L'India in due libri: questione di odore
L'Odore dell'India di Pier Paolo Pasolini e Il grande viaggio di Giuseppe Cederna
di Mauro Reali
Intendo parlare stavolta di due ottimi libri relativi all'India: uno di essi è di recentissima edizione, mentre l'altro è la meritoria ripubblicazione di una breve opera del 1961. Ce lo ricorda anche Giuseppe Cederna (sì, l'attore di Mediterraneo di Salvatores), nel recentissimo Il grande viaggio, Feltrinelli, 2004 (pp. 264, 15 euro). In questo libro narra di un viaggio fatto nel 1999 negli Hills himalayani, per giungere alle sorgenti del fiume sacro, il Gange: un viaggio faticoso (per esperti escursionisti montani e camminatori provetti, come si può capire) ma anche carico di spiritualità, di ricordi letterari (Kim, di Kipling: un libro fantastico!) e autobiografici (la figura del padre Antonio, l'infanzia in Valtellina). Devo dire, però che la parte migliore del libro è la prima, ambientata a Dehli, nella quale con piglio davvero pasoliniano l'autore mette in luce le irrisolte contraddizioni e i pesantissimi contrasti sociali dell'India. Particolarmente riuscite a mio avviso sono due descrizioni della capitale. La prima è quella del celeberrimo e lussuosissimo hotel Imperial, dal fascino coloniale pressoché intatto, dove «anche l'aria è più lucida» (efficace sinestesia ); la seconda è quella di un campo sterminato dove i senzatetto da anni vanno a fare i loro bisogni corporali. Ancora una volta, dunque, è questione di odore: incredibilmente nessun odore all'Imperial (chi scrive ve lo può garantire, perché c'è stato), mentre miasmi d'ogni tipo ti assalgono appena fuori; e forse in qualche misura vi contribuisce anche il predetto campo trasformato in una sorte di toilette collettiva. Io non posso giurarvi di avere visto proprio quello descritto da Cederna, ma credo che quello o un altro cambi poco: di campi così Dehli (e tutta l'India ) è piena. Così come è piena di gente straordinaria e dignitosa, la cui sopravvivenza è un vero miracolo. È a questa gente oltre che agli affezionati lettori dell'Arengario che vanno (per quel che valgono) i miei auguri per le prossime festività; temo però che contrariamente al parere del venditore di almanacchi della famosa Operetta morale di Leopardi l'anno nuovo non sarà migliore del vecchio Mauro Reali le immagini sono tratte dal sito www22.ocn.ne.jp/~hirasawa/ 2001.01/2001.01.htm 22 dicembre 2004 |