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Riders: quando pedalare diventa un lavoro
Marta Isman



Diventare rider e guadagnare pedalando per le grandi città per consegnare cibo a domicilio sembra essere diventato facilissimo e alla portata di chiunque. Bastano tre semplici requisiti: avere una bicicletta, un motorino o una macchina, essere proprietari di uno smartphone ed essere un cittadino italiano o straniero con regolare permesso di soggiorno. Chi risponde a queste tre condizioni può scaricare un'applicazione sul telefonino e in pochi minuti ottiene un lavoro. Lavoro che, come si legge sui siti internet di queste società, permette di scegliere quando e quanto lavorare, di avere una grande flessibilità di orari, di stare all'aria aperta e di fare attività fisica. È così che la pillola viene addolcita, con slogan come “Glovo ti offre il modo più divertente di lavorare e condividere il tuo tempo con gli altri. Potrai far parte di un team giovane con grandi idee di sviluppo e innovazione e gestire i tuoi orari di lavoro con la massima flessibilità” o con testimonianze che dicono “Fare il rider mi permette di stare all'aria aperta. Quando pedalo i problemi della vita spariscono”. In questo modo sempre più persone vengono convinte a diventare riders, ovvero a prendere la bicicletta o un altro mezzo e a girare per ore tra un ristorante e un altro per ritirare cibi da consegnare a casa dei clienti.

La realtà è ben diversa, l'aria aperta è in realtà l'aria inquinata e malsana delle grandi città e l'attività motoria è una corsa in bicicletta per strade trafficate spesso con condizioni metereologiche avverse.

Esistono diverse società che offrono questo servizio, le più grandi in Italia sono Deliveroo, Glovo (che ha da poco inglobato Foodora), Uber eats e Just eat e ognuna di queste ha la sua corrispettiva e omonima applicazione. I riders sono migliaia, soprattutto giovani studenti o lavoratori che arrotondano lavorando poche ore al giorno, ma anche meno giovani che lo fanno a “tempo pieno”, uomini ma anche qualche donna (10%), italiani ma tantissimi stranieri, che nelle ore di punta prendono le loro biciclette e affollano i treni in direzione delle grandi città dove la richiesta è maggiore.

Ma come funziona effettivamente questo sistema e quali sono le condizioni di lavoro?

Tutto avviene tramite un'app sul telefonino, nessun colloquio o contatto diretto con i gestori delle piattaforme online. Dopo essersi registrati si entra a far parte della community di riders di una di queste aziende. Un giorno alla settimana ogni rider deve comunicare in quali fasce orarie e in quali giorni vuole lavorare durante la settimana in questione, il servizio è attivo 24 ore su 24, 7 giorni su 7, ma chiaramente inserendo le fasce di punta, come il venerdì o il sabato sera, si ha maggiore possibilità di guadagnare. Il rider può scegliere anche un'area entro la quale vuole stare, per evitare di dover fare consegne troppo distanti l'una dall'altra. Allo scoccare del turno si iniziano a ricevere degli ordini, si va nei ristoranti, si attende (spesso svariate decine di minuti e quasi sempre all'aperto), si ritira l'ordine e lo si consegna, il più in fretta possibile per evitare le recensioni negative. Dopo di che si sta in giro aspettando un nuovo ordine e così via per varie ore.
Tutto questo per una paga abbastanza misera, solitamente si viene pagati circa 5 euro lordi a consegna, più le mance. Alcune società, come Deliveroo, aggiungono un fisso all'ora di 7 euro lordi, più qualche euro a consegna. La media di consegne è di circa 3 all'ora. I contratti sono contratti di collaborazione occasionale o con partita IVA con pochissime garanzie, se lavori poco e non nelle ore di punta verrai chiamato sempre meno, se ti infortuni, cosa molto frequente per le strade trafficate delle grandi città, sei coperto dall'assicurazione solo dopo tre giorni di ricovero in ospedale, e ovviamente non sono previste ferie retribuite. La precarietà regna sovrana eppure i riders sono sempre di più, anche durante le feste.

Michele, studente lavoratore di 39 anni, ha lavorato per un anno per Glovo e poi è passato a Deliveroo. Fa il rider a tempo pieno e racconta di percorrere di media 60 chilometri al giorno in giro per Milano e di guadagnare circa 1200 euro al mese.

Marta Isman


NOTA REDAZIONALE
Questo fino ad oggi, in futuro qualcosa dovrebbe cambiare perché il 5 settembre 2019 è entrata in vigore la cosiddetta “legge salva imprese” (DL 3 settembre 2019, n. 101 convertito con modificazioni dalla legge n. 128 del 4 novembre 2019 ) che contiene anche norme specifiche per questo tipo di lavoro
Le disposizioni relative ai riders entreranno in vigore il 2 novembre 2020.
E' prevista una paga minima oraria collegata al CCNL, l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e la retribuzione fissa deve essere prevalente rispetto a quella rapportata alle consegne effettuate; per i lavoratori impiegati in maniera continuativa sono previste le tutele del lavoro subordinato.


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  7 gennaio 2020