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La lingua che visse due volte
Fascino e avventure dell'ebraico
Anna Marini

La Genesi

Nella cultura giudaico cristiana l'ebraico è l'idioma della Creazione; in ebraico Dio plasmò il mondo e il primo uomo nominò tutti gli esseri viventi presenti sulla terra. La Bibbia narra che in questa straordinaria lingua, conservata immutata nel tempo, la storia dell'umanità ebbe inizio.

Lingua di antichi sapienti, di rabbini, di testi sacri e di preghiere. Orientale di origine, ma praticata per secoli in Europa; venne soppiantata dallo yiddish e da tutte le altre lingue ebraiche nate in diaspora, ma grande rimase la sua autorità. Persino quando allievi e maestri nelle discussioni intavolate in accademia le preferirono l'aramaico. E l'idioma dell'antica sapienza, perché fosse pronunciato agevolmente anche dopo anni di limitato utilizzo, venne vocalizzato.

Della sua lunga vita e delle avvincenti avventure che ne segnarono l'esistenza narra il saggio di Anna Linda Callow, ebrea non di origine, ma per amore. Una passione travolgente la sua, sbocciata a sei anni, che la condurrà a dichiararsi, una volta adulta, a proprio agio nella città eterna di Gerusalemme. Di questa grande dedizione e delle meraviglie racchiuse nella cultura ebraica parla il suo straordinario libro, che accompagna il lettore, fino all'ultima pagina, in un viaggio entusiasmante e unico.

L'ebraico è la lingua della Parola di Dio, ma anche dei sapienti che, dopo la distruzione del Tempio per opera delle legioni di Tito, sostituirono i sacrifici compiuti tra le sacre mura con le preghiere e le letture. “Nella stanza più interna dei templi delle zone limitrofe, molto simili come struttura a quello di Gerusalemme, era presente un simulacro della divinità, invece nel sancta sanctorum (qodesh qodashim in ebraico) del Tempio costruito da Salomone c'era l'Arca dell'alleanza che conteneva le Tavole del patto e forse una copia della Torah”. Torah, ossia il Pentateuco, non è solo fonte di conoscenza, ma anche principio etico: sapienza implica saggezza e rettitudine. “Un autentico studio della Torah produce in modo naturale uno spessore etico da cui discendono tutti i comportamenti virtuosi”.

La cultura ebraica è costellata da numerose figure di sapienti e maestri, ma anche di “maledetti” e rinnegati. Il saggio della professoressa Callow allieta il lettore con la presentazione di alcune delle “anime dannate” della religione ebraica; “apostati” probabilmente potremmo definirli, ma allo stesso tempo enormemente seducenti. Irresistibile è il fascino di figure come quella di Elisha Ben Avuyah, che ascese all'Accademia celeste prima di rigettare la Torah, divenendo pagano. O quello di Shabtay Zvi, che nel XVII secolo si fece acclamare “Messia” dalla popolazione ebraica di Europa, Nord Africa e Medio Oriente. E tra gli altri maledetti l'autrice annovera anche Baruch Spinoza, che con la sua troppo originale concezione di Dio fu colpito dal terribile “?erem” (il celebre bando), ed espulso dalla comunità di Amsterdam. Triste ironia della sorte questa, se si pensa che “baruch” in ebraico significa proprio “benedetto”.

Il viaggio di Anna Linda Callow conduce anche attraverso i testi sacri, e i due principali generi letterari rabbinici: la Halakhah e la Haggadah: rispettivamente “cammino”, inteso come tradizione normativa, e “narrazione”, cioè un interessante compendio di aneddoti e interpretazioni morali. Tra i libri della saggezza non può venire omessa la Torah, la cosiddetta Bibbia ebraica; e al lettore viene presentata anche un'altra possibile analisi del testo sacro, quella rivolta all'indagine del mistero divino: la Kabbalah e il suo vangelo, lo Zohar.
Simbolo della cultura ebraica, capolavoro della letteratura rabbinica, è il Talmud, fondato su uno studio dialettico della Mishnah, la cosiddetta Torah orale. Conosciuto solo nel mondo ebraico, fu tuttavia il primo dei testi eretici a finire sul rogo.

Il saggio di Anna Linda Callow narra anche la rinascita dell'antico idioma, che nella diaspora europea venne sostituito dallo yiddish e conservato in forma scritta solo dai rabbini. A salvarlo dall'inesorabile oblio della pratica linguistica fu l'illuminismo ebraico: una corrente di pensiero nata nel XVIII secolo e capace di grandi aperture, pur conservando la propria identità. L'Haskalah è ricordato come un movimento centrale nella storia dell'ebraismo: condusse infatti alla nascita dell'Ivrit (il moderno ebraico), che divenne la lingua ufficiale degli Yishuv, la comunità ebraica in Terra d'Israele.


Ciò che affascina enormemente chi si accinge a studiare l'ebraico, oltre alla sua avvincente storia, e ai testi intrisi di metafore, è sicuramente l'originale alfabeto, in cui si apprezza il passaggio dall'ideogramma alla scrittura fonetica. Ventidue sono le lettere, veri e propri pittogrammi, che conservano una particolarità unica e sorprendente: fungono da lettere e anche da numeri. E nella stravagante morfologia delle consonanti si scorge la fantasia dei nostri progenitori, che calarono nelle lettere il loro vissuto quotidiano. “Siamo di fronte ad una fascinosa sfilata di parti del corpo, animali e oggetti di uso comune che ci riportano alla vita di contadini e pescatori del II millennio a.C.”

L'ebraico è la lingua in cui affondano le radici della nostra cultura, ma è anche la forma espressiva di una saggezza millenaria, trasmessa dalla ricca bibliografia di testi sacri e folkloristici. Il capolavoro di Anna Linda Callow indaga ogni aspetto legato all'idioma dei padri, in un viaggio attraverso la storia e le peripezie del Popolo di Dio. Impossibile non lasciarsi sedurre da quest'opera manualistica e narrativa, che profuma di Medio Oriente e di antico, di mistero e di avventura.

Anna Marini



copertina


La lingua che visse due volte
Fascino e avventure dell'ebraico

Anna Linda Callow
Garzanti, 2019
Pagine 214, € 16,00
ISBN 9788811603535



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  9 luglio 2019