È gradita la camicia nera
Tania Marinoni
Verona, con il suo centro storico medievale e le dolci colline che danno colore al paesaggio e sapore ai vini, si mostra, a chi la raggiunge, in tutta la sua affascinante bellezza. Famosa nel mondo per la sua spettacolare Arena, rappresenta nell'immaginario collettivo la città simbolo dell'amore; e Dante Alighieri non tralasciò di menzionarla nella sua maggiore opera, la Divina Commedia. Ma forse non tutti sanno che nel petto della bella e nobile signora batte da tempo un cuore malato; non tutti vogliono sapere che all'interno delle mura shakespeariane avvengono vicende terribili e paradossali per un' Italia democratica e antifascista. A testimoniarlo, è Paolo Berizzi, il giornalista che dal febbraio 2019 è sottoposto ad un programma di tutela e protezione, poiché bersaglio di esponenti appartenenti alla galassia nera. A Verona, ci informa Berizzi, l'estrema destra ha allestito un laboratorio di neofascismo e neonazismo, la cui attività è ormai plateale ed ha raggiunto i gangli del potere scaligero. Da qui, il tumore scatenato da una cultura violenta e identitaria sta producendo metastasi nel cuore dell'Europa: è un processo drammatico, che si compie sotto una spessa coperta di silenzio, tessuta al telaio operoso dell'indifferenza. Ma adesso è giunto il momento di testimoniare questa drammatica realtà, scrive Berizzi, è ora di svuotare il vaso nero, nella speranza che questo possa aiutare a smuovere gli ignavi e svegliare le coscienze. L'ultimo lavoro del giornalista bergamasco, presentato lo scorso 20 dicembre presso la CGIL Monza e Brianza in una serata organizzata dal comitato provinciale dell' A.N.P.I., è un libro inchiesta dai contenuti e dal titolo a dir poco inquietanti. È gradita la camicia nera; citazione di un ex assessore veronese, presidente di un'azienda partecipata, che, con l'account del Comune, invitava ad una cena tricolore anche i simpatizzanti della Destra Sociale. Benvenuti a Palazzo Barbieri, dove i neofascisti sono ormai di casa, sdoganati dall'abile politica amministrativa degli ultimi quindici anni. Ma come sono arrivati i neofascisti in Comune? E com'è possibile che siano liberi di agire alla luce del sole nell'Italia antifascista? A questi interrogativi risponde il testo di Paolo Berizzi, che guida il lettore in un tour virtuale, tra le bolge dannate di una Verona sempre più deplorevole e inverosimile. Il libro inizia trattando la questione in medias res, per consentire al lettore di rivivere, assieme allo scrittore, i momenti tesi che hanno preceduto la presentazione di NazItalia in Sala Lucchi. A poche decine di metri dal citato spazio comunale, precisa l'Autore, si erge lo stadio Bentegodi; non certo un luogo qualsiasi della Verona nera, ma un lendmark della città nazifascista, che ha partorito e cullato una delle più violente e accanite tifoserie ultrà, l'Hellas Verona. E la sera del 26 giugno 2019 la Verona nera non si fece attendere, ma schierò puntuale, a guardia del suo cuore nazifascista, i Butei, la falange oplita allevata nell'arena spietata dello stadio Bentegodi; giovani dal cranio rasato, che vestono bomber e salutano romanamente nelle giornate celebrative dei martiri nazifascisti; coloro che odiano il diverso in tutte le sue espressioni sociali, fino ad organizzare a suo danno spedizioni punitive tanto improvvisate quanto orribilmente efficaci: forse qualcuno ricorderà il barbaro omicidio di Nicola Tommasoli, al quale Berizzi dedica la sua ultima opera. Ma a Verona il fascismo non è solo quello di strada e delle braccia tese; il nazifascismo è quella piaga che divora una buona parte del cattolicesimo locale, arroccato su posizioni preconciliari, attraversato da vene lefebvriane e negazionista dell'Olocausto. Il nazifascismo è quel terreno sul quale poggia una cospicua rappresentanza dell'intellighenzia scaligera; è la subcultura di numerosi esponenti politici della Destra radicale che viene eletta in Parlamento e siede sulle poltrone di Palazzo Barbieri. L' ultimo libro di Paolo Berizzi non è solo una precisa panoramica dell'ultradestra scaligera, ma è anche un'analisi storico-sociologica degli ultimi cinquant'anni, che illustra come a Verona il neofascismo è arrivato in Comune, in doppiopetto e con l'appoggio della maggioranza dei cittadini. Ma è anche un testo che infonde speranza al lettore. Sì, perché all'interno delle sue mura, o poco più in là, Verona ospita virtuose eccezioni: la Resistenza tenace che all'onda nera sa opporre la propria voce antifascista. Ed è anche per loro che Paolo Berizzi ha deciso di dare alle stampe il suo più recente capolavoro. Perché oltre le mura della città, e anche dentro, c'è un mondo pieno di colori da riscoprire e da rimettere nella tavolozza della società civile. Perché di fronte al mondo la città dell'amore non può essere anche la città dell'odio. Tania Marinoni Verona, la città laboratorio dell'estrema destra tra l'Italia e l'Europa Paolo Berizzi Rizzoli-ottobre 2021 Pagine 256 - 17,00 ISBN: 9788817158794 Condividi su Facebook Segnala su Twitter EVENTUALI COMMENTI lettere@arengario.net Commenti anonimi non saranno pubblicati 5 gennaio 2022 |