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Aldo Tarabella: l'eroe ritrovato
L'editore Paolo Cadorin con il neofascista Guido Giraudo ce ne racconta la storia.
Franco Isman


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Davvero interessante l'ultima opera di Cadorin, interessante ed istruttiva.

Il libro prende lo spunto dall'impresa del sindaco Marco Mariani (chiamato borgomastro) e dell'allora vicesindaco Dario Allevi, vero ispiratore, che il 4 novembre 2007 in cimitero dirottarono il corteo delle celebrazioni della giornata delle Forze Armate e dell'Unità d'Italia e, senza che ciò fosse previsto dal programma concordato, si recarono a rendere omaggio al cosiddetto campo dei caduti di Salò, con fascia tricolore, gonfalone della Città, ignari ufficiali in servizio permanente effettivo e rappresentanti delle associazioni combattentistiche.

Onore al fascio !
4 novembre 2007 - Onore al fascio !

Nel libro, ad un'introduzione polemica dell'editore, fa seguito la riproduzione integrale di tutti gli interventi critici sulla stampa e sul web relativi sia a questa prima impresa del sindaco che alla indecente manifestazione fascista del 25 aprile 2008, sempre sulla tomba di Tarabella, capitanata da Guido Giraudo, autore della ricerca riportata nel libro, che, infine, al bis “concesso” dal sindaco, sempre con la fascia tricolore, il 4 novembre del 2009, anche questa volta accompagnato da Dario Allevi con la fascia azzurra di presidente della Provincia di Monza e Brianza. Una documentazione completa di ben 20 pagine di carta patinata con numerose illustrazioni in cui, fra gli altri, vengono riportati addirittura dieci articoli di Arengario sui diversi episodi. Assolutamente impossibile obiettare sulla completezza della documentazione.

La parte più interessante del libro è rappresentata dai documenti che Guido Giraudo è riuscito a reperire, che non smentiscono ma convalidano, anzi rafforzano, quanto riportato da Arengario su Aldo Tarabella, che invece lo stesso Giraudo all'inizio del suo scritto contesta. Da rilevare una piccola notazione in cui Giraudo racconta che «Un lavoro un po' più accurato (di pulizia del cosiddetto “campo dei caduti della RSI”) fu ordinato, dall'allora vicesindaco Dario Allevi, alla vigilia proprio del 4 novembre 2007 in vista della “visita” del sindaco». Visita premeditata quindi e non estemporanea su sollecitazione dei paracadutisti come si era fin qui creduto !

La figura di Aldo Tarabella, ardito della Grande Guerra, decorato con ben sei medaglie al valore, è raccontata nella ritrovata biografia scritta da Vincenzo Biloni nel 1936, sei anni dopo la sua tragica scomparsa. Una biografia agiografica e quindi non “assolutamente inconfutabile”, come scrive Giraudo, ma comunque molto significativa. Una biografia grondante mistica fascista, perfettamente in linea con quanto lo stesso Mussolini scrisse sulla Treccani (edizione 1932, ristampa 1949) alla voce fascismo:
«Anzitutto il fascismo... non crede alla possibilità né all'utilità della pace perpetua. Respinge quindi il pacifismo che nasconde una rinuncia alla lotta e una viltà - di fronte al sacrificio. Solo la guerra porta al massimo di tensione tutte le energie umane e imprime un sigillo di nobiltà ai popoli che hanno la virtù di affrontarla.»

La biografia narra le imprese belliche di Tarabella, che gli erano valse le sei medaglie, trascrivendo, è scritto, il suo diario di guerra, ma non possiamo sapere quanto questa trascrizione sia fedele o romanzata, chissà che i nipoti non riescano ancora a ritrovare l'originale.
L'ultima parte parla del periodo seguente la fine della guerra, con la vittoria elettorale dei socialisti, la sconfitta del fascismo e le violenze reciproche, viste, ovviamente, dalla parte dei fascisti.

«Mussolini chiamava a raccolta i buoni italiani per far cessare con la violenza (!) tale stato miserando. Tarabella fu con Mussolini subito. Prima ancora di essere congedato era iscritto al Fascio di Combattimento di Milano, quello fondato e diretto personalmente dal Capo. La sua data di iscrizione è: 24 aprile 1919. I Fasci erano stati fondati il 23 del mese prima.»

«La lotta epica di quel periodo straziava gli animi dei combattenti, i quali vedevano di fronte non più un nemico esterno, ma i propri compagni stessi, alle volte, con cui avevano combattuto e vinto. Verso i fratelli degenerati i migliori tra gli squadristi, come Tarabella, provavano una virile pietà che se permetteva loro di castigarli con manganello e l'olio di ricino (!), impediva di colpirli in modo più rude, nemmeno per rispondere alle loro violenze.» (I punti esclamativi sono nostri).

«Il 28 ottobre 1928, il Duce, che sa sempre premiare i migliori, lo richiamò in servizio attivo nella Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale col grado di Console nominandolo nel contempo Segretario federale di Alessandria ed il 1º settembre 1929 lo promosse Console Generale…». Nella biografia si ignora l'episodio di dura contestazione al Duce che portò alla sua destituzione di cui invece ampiamente tratta Enzo Galbiati nella sua autobiografia, di cui diremo più avanti.

