Una donna e un'anguilla, regine del Ponente ligure
Recensione a Islabonita di Nico Orengo
Mauro Reali
Islabonita è l'ultimo affascinante libro di Nico Orengo, ambientato nella Liguria di Ponente durante gli anni Venti, al tempo dell'affermazione del Fascismo. La vicenda si svolge tra la Riviera - dove la presenza della Regina Madre (a Bordighera), del sovrano turco Maometto VI (a Sanremo) e di numerosi stranieri altolocati ci fa respirare l'aria di una Belle Époque che sta sfiorendo- e il magico entroterra, con particolare attenzione per il paesino di Isolabona. È questo infatti a dare il titolo al romanzo, storpiato alla luce di una canzone di moda a quel tempo (ma ne ricordiamo una più recente, quasi omonima, di Madonna), e che funge un po' da tormentone per tutto il racconto. La vicenda si caratterizza anzitutto per due protagoniste femminili: una misteriosa e bellissima donna dalle fattezze orientali, Fatima, veggente e pettinatrice (come si diceva una volta), e un'anguilla che vive nel fiume Nervia, proprio sotto alla finestra di Fatima. La donna sembra vivere in bilico tra un doloroso passato e l'ansia per il futuro, mentre l'anguilla mostra una curiosità conoscitiva per la realtà - e per il mondo umano in particolare - davvero sorprendente: d'altronde il grande Eugenio Montale arrivò a chiedersi confrontando gli occhi dell'anguilla con quelli femminili puoi tu non crederla sorella? Ma cosa combinano, vi chiederete, Fatima e l'anguilla? Difficile davvero raccontarlo, perché intorno a loro pullula un variegato mondo di spie travestite da amanti (o amanti travestiti da spie?), massoni, fascisti, voltagabbana e giocatori di casinò. Il mondo in cui vivono ed operano ci appare come fittizio, fasullo, ed è manovrato da camaleontici Servizi Segreti (ma di che Stato, poi?) nel contempo fascisti e antifascisti, vicini ora al re turco Maometto ora al suo rivale Atatürk; si tratta di un mondo dove nessuno è quello che veramente sembra, dove una donna misteriosa fugge come un'anguilla e dove un'anguilla pensa come una donna Insomma: qualunque parola in più del vostro recensore guasterebbe una lettura affascinante e intrigante, dove ogni tanto ci si perde. Ma si è in buona compagnia, perché questo smarrimento è proprio di molti dei personaggi del romanzo, in primis l'affascinate agente segreto Michel. Egli pensa infatti: La Tracia orientale e l'Anatolia occidentale finiscono nell'abbraccio greco, il Ponto diventa una repubblica, l'Armenia si fa indipendente, il Kurdistan diventa autonomo, in Palestina tornano gli ebrei, alla Turchia rimane l'Anatolia risparmiata dai britannici e dai francesi, vengono liberalizzati gli stretti (p. 100) e, al termine di questa e altre simili riflessioni non sa più da che parte egli si trovi a operare: e così come lui ripeto ogni tanto anche al lettore sembra di non raccapezzarsi più. Ma il naufragar m'è dolce , diceva Leopardi, un altro poeta: è il terzo menzionato in questa recensione, dopo Montale e lo stesso Orengo, romanziere, sì, ma i cui toni lirici ne fanno talora vero poeta della sua Liguria. Mauro Reali P.S. In calce alla presente recensione, mi piace trascrivere il testo de L'anguilla di Eugenio Montale (dalla raccolta La bufera ed altro). L'anguilla
Orengo, Nico Einaudi, 2009, 159 pagine, € 18,00 A Monza al LIBRACCIO on line www.libraccio.it 4 marzo 2009 |