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L'Arcipelago, una nuova collana di Einaudi
Si comincia bene col romanzo Dux di Sebastiano Vassalli
di Mauro Reali


Dux

La nuova collana L'Arcipelago Einaudi, di “piccolo formato” che si propone si pubblicare racconti e romanzi brevi (sono libri – tanto per intenderci – dalle misure che si avvicinano ai tradizionali prodotti di Sellerio, anche se “più rettangolari” e non in blu ma nel classico bianco Einuadi ), comincia davvero bene. Infatti eccellente, davvero eccellente è il romanzo breve di S. Vassalli, Dux, 59 pp., 6 euro, che di questa serie porta il numero 1. Dux, lo dico subito, non ha nulla a che fare col Duce; è invece il nome della località boema ove il grande Giacomo Casanova visse gli ultimi anni come bibliotecario alla corte del conte Joseph-Charles Emmanuel di Waldestein, e dove morì nel 1798. E proprio agli ultimi anni del Casanova Vassalli ha dedicato questo gradevolissimo libretto, vedendoli sotto una particolare angolatura: quella di rappresentante di un vecchio mondo che se ne stava andando, travolto prima dall'irriverenza di maggiordomi e di altri subalterni, poi dal tempo stesso che passava, facendo cadere – allo stesso modo – i denti dell'ex-libertino e i governi dell'Ancien Régime. Particolarmente gustosi gli accenni alle 21 lettere che Casanova scrisse – senza mai pubblicarle (vere, autentiche, che Vassalli ben conosce…) - per insultare il sottoluogotenente in pensione Feltkircher, cui il conte di Waldestein aveva affidato il coordinamento generale della sua eterogenea corte; corte ove spopolavano per lo più quelle “bestie boeme” (la definizione è di Casanova stesso), che schernivano la grande cultura, le velleità editoriali (che lo rovinarono economicamente), e le tardive pulsioni sensuali del grande veneziano: “bestie” con le quali egli litigava sovente, che spesso pubblicamente denunciò, ma che doveva – suo malgrado - sopportare perché al di fuori di quell'ambiente per lui sarebbe stata fame nera o giù di lì. Eppure egli aveva conosciuto re, regine, principi d'ogni paese; aveva sedotto donne d'ogni età e nazionalità; aveva conversato di filosofia, arte, letteratura con i maggiori intellettuali del tempo. Ed ora è come un pesce fuor d'acqua, perché «il dilagare delle idee francesi e delle armate francesi lo spaventa e indigna tutti gli abitanti di Dux. Sente che il “suo” mondo sta finendo; ma non può farci nulla» (p. 56). Si dice “filosofo”, ma i veri philosophes del secolo diciottesimo (Voltaire, Diderot, D'Alembert, Rousseau…) volevano cambiare il mondo, mentre Casanova si sforzava di restare attaccato al tempo passato, figlio com'era – dice Vassalli - «del Cattolicesimo medievale e della Controriforma»; infatti «gli ideali di libertà, di uguaglianza e di fratellanza tra tutti gli uomini, per lui sono un sogno astratto e lontano» (p. 58). Dunque, quello di Vassalli è più di una micro-biografia degli ultimi anni di Casanova; è un delizioso spaccato di una fase cruciale di storia europea, che si legge tutto d'un fiato e – una volta finito – si avrebbe voglia di ricominciare.

Mauro Reali

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  8 luglio 2002