettare, le scelte del sacerdote e delle gerarchie ecclesiastiche vengono giustificate, secondo l'autore, se inserite in un'ottica di progresso sociale. Come scrive don Gnocchi stesso nella lettera al cardinal Schuster, il 5 marzo 1941 dal fronte greco albanese, per il quale era partito volontario allo scoppio del secondo conflitto mondiale, “Sono quaggiù ormai da 15 giorni, in primissima linea e non vi nascondo Eminenza che il distacco dal Gonzaga lo sento ancora dolorosamente. Lo offro al Signore, perché rientri negli scopi per i quali ò chiesto di partire, in questo momento di pena per il mondo (ingemiscit et parturit) perché nasca un ordine nuovo e più cristiano” (opera citata).

La vocazione di don Carlo, chiara fin da principio, è quella di operare nella carità, e durante la guerra il prete sente che il suo posto è tra le fila dei suoi alpini: prima nei Balcani e dopo in Russia: solo così, nella dimensione della patristica, è possibile, secondo Corbetta, comprendere una scelta in apparenza contraddittoria. Don Gnocchi sceglie di partecipare alla guerra per sottrarsi al privilegio che lo vorrebbe in cattedra come direttore spirituale all'Istituto Gonzaga di Milano. Decide di compiere la sua missione accanto agli alpini, ai più poveri, a quei contadini di montagna che hanno appreso la solidarietà dall'asperità dei luoghi in cui risiedono. Gli alpini vivono la montagna in guerra così come hanno imparato ad amarla in tempi di pace e il battaglione è una famiglia per loro, che dietro ai gradi militari colgono la fratellanza in cui si sentono uniti. E alla natura il sacerdote guarda affascinato, la interpreta come icona di Dio, ammirandola in qualità di opera divina, santificata dalla Salvezza.

Tuttavia al ritorno dalla Russia in don Carlo inizia a vacillare la speranza in un mondo migliore generato dal conflitto mondiale e il prete accusa i primi sintomi di una crisi non vocazionale ma che lo conduce a riconoscere il suo precedente errore di interpretazione. Così, dopo l'8 settembre, don Gnocchi rifiuta di presentarsi alla Repubblica di Salò come cappellano militare e grazie alla carta d'identità falsa procuratagli da don Giovanni Barbareschi si dà alla clandestinità. Assieme ad alcuni laici, tra i quali l'ingegner Carlo Bianchi e Teresio Olivelli, i due sacerdoti operano proteggendo i ricercati dai nazifascisti: molti ebrei vengono salvati dalla persecuzione ed altrettanti giovani raggiungono sulle montagne le formazioni partigiane a cui unirsi. Don Carlo e don Giovanni sono particolarmente legati ad un giornale clandestino apartitico, ma fondato su importanti valori umani, “Il Ribelle”.
Tre sono le organizzazioni di riferimento per don Gnocchi. O.S.C.A.R. (Organizzazione Scout Collocamento Assistenza Ricercati) che viene fondata dopo l'armistizio dalle Aquile randagie, gruppo scout di Milano e Monza che agiva in clandestinità dopo che il movimento era stato sciolto dal fascismo, per fornire aiuto ai ricercati dalle truppe nazifasciste. L'organizzazione Visconti di Modrone, creata da Marcello Visconti di Modrone per unire i carabinieri ribelli al nazifascismo, ai quali offre, unitamente ad altri ricercati civili e militari, soccorso e protezione nella villa di Macherio. Le Fiamme Verdi, alle quali don Carlo apparteneva: formazioni partigiane di ispirazione cattolica, fondate da don Domenico Orlandini, conosciuto in clandestinità con il nome di “Carlo”.

Milano, Macherio ed Erba diventano i luoghi della Resistenza del sacerdote, che opera territorialmente tra Milano e la Brianza, nella provincia di Varese fino al confine con la Svizzera. Durante la militanza il prete entra in contatto anche con Giancarlo Puecher, leader del gruppo partigiano cattolico che in Brianza è il primo a passare dalla fase cospirativa a quella armata. Studente di giurisprudenza all'Università Statale di Milano, il giovane ricoprirà nella Resistenza un ruolo educativo. La sua opera viene ricordata per il valore pedagogico conferito alla lotta di Liberazione ed epico è il suo eroismo dimostrato soprattutto al momento della fucilazione, quando poco prima di morire abbraccia, perdonando, gli esecutori della sua condanna a morte.

La Resistenza di don Gnocchi non è tradizionale, armata, bensì spirituale e si traduce in una dimensione dai tratti fortemente educativi. “Ma l'impegno resistenziale non è solo un servizio, di soccorso e costruzione: è un arricchimento della sua vera attitudine, la direzione spirituale” (opera citata). Con il suo apporto decisivo alla lotta contro il nazifascismo in Brianza don Carlo intende educare i giovani a mobilitarsi per imprimere una chiara impronta alla società in divenire e a schierarsi sempre, per rifiutare l'indifferenza. L'intento pedagogico è chiaro anche nella sua celebre opera Cristo con gli alpini, la toccante testimonianza di fede e carità, con cui il prete porta prima sul fronte greco albanese e dopo in Russia, la presenza di Gesù nei luoghi intrisi di sofferenza e disperazione.

A conclusione dell'iniziativa, dal pubblico, la preziosa testimonianza di Franco Isman, tratta dal libro Tornim a baita che narra l'incontro a Lugano tra don Gnocchi e Giovanni Battista Stucchi, suo suocero, elemento di spicco della Resistenza nel nord Italia. In Russia, dove era stato inviato con il grado di capitano del 5º Alpini, Stucchi conobbe il sacerdote e in Svizzera i due uomini, entrambi militanti per la Libertà, si rincontrarono.

Tania Marinoni

copertina
Ribelle per amore.
Don Gnocchi nella Resistenza
Daniele Corbetta
Oltre Edizioni, settembre 2015

collana Passato prossimo Pagine 358, € 18,00
ISBN 9788897264552


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  26 settembre 2016