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Nessun paese è un'isola
Tania Marinoni

Don Gnocchi

L'immigrazione è un fenomeno di massa di portata globale e suscita molto spesso sentimenti di diffidenza verso l'altro, che, diverso per cultura e tratti somatici, spesso viene percepito come ostile. Al centro di ogni campagna elettorale, la questione è per ogni schieramento un'occasione irrinunciabile attorno a cui sviluppare il proprio programma politico da proporre ai cittadini. L'immigrazione reca con sé numerosi quesiti di natura etico sociale e mette a dura prova la capacità di risposta di un Paese, misurata attraverso le modalità con cui decide ed è in grado di garantire l'accoglienza.

Monza si interroga su questa urgente tematica in una serata dedicata all'informazione e al confronto: martedì 28 febbraio il Comitato di Possibile invita al centro civico di San Rocco gli operatori che si impegnano in prima persona nell'offrire i necessari servizi a coloro che approdano al nostro paese dopo un lungo e tormentato viaggio. Possibile si approccia al tema dell'immigrazione con spirito pragmatico e propositivo, preferendo l'accoglienza diffusa all'emergenza, che invece sarebbe sintomo di una cattiva gestione del fenomeno, generando più facilmente occasioni di emarginazione.

Come suggerisce la locandina dell'evento, il tema dell'immigrazione suscita molte domande alle quali si tenta di fornire qualche risposta: con queste parole Paolo Fumagalli (Monza Possibile) dà inizio all'incontro, presentando i quattro relatori che, a diversi livelli, operano sul territorio a favore di un'accoglienza rispettosa della dignità umana.
Lo scrittore e collaboratore de Il Fatto quotidiano, Shady Hamadi, è voce conosciuta nei dibattiti e nelle trasmissioni televisive e radiofoniche. Cristina Romanelli e Massimiliano Giacomello sono i testimoni dell'opera di RTI Bonvena, la rete di gestione nel territorio di Monza e Brianza di coloro che richiedono protezione internazionale. Stefano Catone, fondatore, nel Varesotto, di un circolo PD, è da poco tornato dalla recente esperienza compiuta sulla rotta dei profughi nei Balcani.

Proprio dal libro curato da Catone, “Nessun paese è un'isola”, che analizza il fenomeno migratorio e le strutture preposte nel contesto italiano ed europeo alla gestione degli immigrati, trae spunto l'incontro di martedì sera. La riflessione è incentrata inizialmente su termini spesso utilizzati, ma talora ignorati nel loro significato più autentico, e su concetti che incontrano in genere molte chiusure e pericolosi pregiudizi. Stefano Catone invita a riflettere sullo status di rifugiato alla luce di due documenti di fondamentale rilevanza: la Convenzione di Ginevra, che riconosce il diritto di asilo ai perseguitati e la Costituzione italiana, di ben più ampio respiro, perché estende il diritto a chi è privato delle libertà garantite dal proprio testo. Chi fugge dalla fame spesso si allontana anche dalle guerre: due dimensioni, queste, strettamente correlate, perché il controllo delle risorse porta molto spesso all'insorgenza di conflitti.

Il termine “rifugiato” è oggi utilizzato in relazione ad una di queste condizioni, se non ad entrambe, ma già nel 1936 Steinbeck definiva “rifugiati” coloro che fuggivano dai territori colpiti dalla povertà di risorse e dalla devastazione bellica, indipendentemente dalla ragione che ne causava lo spostamento. Oggi il concetto viene troppo spesso banalizzato nella riduttiva definizione di rifugiati climatici e non considerato, invece, nella sua più ampia accezione: i rifugiati sono persone che si allontano dalle proprie terre non per raggiungere una condizione migliorativa, come la communis opinio è indotta a credere ma per autentica necessità di sopravvivenza. Anche le cifre relative all'immigrazione nel nostro paese, se analizzate e confrontate con le altre realtà del contesto europeo, concorrono a ridimensionare il fenomeno e ad interpretarlo senza i vincoli dei luoghi comuni. Eventi percepiti come rilevanti e generatori di enorme impatto emotivo, se interpretati a scala europea, denotano come in realtà l'Italia sia coinvolta in maniera piuttosto lieve dal processo migratorio.

Nel nostro paese il sistema di accoglienza si articola su due livelli principali, uno successivo all'altro: l'accoglienza primaria e quella secondaria, entrambe gestite dal Ministero dell'Interno. Il primo step dovrebbe mettere in sicurezza il migrante e procedere con un iniziale screening; l'accoglienza secondaria, attivata inoltrando la domanda di protezione internazionale, viene espletata dagli SPRAR (Sistema Protezione Richiedenti Asilo e Rifugiati) che, costituiti dalla rete degli enti locali, si prefiggono di raggiungere l'inclusione sociale del soggetto. Tuttavia, all'esaurirsi dei posti disponibili, l'accoglienza viene coordinata dal Prefetto attraverso i CAS (Centri di Accoglienza Straordinaria) che, con procedure di affidamento diretto, non coinvolgono gli enti locali, ma “creano una relazione diretta tra la Prefettura e gli enti gestori”.

Queste realtà, ad oggi la maggioranza, sono divenute tristemente note per i numerosi e gravi scandali che li hanno coinvolti.
Nella provincia di Monza e Brianza l'accoglienza è gestita da Bonvena RTI, un raggruppamento temporaneo di imprese, composto dal Consorzio Comunità Brianza e dal Consorzio CS&L. La realtà, sorta nel marzo 2014, opera con un progetto di accoglienza diffusa e di inclusione dei soggetti attraverso la formazione professionale, individuale e specifica.

A livello nazionale, i felici casi di Riace e di Borgo Camini, centri quasi del tutto abbandonati, che attraverso progetti di accoglienza e inclusione hanno permesso la riapertura di strutture collettive come asili, suggeriscono di considerare propizio sotto l'aspetto socio economico il fenomeno migratorio. Ma l'analisi compiuta dalla Fondazione Leone Moressa nel 2014 rivela anche un altro importante aspetto legato all'immigrazione. Il saldo tra attivo e passivo derivante dal sistema di accoglienza diffusa è assolutamente positivo: la spesa pubblica, che per la presenza degli utenti stranieri ammonta a 12,6 miliardi, viene abbondantemente coperta dai 16,5 miliardi di gettito fiscale e contributivo versato.

L'accoglienza quindi, oltre ad espletare un fondamentale principio umanitario, se correttamente gestita, non solo è un'importante occasione di rinascita per le piccole realtà che, numerose, arricchiscono di storia e di cultura il territorio italiano, ma può costituire anche un valido aiuto per risollevare l'economia nazionale.

Tania Marinoni

copertina

Nessun Paese è un'isola
Migrazioni, accoglienza e il futuro dell'Italia
Imprimatur 2016
Distribuzione Rizzoli Libri, pagine 224, € 16,00
ISBN 9 788868 305017


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  15 marzo 2017