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Il Mostro. Versi di rabbia e d'amore
Un libro di Vincenzo De Marco poeta e operaio
Laura Tussi

ILVA

Versi di rabbia e d'amore – La fabbrica, le polveri, l'acciaio: squarci sul lavoro quotidiano all'Ilva, che si alternano a riflessioni sulla vita, a rasserenanti immagini di evasione. Il mondo rassicurante degli affetti, la Puglia e la sua bellezza incontaminata, vista da un operaio che, suo malgrado, contribuisce a inquinarla.

Introduzione di Laura Tussi

In quanto attivista e redattrice dell'Associazione ecopacifista PeaceLink - Telematica per la pace, mi sento di denunciare che il caso Ilva, attualmente, viene semplicemente rappresentato come una vertenza occupazionale o una mera questione di politica industriale. Ma i drammatici dati di malattia e di morte, che ancora qualcuno si ostina a mettere in dubbio e a confutare, vengono “derubricati a fattore scatenante di un problema esclusivamente economico”, anziché essere considerati essi stessi il vero problema.
In realtà, il mondo non ha bisogno di tutto l'acciaio che viene prodotto. Ma il sistema economico produce in funzione del profitto e dello sfruttamento massimo della capacità produttiva, e non in funzione dei bisogni reali e effettivi. Sostenere questo modello siderurgico predatorio e accumulatorio significa alimentare la produzione delle cosiddette grandi opere, inutili e dannose, e il consumismo esasperato dell'industria bellica e automobilistica e delle costruzioni infrastrutturali. .

L'ordinanza di sequestro dell'area a caldo dell'Ilva di Taranto, disposta dal Giudice per le indagini preliminari Patrizia Todisco, è del luglio 2012, ma riporta delle affermazioni ancora attuali, in questa città dominata dal Mostro d'acciaio: “Chi gestiva e gestisce l'Ilva ha continuato nell'attività inquinante con coscienza e volontà per la logica del profitto, calpestando le più elementari regole di sicurezza”. “La gestione del siderurgico di Taranto è sempre stata caratterizzata da una totale noncuranza dei gravissimi danni che il suo ciclo di lavorazione e produzione provoca all'ambiente e alla salute delle persone” denuncia ancora l'ordinanza.

L'Autore del Libro di poesie "Il Mostro di rabbia & d'amore", Vincenzo De Marco, poeta e operaio, dedica quest'opera alla propria famiglia, alla propria figlia, quasi a volerla tutelare dal pericolo incombente rappresentato dal "mostro" siderurgico, in una profusione poetica di sentimenti, stati d'animo, emozioni, definendosi un folle che scrive della sua interiorità, di umore e vissuto, del bene e del male: "Sono un pazzo che su carta sputa fuori, amore e rabbia...".

Il Poeta, Vincenzo De Marco, con queste toccanti e sconcertanti poesie si rivolge ai tarantini oppressi, sfruttati, emarginati, vittime del lavoro e dell'inquinamento, ma anche a chi ama Taranto e lo dimostra con i fatti, rivolgendosi anche agli esperti attivisti che operano nell'associazionismo ambientalista tarantino e che si spendono e si sacrificano quotidianamente per portare alla luce la verità. L'omertà, la menzogna e la connivenza a Taranto fanno ancora più "rabbia" della noncuranza con cui l'industria ha devastato ambiente e distrutto  vite umane, per la logica spietata del massimo profitto dei padroni, dello sfruttamento privato o di Stato. La politica nazionale è sempre rimasta sorda alle richieste di aiuto giunte più volte dal capoluogo jonico e, anzi, ha adeguato l'impianto normativo alle esigenze dell'Ilva, della grande industria, piuttosto che pretendere il rispetto delle regole da parte del colosso siderurgico, del Mostro d'acciaio. La politica locale, inoltre, dopo anni di stasi sostanziale, sembrava, anche grazie alle spinte dell'associazionismo ambientalista e ecopacifista tarantino, aver preso a cuore il problema, invece, ha palesemente tradito le aspettative, mostrando un asservimento perdurante alle bieche logiche del profitto e della grande industria. Taranto è una città dove regna la convinzione che nulla mai possa cambiare, dopo anni di sostanziale immobilismo con il Mostro d'acciaio, che il Poeta definisce come "orrore moderno, orrore continuo": l'azienda matrigna, il siderurgico più grande d'Europa, un colosso esteso che apre disparati orizzonti davanti alla città, dalla crisi occupazionale e irreversibile a tensioni sociali fuori controllo, nell'implosione più totale.

L'alternativa?
Chiusura degli impianti, riconversione, bonifiche e sostanziale ripensamento dell'economia cittadina, come esempio di nuovo modello di sviluppo ecocompatibile e ecosostenibile, per un futuro salubre e prospero. “A Taranto dominava un'accozzaglia di superficialità, scarsa preparazione, finta conoscenza dei problemi, mischiata a rozza e insensata sicurezza. In tanti credevano che l'inquinamento li avrebbe corazzati e che, respirando un po' alla volta i veleni, si sarebbero immunizzati. Una folle e insensata convinzione che albergava anche nella mente di gente laureata”. Così ha scritto Alessandro Marescotti, presidente dell'associazione ecopacifista PeaceLink, nell'introduzione del fumetto di Carlo Gubitosa e Giuliano Pavone “L'eroe dei due mari. Taranto, il calcio, l'Ilva e un sogno di riscatto” (Altrainformazione, 2012). Taranto, nella sua tragedia lenta, silenziosa, inesorabile, è schiacciata sotto il peso del ricatto occupazionale e di relazioni pericolose, losche e bieche connivenze che l'Ilva ha intrattenuto con coloro che erano preposti a controllare e denunciare le emissioni inquinanti: i sindacati, le forze dell'ordine, gli organi di giustizia, la stampa, le autorità ecclesiastiche e la politica fino ai più alti vertici istituzionali. Il Poeta descrive e denuncia così, con vocaboli molto eloquenti e taglienti, il dramma tarantino: "Acciaio, politica, mafia, sangue. Acciaio, siderurgia, tubi, lamiere, chiesa, stato, tangenti, bugie, tumori...".

Il caso Ilva rappresenta, attualmente, il terreno su cui si misurano la credibilità e le autentiche priorità del nostro Paese, in una storia profondamente italiana, fondata su componenti umane e disumane di ignavia e di eroismo, di cinismo e solidarietà, di scelte avventate e corruzione, di malaffare, di grandi opere e omissioni... "di rabbia e d'amore". Dunque, Taranto è ormai in assoluto, al centro di un interesse legittimo, in quanto costituisce, nella propria esplicita e implicita complessità, un caso che offre strumenti per analizzare problematiche dibattute e per interpretare a fondo i rapporti che intercorrono tra giustizia e informazione e tra politica e potere economico. I Tarantini contro Ilva, come Vincenzo De Marco, poeta e operaio, sono veri nuovi antifascisti, come i No Tav e i No Muos e come tutti gli altri movimenti che dal basso lottano contro il nuovo fascismo: il neoliberismo e la dittatura finanziaria applicata, a livello locale, da governi servili e sottomessi e conniventi con il potere finanziario e capitalistico.

Laura Tussi

copertina

Il Mostro. Versi di rabbia e d'amore
Vincenzo De Marco
Les Flâneurs Edizioni
pagine 112, € 10,00
ISBN 978-88-99500-60-3


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  27 maggio 2017