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INCONTRI CON L'AUTORE
Sebastiano Vassalli ad Arcore
Il libro che non c'è
di Mauro Reali


In occasione della Festa del libro arcorese, organizzata dal Comune di Arcore e dalla Biblioteca Civica "Nanni Valentini", Sebastiano Vassalli avrebbe dovuto – la sera del 23 maggio (terribile la concorrenza con la finale della Coppa dei Campioni, a San Siro e in televisione!) – presentare in anteprima nazionale il suo nuovo, attesissimo, romanzo. Avrebbe dovuto, diciamo, e non l'ha fatto! E non l'ha fatto non perché assente, poiché Vassalli era ad Arcore quella sera, ed ha amabilmente conversato con il giornalista Dario Biagi davanti a un pubblico non troppo folto ma molto attento. Non l'ha fatto, invece, perché il libro è stato bloccato in tipografia da problemi tecnici (la copertina malriuscita, a quanto pare: anche i "colossi" come Einaudi sbagliano!) e le ferree regole del mercato, in assenza del "prodotto" (da presentare, ma anche da promuovere…), hanno impedito all'autore di anticiparne perfino il titolo: figuriamoci trama e contenuto! Sappiamo solo che, dopo aver cercato, per oltre un decennio, di alludere al presente soprattutto attraverso ricostruzioni del passato (dal mondo etrusco-romano di Un infinito numero, a quello padano e secentesco di La chimera, alla vita sulle montagne nel tardo Settecento di Marco e Mattio, all'Italia appena unita e già mafiosa de Il cigno…e ne cito solo qualcuno), Vassalli racconta ora direttamente del presente. Infatti nel libro si parla di due persone che - negli anni intorno al '68 - pensavano di "cambiare il mondo", e poi…?
Inutile congetturare troppo altro, poiché Vassalli non ne ha dato adito: si è solo sbilanciato parlando vagamente della presenza di un efferato delitto, da lui "ideato" - combinazioni del caso - poco tempo prima del ben noto crimine di Novi Ligure. D'altra parte è lo stesso autore a ricordarci che, mentre bazzicava la Sicilia per ricostruire l'ambiente di un celebre delitto della mafia "di ieri", che vide come vittima - oltre un secolo fa - il banchiere siciliano Notarbartolo (argomento de Il cigno), la mafia "di oggi" uccise Falcone e Borsellino: il libro, quindi, venne (le parole sono di Vassalli stesso) "bruciato" dall'impellenza dell'attualità. Testimonianza, questa, di come passato (o futuro) e presente, letteratura e realtà talora si assomiglino incredibilmente, fino a confondersi. Né – a nostro avviso – ciò può essere considerato casuale, poiché i grandi autori (e Vassalli "grande" lo è davvero) hanno il pregio di scrivere qualcosa che miracolosamente attiene alla realtà senza derivarne direttamente; di recuperare eventi passati "fiutando" in anticipo i tempi presenti, o immaginare il futuro con gli occhi di oggi; ma, parimenti, di darci qualcosa che non sia solo oggetto di consumo "usa e getta". Trovo, a questo proposito, un'interessante – e incredibilmente attuale – pezza giustificativa a quanto sto dicendo proprio in un altro romanzo di Vassalli, l'unico di argomento fantascientifico che egli abbia scritto, e cioè 3012 (Einaudi, 1995). Immaginando il mondo del futuro anno 3012, Vassalli ricostruisce, in una nota, la "storia d'Italia" del terzo millennio. Sentite un po':
«Ottimi cuochi e ottimi cantanti, buoni camerieri, gli italiani, come tutti sanno, sono privi del senso dello Stato e incapaci di amministrarsi. Molti dei partiti politici che governarono quel beato paese in un remoto passato hanno lasciato traccia nell'aneddotica popolare e nelle "barzellette". Alla fine del ventesimo secolo dell'Evo antico, per esempio, l'Italia fu governata per alcuni anni da un movimento di tifosi di un gioco detto foot-ball (pallapiede) che si chiamò "Forza Italia" in omaggio al grido delle folle. Pochi anni dopo, all'inizio del ventunesimo secolo, una ballerina brasiliana di passaggio nei teatri italiani fondò un partito politico chiamato "Viva la figa", che in sole quattro settimane vinse le elezioni e formò un governo di porno-star, papponi, piccoli impresari teatrali, viados e contrabbandieri di sigarette. Nel 2021, infine, la terza guerra mondiale non era ancora iniziata e gli italiani scelsero per governarli un certo Joe Comò, sospettato di essere il capo dei capi della cosiddetta mafia, che si era presentato agli elettori con un partito intitolato "Dio, Patria e Famiglia". In seguito a quell'episodio l'Italia fu interdetta dalla Società delle Nazioni e messa sotto tutela degli altri paesi europei: che l'amministrarono per quasi cinque secoli, fino all'avvento del Governo Mondiale della Pace nel 2510».
Mentre Vassalli l'altra sera parlava, debbo ammettere che - ancor "fresco" di risultati elettorali – non potevo non pensare a quella profezia post-eventum: "Forza Italia" ha già fatto il bis; per "Viva la figa" e "Dio, Patria e Famiglia" staremo a vedere….
Per saperne di più sull'autore: emsf rai

Mauro Reali


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9 giugno 2001