«Il mattino del 2 aprile 1930, si recava al campo di aviazione di Ghedi… partì poi per un secondo giro, su un apparecchio da caccia pilotato dal sergente Eros Rossi… Improvvisamente l'apparecchio precipitò a picco. Ancora se ne ignora la causa.»
Ma di questo tragico incidente torneremo a parlare.

Ancora più interessante della biografia di Tarabella è l'autobiografia di Enzo Galbiati, capo dello squadrismo monzese, console comandante la 125.ma Legione “Ferrea” della Milizia, pubblicata nel 1950 e ritrovata da Giraudo negli archivi della Biblioteca delle Civiche raccolte storiche di Milano. In questa la figura di Tarabella, anch'egli console della Milizia, è raccontata con tutto il rilievo che ebbe nella contestazione a Mussolini dopo il delitto Matteotti quando, il 31 dicembre 1924, un numeroso gruppo di consoli si recò da Mussolini a Palazzo Venezia contestando il suo atteggiamento prudente e attendista.

«Finalmente Mussolini stesso riprese il tema del cadavere che gli avevano posto tra i piedi (Matteotti n.d.r.). A questo punto interloquì ancora Tarabella: - Ma vi pare troppo un cadavere per una rivoluzione? – Ne seguì uno di quei gravi attimi in cui il silenzio è voce di decisioni irrevocabili. L'atmosfera impalpabile ed elettrizzata pareva riempire la sala di una parola: pronunciamento!»

«Qui Mussolini ci congedò bruscamente, il che diede motivo a Tarabella di parafrasare una sua recente e a noi ostica sua dichiarazione… - Ci mettiamo sull'attenti, Duce – postillò Tarabella – ma ce ne andiamo sbattendo le porte.” … “Tarabella non disarmò né di fronte alle obiezioni né dinanzi alle promesse e lasciò Mussolini tutt'altro che tranquillo sugli sviluppi possibili della nostra condotta.»

Scrive Giraudo:
«L'incontro con i consoli della Milizia e, forse, anche le dure precisazioni di Tarabella ebbero l'effetto di rafforzare in Mussolini la volontà di uscire dall'impasse politico in cui era impantanato da mesi. Così, appena 72 ore dopo, il 3 gennaio 1925, pronunciò alla Camera dei Deputati il celebre, durissimo discorso con il quale assumeva su di sé ogni responsabilità politica e avviava una nuova fase storica, quella che avrebbe portato alla dittatura.»

Questa durissima contestazione dei consoli a Mussolini, in particolare di Tarabella, portò prima alla sua destituzione ma successivamente, nel 1928, alla sua reintegrazione e quasi subito, nel 1929, alla promozione a console generale. L'anno successivo l'incidente aviatorio in cui Tarabella perse la vita per cause mai accertate e ci furono sospetti che l'incidente fosse stato provocato per togliere di mezzo un pericoloso contestatore.

Tarabella eroe della Grande Guerra: certamente, ed è giusto ricordarlo.
Tarabella gerarca fascista, console generale delle Camice Nere, fra i fascisti fanatici ed estremisti che hanno portato alla dittatura: non vi è dubbio, e questo dovrebbe vietare a un sindaco democratico di rendergli omaggio in nome della città, tanto più quando viene posto a simbolo della Repubblica di Salò con la quale in realtà nulla ha avuto a che fare essendo morto 13 anni prima.

Franco Isman

copertina
Aldo Tarabella:
l'eroe ritrovato

Cadorin, Paolo e Giraudo, Guido
Cadorin, Vedano al Lambro, 2010, 61 pagine, formato A4, € 15

A Monza al LIBRACCIO
on line  www.libraccio.it


omaggio al fascio
25 aprile 2008 - Festa della Liberazione e dell'orgoglio fascista - in centro Guido Giraudo - foto Franco Isman

Dal discorso di Mussolini alla Camera del 3 gennaio 1923

«Dichiaro qui, al cospetto di questa Assemblea e al cospetto di tutto il popolo italiano, che io assumo, io solo, la responsabilità politica, morale, storica di tutto quanto è avvenuto. Se le frasi più o meno storpiate bastano per impiccare un uomo, fuori il palo e fuori la corda! Se il fascismo non è stato che olio di ricino e manganello, e non invece una passione superba della migliore gioventù italiana, a me la colpa! Se il fascismo è stato un'associazione a delinquere, io sono il capo di questa associazione a delinquere! Se tutte le violenze sono state il risultato di un determinato clima storico, politico e morale, ebbene a me la responsabilità di questo, perché questo clima storico, politico e morale io l'ho creato con una propaganda che va dall'intervento ad oggi.»

«L'Italia, o signori, vuole la pace, vuole la tranquillità, vuole la calma laboriosa. Noi, questa tranquillità, questa calma laboriosa gliela daremo con l'amore, se è possibile, e con la forza, se sarà necessario. Voi state certi che nelle quarantott'ore successive a questo mio discorso, la situazione sarà chiarita su tutta l'area. Tutti sappiamo che ciò che ho in animo non è capriccio di persona, non è libidine di governo, non è passione ignobile, ma è soltanto amore sconfinato e possente per la Patria».


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  24 marzo 2010