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Storie di mare
Un nuovo libro di avventure – più o meno - marinare
di Mauro Reali


Storie di mare

Joseph Conrad, in La linea d'ombra, scriveva: "O si è marinai, o non lo si è". Erano però altri tempi, e i mari d'Oriente a lui cari erano davvero solcati solo da gente che sapeva il fatto suo: mercanti, avventurieri, pirati – marinai – insomma, che col mare avevano un rapporto di esclusività e assoluta dipendenza. I protagonisti dei racconti del nuovo libro Storie di mare, Guanda 2002, (177 pp., 12 euro), scritti da nove prestigiosi autori spagnoli o sudamericani, non sono – invece – tutti marinai. Alcuni in realtà lo sono, come i pescatori del magnifico Il canto della corvina nera, di Mario Delgado Aparaìn, che si imbattono nelle sirene, o i corsari che assistono alla morte del capitano Valdemar do Alenteixo, nella toccante Ultima avventura del capitano Valdemar do Alenteixo, del grande Luis Sepùlveda. Ma altri, proprio no, marinai non sono, e alla gente che sta abitualmente a terra il mare può dare morte o terrore in modi del tutto impensati, come accade in Come in un'isola di Josè Manuel Fajardo o in Nebbia di Alfredo Pita. E c'è anche chi il mare non l'ha mai visto, come il bambino figlio di minatori che abita nella pampa e dice "avevo nove anni e non avevo mai visto la mar", la cui bellezza immaginata e supposta è confusa con quella di una ragazza del nome assonante di Maria, come narra Hernàn Rivera Letelier in Il mare, Mario e Maria; o come il protagonista di Altro racconto di mare, di Mempo Giardinelli, bimbo argentino per il quale lo sconosciuto mare era semplicemente "il Gigante". E anche negli altri racconti (quelli di Ramòn Dìaz Eterovic, Rosa Montero, Antonio Sarabia) vuoi direttamente vuoi indirettamente la grande distesa di acqua salata compare e si relaziona con i protagonisti. Siccome immagino che anche molti dei lettori dell'Arengario – durante l'estate – si relazioneranno col mare (nei modi più o meno avventurosi cari alle "italiche" vacanze : da Rimini all'isola deserta…), consiglio davvero di mettere questo volume nella valigia (o nello zaino), perché interessante, ben scritto, e piuttosto lontano dai tradizionali canoni "eroici" della letteratura marinara. Ma anche chi starà a casa, o andrà in montagna a prendere il fresco, potrà leggerlo lo stesso, raggiungendo così col pensiero paesi lontani e distese più o meno burrascose: d'altronde anche il "grande" Salgari non si era mai mosso dall'Italia, e i mari della Malesia li aveva descritti con la forza dell'immaginazione che gli derivava da altre letture!

Mauro Reali

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  23 luglio 2002