Certamente il miglior bitter Campari di Monza. Da 17 anni in piazza Anita Garibaldi, di fianco al Tribunale, e da 17 anni chi scrive lo frequentava. Prima, da altri 10 anni, era in piazza Garibaldi, più o meno dove ai tempi c'erano Mauro e La Bolognese, ma non ricordo di esserci mai andato. Diciassette anni sono tanti. E le persone cambiano, ricordo il vecchio professore, il signore con i più bei baffi di Monza, la ragazza con gli occhioni scuri, l'imbianchino di una vita precedente che vuole a tutti i costi offrire lui l'aperitivo e, più di recente, la non giovane signora con il treccione ormai brizzolato e con il cagnetto isterico. Oggi, anzi l'altro ieri, il prezzo del Campari era 5 euro, fermo da alcuni anni ma pur sempre doppio rispetto al suo prezzo anti euro. E la mia pensione ? Non mi lamento certamente, ma credo sia ferma o quasi da quei tempi ed il mio hobby, rapportato al mese, era arrivato ad un'incidenza non trascurabile per cui avevo smesso di andarci tutti i giorni Tre soci: il leggendario Viki, Giordano e Lello. Ai tempi d'oro nel bar erano arrivati ad essere in sei, fra cui non si può non citare la Rosi. Viki, cordialone e simpatico ma che non si poteva definire un Adone, aveva per morosa un tocco di sudamericana di quelle che da giovani sono uno schianto, poi la seguì a Santo Domingo e misero su famiglia, Giordano ad un certo punto cambiò orizzonti e rimase soltanto Lello. Il bar Sport non riuscì ad attirare clienti giovani, che frequentavano in massa la vicina vineria, che per dependance aveva il ponte, e continuò a declinare. La proprietà, che voleva vuotare la casa e già aveva fatto andar via il glorioso Circolo Garibaldi, non era certo disponibile a delle facilitazioni e alla fine del mese Lello si trovava a non avere in cassa quattrini sufficienti a pagare l'affitto. I sei baristi si erano ridotti a due: il Lello e la Rosi con orari massacranti per il gestore e problemi di salute certamente derivanti da questa situazione. Fino alla resa. Sabato 29 aprile, tornando con la mia gloriosa compagna dal Museo etnologico, sono andato a prendere l'aperitivo al nostro amato bar Sport e, anziché la solita musica delicata d'antan, c'era una musica ritmata a volume decisamente elevato. Lello interpellato ci disse che quella era l'ultima sera e che aveva voglia di fare quello che gli piaceva. Avevo da tempo capito che le cose non andavano bene ma questa non me l'aspettavo. Una prece. Franco Isman Condividi su Facebook Segnala su Twitter EVENTUALI COMMENTI lettere@arengario.net Commenti anonimi non saranno pubblicati 1 maggio 2017 |