Paloma è tornata
Tori, politica, amore e amicizia nella Spagna post-franchista
di Mauro Reali
Bella lettura davvero quella del libro di Antonio Steffenoni, Paloma è tornata, Marco Tropea editore 2003 (pp. 253; prezzo: 14 euro). Nonostante la copertina (che mostra un torero) dichiari già come l'ambiente del romanzo sia quello di tori e corride, non si deve però pensare ad un'opera narrativa che ruoti unicamente intorno alle arene e ai matador. Sicuramente il protagonista è un torero, che torna alle corride dopo una lunga e forzata inattività dovuta anche all'emarginazione politica per effetto della dittatura franchista. Ma altrettanto coprotagonista è la Spagna stessa (e Barcellona in particolare) immediatamente dopo la recuperata democrazia, con i suoi entusiasmi, ma anche le sue contraddizioni; una Spagna che, prima di diventare ciò che è ora (per certi versi un modello di sviluppo per altri paesi europei) attraversò una sorta di zona grigia fatta anche di dolorose compromissioni col passato. Ma torniamo a lui, il torero: Antonio Sagarra Campos il rosso. E alla bellissima Paloma, una donna che come scoprirà il lettore intreccia il proprio destino con quello di Antonio. È dunque un romanzo di tori, di politica e anche d'amore? Sì, anche se non è una storia d'amore per così dire classica, tradizionale, perché all'epoca dell'ambientazione della vicenda la passione tra i due è già finita, anche se non del tutto spenta; ma certo la sensualità che ogni descrizione di questa donna propone evoca un passato dal quale è difficile liberarsi. E non meno importante, nella tessitura del libro, è la figura del narratore, quel Paco che oltre che essere amico di Antonio è colui che lo guida tecnicamente in questo suo ritorno nell'arena. Soprattutto nella dialettica interrelazione di queste tre figure (Antonio-Paloma-Paco) e nella loro capacità di trasferire nei pensieri e nei gesti presenti le loro comuni felici o dolorose, comunque significative esperienze passate, sta la infatti forza di questo libro. Il passato, dunque, non si supera mai? Può Antonio Sagarra Campos pensare di tornare ad essere dopo dieci anni ancora il torero che faceva sognare e trepidare tutta la Spagna? La corrida finale, infatti, è davvero il momento in cui i nodi di tutto quanto è stato finora accennato vengono al pettine. Il matador va nell'arena carico di quella passione per i tori, di quella rabbia politica, di quella delusione amorosa, di quella calorosa amicizia di cui il libro è intriso; ma la corrida è un rito, uno spettacolo, quasi un sacrificio pagano, che sfugge a qualunque tentativo di spiegazione razionale. Ed è dunque inutile che spieghi al lettore come Antonio affronti il suo ritorno nella plaza de toros di Barcellona; egli deve per forza leggerlo, gustarlo a piccoli assaggi sovente interrotti da flash-back come ce lo propone, con indubbia bravura Steffenoni; il quale, di origini spagnole, mostra con la materia taurina una consuetudine davvero notevole. E parlare di tori, oggi, non sarà troppo politically correct, ma significa tenere viva una cultura secolare della quale nel bene e nel male la Spagna è indiscussa depositaria.
Mauro Reali
1 settembre 2003