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Il dolore perfetto
Una rivisitazione
Miranda Fumagalli


Ugo Ricciarelli
Ugo Ricciarelli
Rileggere un libro, se buono, è sempre un'opportunità, oltre che un grande diletto. Serve a coglierne, in profondità, il senso riposto, il nodo centrale che gli dà ritmo e tenuta.
Serve ad accorgersi dei dettagli, delle energie narrative, della qualità delle descrizioni.
Capita anche che detto libro diventi teatro: uno scenario di gesti e di atmosfere dove i personaggi si muovono così liberi da trasformarsi da prototipi umani in persone.
Con questo ritrovato gusto, una rivisitazione direi, ho recentemente riletto un Premio Strega di qualche anno fa, “Il Dolore Perfetto”, una storia che, senza avere il portato di un testo classico, è comunque importante, una “prova di piena e convincente maturità” sostiene un giudizio autorevole, per la documentazione storica di fondo e per i raffinati strumenti con cui lo scrittore sa combinare il fantastico dell'immaginazione – una sorta di visionarietà – ad un realismo spietato e, insieme, struggente.
Cuore dei fatti è un paese di Toscana, Il Colle, di arcaiche tradizioni e di naturale bellezza.
Nuovi tracciati di ferrovia, edificazione di case, bonifica del lago sono i primi segni del suo adeguamento al momento storico – l'unità dell'Italia – che dà avvio alla vicenda.
Al Colle giunge dal Sud (fresco di utopie e di echi risorgimentali) un giovane uomo che unisce alla passione del lavoro – è un maestro – la passione politica – è un anarchico.
Difficile trovare in letteratura un anarchico sovversivo più simpatico di lui, e anche più tormentato di lui.
Il Maestro (sempre soltanto così nominato) trova casa e famiglia sposando la “vedova Bartoli”, e davvero non poteva incontrare donna più giusta, pronta a condividere con lui amore e rischi. Arresti, carcere, esilio non impediscono ai due di mettere al mondo quattro figli, esatta proiezione dei loro ideali.
Pagano tutti con la vita l'intransigenza dei sogni, ciascuno in un personale scontro con l'intolleranza e la sopraffazione.
Dei figli del Maestro, Cafiero è la punta avanzata.
A lui lo scrittore riserba pagine di notevole resa narrativa.

E' sapiente anche la distribuzione con cui il narratore provoca l'urto delle piccole storie con la grande Storia: lo scorrere del tempo ne contempla tutte le tappe, e non c'è evento che non abbia risentimenti drammatici né situazione di risposta che non sperimenti su di sé “la ferita bruciante del dolore perfetto”.
In questo affresco di perdenti e di vincenti, a seconda di come soffia il vento, domina Annina, la figura di spicco dei Bertorelli, la seconda famiglia al centro della storia.
Lo scrittore è maestro nel dosare il grado di tensione e trattenere così l'interesse del lettore: intreccia dapprima i destini delle due famiglie, ne scatena poi il conflitto.
Mercanti, imprenditori, autorità del paese, i Bertorelli hanno della vita una visione che non tollera la diversità delle fedi e la libertà delle scelte. Gente da compromessi.
Annina sfugge a questo meccanismo. Se dal padre ha preso l'attitudine pratica al lavoro, dalla madre Rosa – enigmatico e affascinante personaggio- Annina ha ricevuto il dono della fantasia, il ricorso al sogno, la terapia del “raccontare”; ed è con questa via d'uscita che lei affronta, via via, gli assalti del “dolore perfetto”: il massacro di Cafiero, la morte dei figli, l'umiliante ritorno in famiglia.

Alle donne – come Annina ce ne sono altre dello stesso calibro – lo scrittore riserva la conclusione nobile della sua storia, quella che ne rischiare il fondo, quella che in tanto grumo e tragedia appare come una consolazione, una luce che ammansisce.
Sono fantasiose queste donne, ma concrete e fedeli a sé stesse, alle scelte, alle memorie.
E' possibile che la loro sia “una commossa accettazione della vita”.

Miranda Fumagalli

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copertina
Il dolore perfetto
Ricciarelli, Ugo
Mondadori - Scrittori italiani e stranieri, 2004, 328 pagine, € 17,60
Mondadori - Oscar bestsellers, 2005, 336 pagine, € 8,40

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  14 giugno 2008