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Andare per l'Italia degli intrighi
Tania Marinoni


Andare per l'Italia degli intrighi è il nuovo libro che Fabio Isman ha scritto per narrare ai più giovani la stagione delle stragi e delle trame oscure ad esse legate. Il testo prende in esame il trentennio dal 1969 fino quasi al 2000 e, analizzando i fatti principali, ripercorre un periodo denso di misteri, ancora oggi di grande attualità per le conseguenze che da essi derivano. L'autore traccia su una mappa i centri nevralgici che diventano tappe da proporre ai lettori: è un itinerario di Memoria, una geografia delle bombe, del terrore e delle ambiguità. Luoghi fisici, architetture e paesaggi, all'ombra dei quali si sono inscenati episodi salienti che Isman esamina dopo averli contestualizzati nel tempo e nello spazio, nelle meraviglie costruttive di edifici simbolo del potere. È un'opera completa e di fondamentale importanza, soprattutto oggi, quando le nuove generazioni ignorano le pagine oscure della nostra Repubblica, e chi ha vissuto quegli anni ha nel frattempo dimenticato. Come precisa l'autore, il testo non menziona tutti i fatti accaduti, ma certamente tratta i momenti principali delle stragi neofasciste e della stagione della lotta armata; racconta dei depistaggi compiuti dagli apparati dello Stato, illustra il ruolo inquietante dei servizi segreti e di Gladio, e i grandi scandali di Gelli e Sindona.
Di questi misteri Fabio Isman, per 40 anni giornalista a Il Messaggero di Roma, parla per conoscenza diretta. Seguì da vicino gli attentati, gli scandali politici e i processi, tra i quali quello celebrato a Catanzaro per Piazza Fontana. Proprio in quest'opera non tralascia di narrare alcune “stranezze” emerse nel corso delle udienze di quel processo: il fantomatico 007 algerino, Amed Collacca, che era in realtà la trasposizione di “Ahmed”; oppure la chiave del carcere di Monza, che apriva tutte le porte. La stagione del terrorismo gli procurò invece 131 giorni di reclusione, quando pubblicò alcuni estratti dei verbali dell'interrogatorio del primo pentito, Patrizio Peci, prima di essere assolto con formula piena.
Scrivere in maniera oggettiva della strage di Piazza Fontana o di Gladio non è semplice e ancora più complesso è condurre il lettore lungo un cammino tortuoso come quello degli intrighi d'Italia. Eppure Isman ci riesce, appassiona il lettore, che non posa il libro finché non giunge alla fine e sente germogliare in sé il seme della curiosità per i temi affrontati.
Sono quattro i volti dell'Italia che l'autore illustra con il suo stile essenziale e giornalistico, fedele ai fatti storici e aperto nelle interpretazioni. Sono quattro le terre che si visitano in questa avventura nelle trame oscure della nostra Repubblica.

La prima è il Paese delle bombe e la prima bomba è quella che esplose a Milano il 12 dicembre 1969, in Piazza Fontana. La drammatica vicenda, ricordata come la madre di tutte le stragi, venne da subito attribuita agli anarchici: una macchinazione che portò all'incriminazione del ballerino Pietro Valpreda e fece incomprensibilmente precipitare il ferroviere Giuseppe Pinelli dal quarto piano della Questura di Milano, durante un fermo illegale. Ma la strage di Piazza Fontana, anche se ormai sappiamo molto della sua genesi, nasconde anche un ingorgo di misteri, che avvolse l'inchiesta condotta e depistata dalla Squadra 54: un manipolo di poliziotti capitanati dal numero due dell'Ufficio Affari Riservati del Ministero degli Interni, Silvano Russomanno, che si insediò a Milano il giorno dopo la strage, ma rimase nell'ombra fino al 1996.
La madre di tutte le stragi “ha avuto parecchi figli: davvero troppi; e li ha sparsi un po' in tutta Italia. Per esempio, a Brescia”, nella bellissima Piazza della Loggia, con lo slargo rinascimentale e i suoi portici; l'orologio astronomico e i due automi che battono le ore, come i Mori di Venezia e di Trieste. E, subito dopo la bomba che causò la morte di 8 persone e il ferimento di altre 102, i servizi fecero sparire tutti gli indizi; ma finalmente siamo arrivati almeno a una sentenza.
Il figlio più “raccapricciante” nacque nel 1980 a Bologna, nella stazione in cui quarant'anni dopo i passeggeri di un Frecciarossa si fanno ancora il segno della croce e l'orologio segna sempre la stessa ora: le 10:25. La strage di Bologna vide implicati, assieme a terroristi neri, anche esponenti dei servizi segreti e alcuni iscritti alla P2: ora, quarant'anni dopo, sono indagati nomi ancora più illustri, come Federico Umberto D'Amato, direttore dell'Ufficio Affari Riservati.

