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I bambini e l'11 settembre
Un libro di Giovanna Pajetta
Maurilio Riva


11 settembre
 
Ho letto il libro di Giovanna Pajetta, Nati l'11 settembre fino alle ultime righe della Cronologia e mi sono trovato a sottolineare di continuo i passaggi principali. Devo confessare che per un iniziale e limitato numero di pagine, mi chiedevo dove l'autrice, storica giornalista de il manifesto e compagna di un tratto di vita in Avanguardia Operaia, volesse arrivare - come Totò nella scenetta del tizio che gli molla schiaffoni a ripetizioni chiamandolo Pasquale e lui li incassa e non curandosene se la ride fra sé e sé, convinto com'é di non chiamarsi lui Pasquale. Superate le perplessità iniziali ho cominciato a comprendere molte cose: innanzi tutto, che avrei dovuto ringraziare Giovanna per aver scritto questo insolito, sensibile e scarno (139 pagine) libro che mi ha svelato di colpo la mia stessa disattenzione quotidiana, simile in questo alla quasi totalità dei miei consimili, che consisteva nel non curarmi minimamente della presenza del mio giovane nipote mentre tenevo la televisione accesa all'ora dei telegiornali a dispetto dei suoi giovani anni, del non preoccuparmi di quale messaggio arrivasse a lui solo per seguire io gli eventi politici come uno spettacolo in cui le mie emozioni e reazioni sono in libera uscita e le sue del tutto ignorate.

«Eduardo è un bambino precoce e quando qualcosa non gli è chiaro me lo chiede e io gli rispondo come posso. Aggiungo pure che io di solito spiego se mi si chiede. Adesso però qualcosa mi dice che non é sufficiente rispondere a eventuali sue domande ma che debbo prevenirle in vario modo. Illuminante al riguardo è proprio il cenno di Giovanna Pajetta al caos del mondo mentale, quel caos che “è sempre il massimo del pericolo del bambino, […] il non aver più un ordine che governa la realtà […] che é quello che spaventa tutti, anche noi adulti“.
La sua inchiesta, supportata da un'idea importante e originalissima, ci introduce al mondo infantile e fanciullesco, consideratissimo dal mercato, pressoché ignorato e sottovalutato da quasi tutti meno gli “addetti ai lavori” (educatori e psicoterapeuti) a cui si accompagna lo spaccato di un'Italia che sembrerebbe sempre reagire allo stesso modo davanti a fenomeni come l'immigrazione, l'islam, il terrorismo confusi tutti in un immangiabile minestrone, un'Italia in cui l'incattivimento sociale ne ha messa di strada alle sue spalle, penetrando di molto nella terra di nessuno fin quasi al fatidico non ritorno.
Giustamente, Furio Colombo scrive: “Giovanna Pajetta […] ha un solo fine, lo dichiara fin dal titolo e lo segue. Come i bambini di cui parla, l'autrice è di fronte a ciò che ha visto senza altra spiegazione che la paura, la sorpresa, l'orrore. E le interessano non i misteriosi mandanti ma le vittime, non il disvelarsi possibile di altri scenari ma quello scenario, che è lo schermo di milioni di televisioni che ripetono la stessa scena milioni di volte, per un tempo che continua a non finire mai. In questo senso il lavoro di Giovanna Pajetta è un appassionato e appassionante lavoro che ha prima di tutto questo grande pregio: tenta di interrompere l'ipnosi, forza la serratura di un incubo che tiene bloccati i bambini, li segna mentre crescono senza poter dimenticare, rende gli adulti un po' meno incapaci di fare da guida nel nuovo mondo del terrore“.
Questa linea di ricerca sull'ipnosi quotidiana che scava dentro la notizie con le immagini ignorando il formarsi di ansie, paure, emozioni nella mente del ragazzo, con i suoi “ fantasmi”. Cosa succede nel mescolarsi di luoghi reali del tutto simili a quelli della vita quotidiana del ragazzo e di episodi cruenti e minacciosi che vi irrompono? Nelle loro paure profonde, le Torri Gemelle si accompagnano ad altri episodi di terrorismo meno investigati come la scuola di Beslan tenuta sotto sequestro con le bombe a grappolo appese al soffitto. I ragazzi che a un tratto si rendono conto, nel momento stesso in cui entrano a scuola, che è proprio il loro mondo a essere attaccato. Hanno capito che non si parla più di guerre tradizionali, non ci sono gli eserciti e i salvatori stessi, quando compaiono, sono tali quasi per caso. Quello che la Pajetta documenta e rivela è proprio l'esplodere del caos delle paure, cui i genitori sembrano non essere in grado di opporre difesa alcuna se non la geniale soluzione, per preservare i propri figli dalle brutture del mondo, di creare un cordone sanitario: televisione spenta, non si parla di certe cose. Non rendendosi minimamente conto che ciò che non entra dalla porta può benissimo irrompere dalla finestra e infatti i bambini così “preservati” vanno a scuola dove incontrano altri bambini che invece sanno, hanno visto e raccontano.
L'ho definito un libro “solitario,” nel senso che consideravo Giovanna essere “sola” nel panorama letterario italiano a trattare un simile tema, un buon modo di occuparsi degli … ultimi. In fondo, i bambini che sembrano avere tutto, potremmo per molti versi considerarli così. “Sola” ad avvertirci del malessere profondo che si è instaurato nei bambini che hanno assistito all'attacco aereo, reiteratissimo in tv, alle Torri di New York. Quando ne ho parlato con l'autrice lei ha voluto capire meglio il perché di questa definizione di scrittrice solitaria e non ha replicato al mio discorso ma adesso mi sono persuaso che probabilmente ai suoi occhi, semmai, si trattava del contrario: non lei era in solitudine, bensì la politica che sembra non accorgersi più di niente. Una politica strutturata e canalizzata verso un percorso univoco di comunicazione che ignora gli scarti, le controreazioni, la costruzione di immagini che significano qualcosa di non previsto. Il commento di Furio Colombo infatti conferma e riempie di senso fino a togliere ogni dubbio su chi sia davvero “solitario”: “Sto parlando della solitudine, del silenzio oppure dei bla-bla-bla della politica, che non riguarda nessuno e consola a malapena coloro che parlano affacciandosi al video, finestra sempre più triste. Sto parlando dei circoli chiusi, dei partiti assenti, dei leader queruli o afasici ma sempre lontani. Solitudine o paura, in un mondo presidiato solo un po' da adulti-genitori, adulti-insegnanti, qualche volta adulti che curano ma mai adulti che rappresentano un'autorità credibile, sono il vero tema di questo libro e la vera ragione per leggerlo è il ritratto molto attendibile di un Paese spaventato, parte di un mondo spaventato che è il nostro presente“.
Un libro da leggere, meditare, discutere.

Maurilio Riva

copertina
Nati l'11 settembre
PAJETTA, Giovanna
manifestolibri, 2007
139 pagine, € 8,90

A Monza al LIBRACCIO


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  25 febbraio 2008