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Voci a sostegno della pace e dei diritti umani
Tania Marinoni



Sabato pomeriggio alla Camera del Lavoro di Monza si è parlato di Medio Oriente e delle condizioni socio-politiche testimoniate dagli operatori di pace impegnati da anni in questi teatri di guerra. Il primo incontro organizzato dalla rete Brianza accogliente e solidale ha dato spazio a tre associazioni note per il loro contributo in ambito umanitario e a due medici provenienti dalla Striscia di Gaza.

L'iniziativa si è aperta con l'intervento di Alfio Nicotra, giornalista professionista e co-presidente nazionale di Un Ponte per, l'associazione nata nel 1991 al termine dei bombardamenti sull'Iraq con il nome Un Ponte per Baghdad. L'organizzazione non governativa è presente anche in Libano, Giordania e Siria: da ventotto anni promuove la solidarietà tra i popoli, intervenendo a sostegno della pace e dei diritti umani.

Chiara Bardelli ha illustrato l'attività di Emergency in Iraq, dove l'organizzazione fondata da Gino Strada offre assistenza sanitaria attraverso la chirurgia di guerra. Un altro “asset mandatario” dell'Associazione è la diffusione di una cultura di pace: per questo i volontari svolgono un'importante campagna di sensibilizzazione sul tema, grazie alle numerose testimonianze che si tengono costantemente nelle scuole. Nel Kurdistan iracheno sono attive due importanti strutture ospedaliere: il centro di Erbil e quello di Sulaimaniya. Il primo, costruito nel 1998 per curare le vittime delle mine antiuomo, venne consegnato nel 2005 alle autorità locali. A gennaio 2017, su richiesta delle autorità curde, lo staff di Emergency tornò nuovamente ad operare al suo interno, prestando assistenza ai feriti in fuga da Mosul. A Sulaimaniya, sempre nel 1998, venne aperto per i mutilati un centro di riabilitazione specializzato nella produzione di protesi, nella fisioterapia e nella formazione professionale dei disabili che necessitano di essere reintegrati nella società. Alla fine degli anni Novanta il territorio del Kurdistan iracheno era infatti contaminato da oltre 10 milioni di mine, in gran parte di fabbricazione italiana. Gli amputati che avevano perso un arto, in seguito allo scoppio di residuati bellici, o negli interventi chirurgici ai quali erano stati sottoposti, una volta dimessi dall'ospedale, si trovavano ad affrontare la disabilità in un paese colpito dalla povertà o ancora in guerra. Per questo Emergency ha offerto loro un valido sostegno sociale, attraverso corsi di formazione per la lavorazione del ferro, del legno e del cuoio, per la produzione di calzature e per l'attività di sartoria.

Anas Ismail e Mohammed Shatat sono due medici palestinesi impegnati in un tirocinio di due mesi al San Gerardo di Monza. All'incontro organizzato alla Camera del Lavoro, con un fluido inglese tradotto da Fabio Minazzi, hanno portato la loro importante testimonianza sulle condizioni di vita del popolo palestinese e su quelle lavorative in ambito sanitario. La popolazione che abita la Striscia di Gaza è prevalentemente giovane: il 50% non ha ancora compiuto diciotto anni ed il 99% dei bambini viene vaccinato. L'indice di alfabetizzazione, con il 97% della popolazione in grado di leggere, è piuttosto elevato. Inoltre, il 45% consegue il diploma di scuola superiore. Ciò nonostante le strutture scolastiche siano in numero piuttosto esiguo e, nelle operazioni militari scatenate da Israele, siano state considerate obiettivi militari. Per l'alimentazione Gaza non è assolutamente autosufficiente e sopravvive con i sussidi dell'ONU: la coltivazione in alcune zone è vietata da Israele, in altre è ritenuta molto pericolosa, la pesca è regolamentata da Israele che non sempre la consente. La corrente elettrica viene erogata nelle abitazioni, così come in altre strutture, in maniera non continuativa. Dal 2006 la disponibilità di energia elettrica viene garantita per circa nove ore al giorno, con conseguenti disagi soprattutto per chi lavora in ambito ospedaliero. Talvolta i chirurghi si sono trovati a dover operare alla luce della torcia dei cellulari. La mancanza di elettricità determina anche l'impossibilità di depurare l'acqua, che per il 97% non è infatti utilizzabile. Nella Striscia di Gaza sono aperti diciotto ospedali, in parte pubblici, in parte privati o facenti capo ad organizzazioni non governative. Cinquantatré centri di cura primaria sono distribuiti sul territorio. Il numero di operatori non è sufficiente in relazione alle necessità e lo stesso medico pratica operazioni chirurgiche contemporaneamente su più pazienti. Per sottoporsi a radiografie o ad altri esami specifici occorre recarsi in Israele, ma ciò è possibile solo dopo aver ricevuto l'approvazione del Ministero della Salute e degli Interni: un iter molto lungo che richiede al paziente un'attesa di circa tre mesi. A Gaza non si trovano centri specializzati per il trattamento di disturbi mentali e, come hanno sottolineato i medici Ismail e Shatat, non esiste nemmeno il concetto di “post trauma”.

Al termine dell'incontro, l'intervento di Mauro Monaco, responsabile del gruppo Amnesty Monza-Brianza, ha ricordato l'importante campagna di sensibilizzazione aperta dall'Associazione a favore della liberazione del ricercatore e attivista egiziano per i diritti umani, Patrick Zaky. Chiunque può contribuire firmando l'appello lanciato da Amnesty International, disponibile anche su Facebook. A Monza si potrà inoltre partecipare al presidio organizzato dal movimento Sardine Monza Brianza “Illuminiamo la notte per Patrick Zaky”, in programma per martedì 25 febbraio alle 20:30, in piazza Roma.

Tania Marinoni


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  7 gennaio 2020