Il secondo itinerario conduce nel Paese del terrore, quello brigatista, segnato dal primo arresto di Renato Curcio, dall'uccisione dell'operaio sindacalista Guido Rossa e dal rapimento di Aldo Moro, avvenuto con una capacità militare che stupì persino il nucleo storico delle BR in carcere. E tra i misteri del rapimento del leader democristiano, impossibile tralasciare un particolare agghiacciante: la Mini minor riconducibile al Sisde quel giorno parcheggiata al posto del furgoncino che abitualmente vendeva fiori e, di fronte ad essa, una seconda auto, questa, invece, dell'organizzazione Gladio.

Il tour nell'Italia degli intrighi fa sosta poi nei due luoghi che hanno depistato troppe indagini sulle stragi. È il Paese delle ambiguità, con prima tappa a Roma; precisamente, al Viminale, il palazzo del Ministero dell'Interno, che dal 1919 al 1974 ha ospitato l'Ufficio degli Affari Riservati, l'apparato segreto della polizia. Al vertice sedeva Federico Umberto D'Amato, accusato per la strage di Bologna e, al suo fianco, Silvano Russomanno, che vantava un passato da repubblichino. Isman lo conosceva molto bene, “siamo diventati amici” scrive, e ne racconta, per la prima volta, la vita da clandestino, ancor più che le Br. Con lui rimase invischiato nella pubblicazione su Il Messaggero dei verbali del pentito Peci e finirono entrambi a Rebibbia.
La seconda tappa è Forte Braschi, che dal 1925 è la sede degli 007 italiani; da due anni ospita anche un museo, molto dettagliato sugli importanti meriti dell'organizzazione, ma totalmente carente, per esempio, sull'assassinio dei fratelli Rosselli e sullo spionaggio e l'attentato ai danni di Enrico Mattei. Ma gli 007 vantavano altre sedi: una, segretissima, a Capo Marrargiu in Sardegna, dove sarebbero stati rinchiusi 731 politici scomodi, se fosse riuscito il Piano Solo: il colpo di stato organizzato dal comandante Giovanni De Lorenzo, al vertice del Sifar, il servizio segreto militare.
Non lontana, un'altra base segretissima, di cui nessuno ha mai parlato, ad Olmedo: il centro radio principale di tutta la Nato, oggi ridotto a un rudere.
Ultimo centro delle ambiguità è Villa Wanda ad Arezzo, dove il lettore può conoscere la storia della P2: un'associazione a delinquere, secondo Sandro Pertini, oppure, un club di gentiluomini, per Silvio Berlusconi. Nelle fiorere del giardino, Licio Gelli aveva nascosto 165 chili di lingotti d'oro.

L'ultima tappa dell'itinerario degli intrighi è al Paese degli scandali: cominciando da quello Lockheed, al bancarottiere Michele Sindona”. Isman ha seguito da vicino entrambi gli episodi e sceglie di raccontare la storia di Sindona, il “salvatore della lira” secondo il suo grande protettore Giulio Andreotti, e della sua Banca privata italiana con “un crack da oltre 1.500 milioni di euro attuali”. Anche qui Isman parla per conoscenza diretta avendo intervistato, tra i primissimi, Sindona a New York nella lussuosa suite di sette locali all'hotel Pierre e seguito da vicino le indagini di Giorgio Ambrosoli commissario liquidatore fatto uccidere da un sicario pagato dallo stesso bancarottiere.
E così conclude: “Ci restano gli echi delle sue gesta. Ma, ancor più, i legami con Gelli, Calvi, il Vaticano e la politica… Che ci conducono direttamente alle stragi, ormai di tanti anni prima. E il cerchio si chiude…”

Ma c'è ancora una “Breve cronologia”: nove pagine, davvero importanti perché nessuno o quasi ricorda quali e quanti siano stati gli attentati terroristici e le sanguinose “imprese” dei terroristi neri e delle Brigate rosse”.
Come precisa l'autore stesso, l'opera, in libreria da oggi, non è un compendio di Storia, ma certamente è un importante strumento che porta all'attenzione degli “spettatori distratti” gli inquietanti intrighi e i più grandi misteri del nostro Paese. Il libro è anche un'importante testimonianza della resistenza di una democrazia che, “pur ferita, è riuscita a non soccombere… Come troppi, invece, avrebbero voluto”.

Tania Marinoni



Didascalie
FILA 1
- Licio Gelli davanti la sua Villa Wanda;
- Michele Sindona al processo per il delitto Ambrosoli;
- Renato Curcio, pedinato, mentre entra alla stazione di Pinerolo;
- Silvano Russomanno nell'unica sua foto esistente:
FILA 2
- Roma, piazza Dante, sede dei servizi:
- Capo Marrargiu (sullo sfondo Capo Caccia);
- Olmedo centro radio Nato segreto, ora abbandonato;
- Olmedo, un interno.



copertina
 
Andare per l'Italia degli intrighi

Fabio Isman
Il Mulino - collana Ritrovare l'Italia - 2020
Pagine 160, € 12,00
ISBN:9788815286994


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  28 maggio 2020