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Il Tour de France tra ciclismo, delitti, gastronomia
Giallo su giallo è il primo romanzo di Gianni Mura
di Mauro Reali


La copertina


Forse il ciclismo in questi ultimi anni – a causa della spaventosa continuità degli scandali da doping – ha perso in Italia un po' del suo fascino. Chi scrive, però, ricorda ancora i pomeriggi di vacanza, a luglio (sono passati più di trent'anni…), incollato alla TV a vedere i “tapponi” del Tour de France (imperdibile quello pirenaico del Tourmalet), quando si fronteggiavano Merckx e Gimondi; e ripensa spesso a con quanto entusiasmo la generazione dei nostri genitori ci raccontava le imprese transalpine di Coppi e Bartali (“e i francesi che si incazzano…”, diceva Paolo Conte), note a noi “maturi quarantenni” solo da filmati o foto d'epoca. Anche oggi, però, il Tour riveste un fascino particolare, non foss'altro per l'arrivo a Parigi ai superbi Champs-Elysées, che rivela tutta la differenza con “nostrano” Giro d'Italia, il quale si conclude a Milano in Corso Sempione… “Noblesse oblige, “chapeau”etc…: stavolta, pensando alla bellezza di Parigi (cito ancora Paolo Conte..), quelli che si “incazzano” (per invidia) siamo noi milanesi! Comunque sia anche quest'anno il Tour sta per iniziare ed io lo seguirò per lo più dalle cronache di Repubblica di Gianni Mura, che – a mio avviso – è il miglior giornalista sportivo italiano di questi anni.

Coppi e Bartali
Coppi e Bartali al Tour 1952, vinto da Coppi, in una famosa fotografia
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E proprio Mura ha appena pubblicato, per l'editore Feltrinelli, un singolare romanzo dal titolo Giallo su giallo (pp. 227; prezzo: 14 euro) , che è da un lato un vero e proprio “giallo”, dall'altro una sorta di compendio di una vita di inviato al Tour, la corsa della “maglia gialla”. Il protagonista, alter-ego di Mura, è un giornalista al seguito della gara, diviso tra passione sportiva e amore per la buona tavola, coinvolto in una serie di misteriosi delitti che investono la “carovana” del Tour. Accanto a lui, ciclisti, tecnici, giornalisti a metà tra realtà e finzione (ad esempio. c'è Lance Armstrong ma è chiamato Sheldon, Jan Ullrich è invece un tal Keller, etc…) e soprattutto un commissario, Magrite, che nel nome ricorda sia il commissario Maigret che il pittore surrealista Magritte. È un libro, quello di Gianni Mura, per tutti, anche se gli amanti del ciclismo e della Francia (cucina inclusa) vi coglieranno sfumature ignote ai profani; chi infatti non ha mai mangiato il cassoulet (una sorta di stufato di fagioli, con salsicce, carne ed altri possibili e variabili ingredienti) faticherà a capire il perché della “sacralità” di una cena con questo piatto. Insomma, non è un giallo di quelli dai quali è difficile staccarsi, ma – a mio avviso – è un libro da leggere con calma, da gustare come un bicchiere di pastis seduti al tavolo di un caffè provenzale… Un po' di sport, un po' di gastronomia, un po' di spirito noir, un po' dell'ironia e della brillantezza di Mura fanno così di questo romanzo – il primo del giornalista milanese – un'opera composita, dove toni e temi diversi convivono bene: proprio come nel cassoulet (il vostro recensore ne è ghiotto) convivono bene fagioli, cotenne, salsicce, carne d'oca…, che si affiancano armoniosamente pur senza mescolarsi!

Mauro Reali


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  7 luglio 2007