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Nico Orengo
Gli spiccioli di Montale. Requiem per un uliveto
(Einaudi pp. 62, L. 16.000)
di Mauro Reali


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"L'Ulivo" di Gianpaolo Dal Pra
Chi non conosce almeno un po' la Liguria o la vicina Costa Azzurra non legga questo libro, poiché perderebbe molto del suo significato allusivo. Chi invece la o le conosce – e dunque, quasi ovviamente, le ama – corra a comprarlo. Poco importa, infatti, che il libro contenga anche riferimenti autobiografici non sempre perspicui (nomi di persone, amici o conoscenti dell'autore, località da lui frequentate, eccetera); contiene infatti un elemento unificante che supera ogni aspetto di apparente ambiguità, e cioè la struggente passione per le luci, i colori, gli odori e le memorie anche recenti di questa regione: passione tanto forte, tanto intimamente radicata da risultare addirittura di difficile espressione. È proprio questa difficoltà ciò che Orengo ci racconta, narrandoci del suo impossibile tentativo di riprodurre ad acquerello uno splendido uliveto – quello della Piana del Latte – quasi al confine tra Italia e Francia, uno dei luoghi più cari della sua infanzia; riproduzione pittorica che egli sente come urgente poiché sa che la speculazione edilizia sta per distruggerlo. Eppure, più che il pennello, è la mente di Orengo a muoversi, pensando a Montale, a Cezanne (non anticipo il sottile filo che li lega nel libro…), ma anche a Renoir e Picasso, come pure ai divi che bazzicarono la Nizza di qualche decennio fa: da Ava Gardner col torero Dominguin agli stanchi e malati Stan Laurel e Oliver Hardy, che proprio in Costa Azzurra girarono il loro ultimo - fallimentare - film Atollo K. Tutti personaggi, questi, che vissero o in Liguria o in Costa Azzurra, e che da questa regione trassero non insignificante ispirazione per la loro arte; è invece l'"arte" di Orengo acquerellista che non decolla, poiché l'autore è tanto avviluppato in questi labili ma intricati fili della memoria quanto incapace – più psicologicamente che tecnicamente – di dipingere la "sua" Piana del Latte. Il lettore, dopo essersi "perso" anch'egli in questi fili viene riportato alla realtà da due paginette finali; scopre che questo libriccino – che ebbe già nel 1992 una edizione "amatoriale" – è costato ad Orengo un processo per diffamazione, da parte di chi si sentiva ingiustamente accusato di "speculazione edilizia"; che il processo si è chiuso positivamente per l'autore e che – per ora – alcuni provvidenziali reperti archeologici tengono ferme le ruspe alla Piana del Latte. Un motivo in più – questo – per comprare e leggere questa recentissima edizione, anche se – lo confesso – il mio giudizio non è del tutto imparziale, giacché da sempre amo i libri di Orengo non meno della Liguria e della Costa Azzurra.

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1 settembre 2001